Rassegna stampa

Ad Aosta ritorna la fiera millenaria

AOSTA – Oltre mille espositori (più di 900 del settore tradizionale), oltre mille anni di storia, una media di oltre centomila visitatori, una data immutabile e un santo protettore veneratissimo.

Sono questi gli ingredienti della fiera di Sant’Orso, vera kermesse dell’artigianato tipico valdostano che anche quest’anno, il 30 e il 31 gennaio, ritornerà protagonista per le vie del capoluogo regionale con produzioni ormai artistiche e che un tempo caratterizzavano la vita contadina: dagli utensili in legno alle sculture in pietra ollare, passando per i tessuti come il pizzo di Cogne o il drap di Valgrisanche o ancora la canapa di Champorcher. Scultori (266) e intagliatori (192) le categorie maggiormente rappresentate in questa edizione numero mille e sei, che proprio questa mattina verrà presentata alla stampa dall’assessore regionale alle Attività produttive Piero Ferraris, da sempre molto attento al mondo dell’artigianato che, dal 2003, può contare su una legge di tutela e valorizzazione (Lr 2/2003). E molto presto l’artigianato di tradizione avrà anche una sua casa stabile. L’assessorato ha infatti annunciato nei giorni scorsi che prima della fine del 2006 aprirà i battenti a Fénis, comune dove sorge uno dei più famosi manieri valdostani, il Museo dell’artigianato di tradizione.

Cuore antico ma polmone economico moderno, la Foire (secondo la dicitura francese tipica di questa Valle bilingue), con un giro di affari imprecisato (non ci sono ovviamente registri di cassa nelle varie bancarelle), ma che con facilità (ipotizzando una spesa media di 10 euro a visitatore in quanto) si può immaginare come milionari.

Anche quest’anno, dunque, gli appassionati dell’artigianato di tradizione, a partire dalle 10 di sabato 28 fino all 18 di martedì 31 gennaio, potranno visitare l’"Atelier des métiers", nella centralissima piazza Chanoux, giunto alla sua settima edizione invernale. La piccola mostra-mercato all’interno della Foire, riservata agli artigiani professionisti, nata con l’obiettivo di valorizzare e promuovere l’artigianato di qualità, ha visto crescere il suo successo così tanto che dal 2000 ad oggi gli espositori sono quasi raddoppiati, passando da 46 a 83.

Ma la fiera dà anche spazio al sentimento religioso con la tradizionale "messa degli artigiani", nella Chiesa di Sant’Orso ad Aosta, celebrata dal vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, il 30 gennaio alle 18.

Sulle origini della Fiera poco si sa, come del resto ben poco si sa su Sant’Orso. Due redazioni della "Vita" del Santo, che si dice di origine irlandese, sono state composte tra il IX e il X secolo e dopo il secolo XI. Le due versioni hanno molte similitudini, si basano su fonti orali e contengono però parecchie inesattezze che finiscono per conferire, con il loro mistero, ulteriore fascino a questo Santo taumaturgo. Tra le notizie certe, si sa che Sant’Orso sarebbe stato attivo tra il VII e VIII secolo come presbitero ad Aosta, officiando nella chiesa cimiteriale di San Pietro, distinguendosi per le sue qualità, la sua fede, le assidue preghiere e i prodigi. Secondo la tradizione, il vino prodotto dalla vigna da lui stesso coltivata aveva poteri miracolosi. Si narra anche che il santo avesse la capacità di fare amicizia con gli uccelli, che si posavano sulle sue spalle senza timore. Da qui una ricca iconografia che lo ritrae circondato da animali. Dal 1359, le sue reliquie sono conservate in parte nell’urna fatta confezionare dal priore Guglielmo di Liddes, in parte in una statua argentea del XV secolo. La Fiera di Sant’Orso è probabilmente legata alla distribuzione di sabots e di altre calzature in legno che i canonici di Sant’Orso facevano a favore dei poveri, abitudine lodevole che, secondo la leggenda, sarebbe stata inaugurata dal Santo fondatore della Collegiata. Una conferma verrebbe da quanto scritto dallo storico Anselme-Nicolas Marguerettaz che, nella sua storia de l’Hôpital de Saint-Ours, scrive che il Santo aveva l’abitudine di offrire alloggio ai pellegrini, di visitare gli ammalati, di assistere i poveri e che queste sue virtù erano state raffigurate su un antico altare della parrocchia di Saint-Christophe, dove si vedeva Sant’Orso intento a distribuire calzature ai poveri. Quest’usanza sarebbe stata mantenuta per molti secoli nella Collegiata fondata dal santo, per perpetuare proprio il ricordo di questa elemosina.

Ma la fiera è anche una grande festa di paese. La sera del 30 gennaio, a partire dalle 20, tra piazza Chanoux e la piazzetta di Sant’Orso, nel cuore del capoluogo regionale, con la "Veillà" è possibile degustare i prodotti tipici della piccola regione autonoma, apprezzarne il buon vino e fare notte con il canto popolare, aiutati da vin brûlé e brodo caldo.

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