
A Vicenza è crisi per il distretto orafo
Claudio Pasqualetto
VICENZA
Bastano tre dati per inquadrare il problema. Nel primo trimestre dell’anno le aziende orafe vicentine hanno registrato un crollo della produzione del 19,4%; la domanda estera è diminuita del 21,1%; il fatturato è calato del 16,1%. Nelle altre capitali dell’oreficeria italiana non va molto meglio. Ad Arezzo i dati si avvicinano alla preoccupante situazione di Vicenza, a Valenza Po la lavorazione del gioiello e l’uso più massiccio di pietre consente di contenere maggiormente i danni ma la situazione è tutt’altro che florida.
Le ragioni della crisi sono arcinote. Il prezzo della materia prima è andato alle stelle ed il mercato ovviamente ne ha risentito. I concorrenti, Turchia ed India in primis, sono ormai diventati molto bravi e sulla manifattura spuntano costi irrisori rispetto a quelli italiani. Poco ha fatto negli anni il settore per qualificarsi, per puntare sul brand, per darsi una dimensione più robusta ed un mercato più ampio. E poi ci sono i dazi a gravare sul prodotto italiano.
Negli Usa, a lungo il primo mercato di sbocco, è in atto un’azione di lobby promossa da Federorafi e c’è la concreta speranza che possa avere successo togliendo una penalizzazione pesante. Vicenza s’è invece inventata, e la cosa ha avuto tanto successo che sta per essere replicata in altri settori, il predeposito per evitare la sistematica copiatura dei modelli. «Brevettare ha costi elevati e tempi lunghi – spiega Dino Menarin, commissario alla Camera di commercio, dove l’idea è nata, e presidente di Fiera Vicenza – il predeposito consente di stabilire una data certa di creazione di un oggetto. Sarà quella data a far fede difronte ad eventuali contestazioni future ed il sistema sta funzionando al momento molto bene». Al di là dell’escamotage tecnico, Menarin sta però guidando dalla Fiera la battaglia per la riscossa dell’oreficeria italiana. Molti espositori hanno messo sotto accusa l’ente, quasi imputandogli un mercato sempre più asfittico, ma alla Fiera di Vicenza, da sempre riferimento mondiale nelle tre manifestazioni annuali dedicate al settore, si è deciso di cambiare rotta superando la polemica locale. Da un anno c’è un piano industriale nuovo che si sta tarando mese dopo mese e che ha sostanzialmente due strumenti principali : una agenzia di servizio e promozione per l’oreficeria italiana ed un vetrina non più generalista come per il passato ma fortemente impostata sulla nicchia.
L’agenzia è il braccio operativo di un distretto di progetto, creato secondo la normativa della Regione Veneto, di fatto aperto all’intero comparto orafo italiano. Quanto alle manifestazioni fieristiche vere e proprie a gennaio c’è First che mette in vetrina il top di gamma, a maggio c’è Charm che sposa il gioiello con l’universo del fashion, a settembre c’è Choice che guarda alle vendite di fine anno. Poi c’è About J. portato nel cuore della Milano della moda ma destinato a girare il mondo al seguito del fashion.
«In questa contaminazione con l’universo del lusso – spiega Menarin – sta la legittimazione di quel valore aggiunto che fa la differenza tra Italia e competitors. Non è questione solo di brand ma piuttosto di un taylor made speciale.» E per dare un adeguato contenitore a questo impegno Fiera Vicenza avvierà fra qualche settimana la ristrutturazione totale del quartiere, con un investimento di 70 milioni.