Rassegna stampa

Al Cebit la Cina “batte” gli Usa

DAL NOSTRO INVIATO

HANNOVER *c Un gioco a due, con l’Europa che resta a guardare. Nella partita che si svolge nel cuore della Germania a colpi di stand, la Cina batte gli Stati Uniti. Per la prima volta in 19 anni, al Cebit, la più grande fiera del mondo delle tecnologie che apre oggi i battenti ad Hannover, i produttori cinesi superano quelli americani. Non solo: gli stand asiatici occupano circa 39mila metri quadrati, quanto un quartiere di una metropoli. Se guardiamo la classifica degli espositori, dopo la Germania, la padrona di casa, e Taiwan, la Cina è planata nella città tedesca con 310 produttori, contro i 209 degli Stati Uniti e i 202 della Corea del Sud. La pattuglia di 87 aziende italiane è in gran parte attiva nelle telecomunicazione.
Di fronte a questo scenario, non è un caso che tra gli stand del Cebit la parola più ricorrente è “competitività”. O meglio, la domanda più rivolta ai produttori europei di software e hardware è: come riuscite a resistere agli alti livelli di produttività delle aziende americane e ai bassi costi del lavoro di quelle asiatiche? Bernand Bischoff, presidente e amministratore delegato di Fujitsu-Siemens, fa spallucce. “Noi produciamo pc e server in Germania – dice -. Per reggere il confronto con gli asiatici sul fronte dei costi, siamo costretti a continuare a innovare. Rispetto ai cinesi, dobbiamo rispettare le stringenti norme europee sull’ambiente. Abbiamo appena presentato una scheda madre per pc “verde”, con meno di un grammo di piombo. Iniziative, queste, che non rappresentano una priorità per gli asiatici”.
Dave Poticny, presidente Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) dell’americana Lucent, non vede grosse differenze tra attori dell’Ict americani ed europei: “Entrambi spendiamo molto in ricerca – dice -; siamo condannati a innovare perché è il solo modo per mantenere un divario tecnologico con i Paesi emergenti”. Lo slogan “investire di più” vale anche per Sap, l’ultima grande società software europea. Ieri, il numero uno Henning Kagermann ha richiamato con forza la centralità dell’innovazione in un momento in cui, a causa dell’euro forte, i produttori europei sono in una posizione di svantaggio nell’export.
Intanto, le aziende asiatiche sventolano con orgoglio i rapporti degli analisti. Secondo Gfk, il mercato della telefonia mobile mondiale nel 2004 è cresciuto in volumi del 19%, con la Cina nel ruolo di locomotiva grazie a un tasso del 24 per cento. Numeri che preannunciano, a breve, un assalto al Vecchio continente. Come quello attuato da Huawei Technologies, il maggior fornitore cinese di sistemi di tlc, sbarcato in Italia qualche settimana fa.

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