Rassegna stampa

A Pitti Bimbo un pieno di stilisti

di Silvia Pieraccini

Il segmento dell’abbigliamento junior italiano marcia a ritmi più sostenuti della moda nel suo complesso (+2,6% il fatturato 2006, tornato sopra i 2,5 miliardi) e alimenta l’interesse degli stilisti che vestono gli adulti, e che ormai affollano il comparto bimbo nell’intento di rafforzare visibilità, marchio e business.

Gli ultimi esempi al debutto a Pitti Bimbo, la rassegna internazionale in corso fino a domani alla Fortezza da Basso di Firenze con le collezioni per la primavera-estate 2008 (403 aziende con 546 marchi di cui 222 stranieri), sono quelli di Rocco Barocco, Missoni (ritenta dopo una precedente esperienza), Ermanno Scervino (che aggiunge la linea baby alla junior) e Alberta Ferretti che, alla vigilia della quotazione in Borsa, presenta la linea per bambine da 4 a 12 anni, prodotta e distribuita su licenza da un partner collaudato come il gruppo bolognese Grant.

«Si tratta di una collezione di 110 capi di gusto elegante – spiega Mauro Serafini, a.d. di Grant – che nella prima stagione sarà distribuita in 400 negozi in Italia e all’estero». Grazie anche a questa nuova licenza (che si aggiunge a quelle Moschino e Richmond, e ai marchi propri Miss Grant, Microbe e U+È), l’azienda bolognese di abbigliamento bimbo quest’anno prevede una crescita del fatturato di circa il 20% a 36 milioni, destinata a replicare quella del 2006 (chiuso a 30 milioni).

La riorganizzazione della distribuzione e l’investimento sul retail è la strada che stanno imboccando gran parte delle aziende più strutturate del comparto bimbo. Come le carpigiane Spazio Sei (marchi Parrot, Ki6? e Lu-mà! e licenza Iceberg, per un fatturato 2006 di 34 milioni in crescita del 7%) e Spazio Blu (produzione su licenza di abbigliamento e calzature Blumarine, che nel 2006 ha assicurato ricavi per 20 milioni, in aumento di oltre il 20%), una delle realtà più importanti del settore, che ha programmato un salto di fatturato nei prossimi tre anni grazie all’apertura di monomarca, sia Ki-space (per i marchi propri) sia Miss Blumarine. «I negozi monomarca sono una strada interessante per chi, come noi, ha varietà di offerta – spiega Franco Ferrari, proprietario del gruppo assieme a Manuela Lugli -. Aabbiamo puntato sul made in Italy, mantenendo la produzione al 95% in Italia, e la fiducia dei clienti è aumentata».

Convinto che «con le confezioni in Italia si può ancora guadagnare» è anche Piero Jacomoni, vulcanico proprietario dell’aretina Monnalisa che, spinto da una crescita al ritmo del 15% l’anno (21,5 milioni il fatturato 2006, 24 milioni la previsione 2007), sta pensando a una linea bambino, da affiancare al tradizionale business legato alla bimba.

«Ai mercati esteri guarda con particolare attenzione anche un pioniere come la bergamasca Pinco Pallino, che dall’export ricava il 60% del proprio fatturato e sta per aprire monomarca a Kiev, Hong Kong (il terzo) e a Mosca (il secondo), 100 mq nei magazzini Gum con vista sulla piazza Rossa che, dice Imelde Cavalleri, proprietaria dell’azienda col marito Stefano, «rappresenteranno una consacrazione della nostra azienda e ci apriranno altre possibilità». L’obiettivo di Pinco Pallino, che nel 2006 ha incrementato il fatturato del 15% a 21,5 milioni e che per quest’anno ha previsto +5%, è continuare a crescere. «Per questo stiamo esaminando proposte di licenze e non escludiamo di aprire il capitale ad altri soci – dice Imelde Cavalleri – ben vengano le sinergie se portano risultati».

Risultati che sbandiera Roberto Cavalli per le linee bambino (Angels, Devils e Roberto Cavalli newborn) che nel 2006 sono cresciute del 35%. Portando linfa al fatturato di Simonetta, l’azienda marchigiana della famiglia Stronati che le produce su licenza, accanto alla licenza Fay e alle linee a marchio proprio. Nel 2006 Simonetta è cresciuta del 5% a 27 milioni, quest’anno punta a fare meglio, forte delle collezioni autunno-inverno che hanno segnato +28%.

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