
A Brescia la vetrina dell’acciaio si chiama Made in Steel
L’acciaio si mette in mostra, si «esibisce» in vetrina. Dal forum al focus, dal materiale all’immateriale, dal «saper fare» al «far sapere». Non è uno slogan ma potrebbe ben figurare come mission di Made in Steel, la società costituita al 50% ciascuno da Siderweb e Immobiliare Fiera per la gestione dell’omonima fiera in programma a Brixia Expo dal 15 al 17 settembre 2005. Se c’è una vocazione industriale che racchiude in sé le due culture – frutto del miglior «saper fare» e nel contempo orfana del più elementare «far sapere» – è proprio la siderurgia, anzi, la elettrosiderurgia bresciana, che dell’acciaio italiano è metà della metà. Su quasi 29 milioni di ton. di produzione nazionale, infatti, poco meno di 15 milioni sono appannaggio del forno elettrico e poco più di 7 milioni sono prodotte da aziende bresciane. Ieri mattina nella sede di Brixia Expo il Consiglio di amministrazione di Made in Steel al completo ha presentato l’evento espositivo, primo in Italia nel suo genere poichè non sarà una fiera nel senso tradizionale del termine bensì una «Conference & Ehibition». Che significa? Un evento «misto» virtuale e divulgativo, culturale e interattivo, cioè «piazza» per discutere e dibattere in convegni, conferenze e seminari e insieme «vetrina» per sapere e far sapere. Carlo Massoletti, presidente della Immobiliare Fiera, ed Emanuele Morandi, presidente di Siderweb, hanno spiegato motivi, finalità, stile e contenuti della «fiera siderurgica»; Franco Bettoni, presidente della Camera di Commercio, ne ha contestualizzato gli aspetti distintivi alla luce della realtà bresciana e Franco Tamburini, vicepresidente Aib, ne ha illustrato le peculiarità quale momento di riflessione sul futuro del settore. «Ospite d’onore» Aldo Bonomi, sociologo e fenomenologo dell’industria, attento quanto originale esegeta delle mutazioni antropologiche della società lombarda. È stato lui a salutare positivamente la «leggerezza» immateriale del «far sapere», ma nello stesso tempo a ricordare la inesorabile «pesantezza» materiale del «saper fare», la cui specificità deve andare oltre la fiera. Ma non si rischia di trasformare l’acciaio in evento mediatico? Il dubbio, implicitamente sotteso ai corposi argomenti dell’intervento di Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai, è stato rimosso in attesa della rassegna settembrina. Per ora restano «pesantemente» sul tappeto le emergenze della elettrosiderurgia, che sono diverse dalla siderurgia del ciclo integrale (l’altoforno). E qui c’è una prima involontaria ambiguità della esposizione bresciana. Energia e rottame sono due specificità esclusive del forno elettrico sconosciute all’altoforno: fare le debite distinzioni significa fare la dovuta chiarezza sulle differenze dei due comparti. Identico invece il problema dell’ambiente – il protocollo di Kyoto – sul quale pesa ancora l’incognita della mancata «par condicio» tra Paesi concorrenti poichè non tutti l’hanno sottoscritto. Ma c’è un ultimo argomento «tabù» nell’agenda siderurgica. Non si intendono i dazi, come ha detto Pasini, ma una forma di tutela o «protezione» che dir si voglia, che l’Europa deve adottare se ritiene l’accaio ancor strategico per il suo futuro. E, visto come vanno le cose nel mondo, l’acciaio è ancora strategico.