
A Bologna il meglio del «fast fashion»
Maria Teresa Scorzoni
BOLOGNA
Centoventi aziende, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro, il 32% di export, una crescita a due cifre negli ultimi anni e una produzione prevalentemente made in Italy: è la carta d’identità del Fast Fashion italiano, che per la prima volta ha avuto una sua vetrina con Link.it, prima fiera nazionale del settore che si chiude oggi a Bologna. L’appuntamento, strategicamente collocato fra le capitali della moda Firenze e Milano, nasce dalla collaborazione di BolognaFiere con Prêt-à-porter di Parigi e M.seventy, azienda che cura la segreteria organizzativa dell’evento.
Settantacinque i marchi presenti, dieci gli stranieri. In mostra ci sono le collezioni autunno-inverno 2008-2009, prevalentemente di abbigliamento femminile, ma c’è spazio anche per l’uomo e per le scarpe. La formula espositiva prescelta è accattivante, con una galleria di show room aperta su ambienti di design. L’offerta è varia, c’è spazio per ogni tasca e gamma di prezzo, per tessuti di cashmere e seta ma anche per i sintetici, per gusti diversi, dall’etnico al lineare, il tutto consegnato rigorosamente in 30-60-90 giorni.
«I modelli aziendali tradizionali della moda– spiega Enrico Cietta del centro studi Diomedea, che ha realizzato una ricerca sul settore – cioè il programmato, che vendeva solo in base agli ordini, e il pronto moda, che invece faceva rapidamente le sue collezioni, ma al buio, sono entrati in crisi e si sono scambiati reciprocamente alcune caratteristiche distintive. La convergenza fra i due modelli ha dato vita a una nuova generazione di aziende che fa della velocità, della segmentazione di mercato e di una specifica politica di brand i propri elementi distintivi. Non sono più i "copiatori" di una volta, oggi i "prontisti" sono imprenditori capaci soprattutto di orientarsi fra le tante proposte in campo».
Le piccole Zara in mostra a Bologna sono imprese snelle, dinamiche, che si avvalgono di partnership importanti, in grado di intuire le tendenze del mercato e di realizzare fino a 20 lanci per stagione, utilizzando una rete di 2.500 subfornitori stabili e superando così i ventimila addetti. Una realtà che rappresenta l’11% dell’intero fatturato del settore moda e che in questi anni di congiuntura difficile è riuscita a crescere, radicandosi prevalentemente nelle aree dei tradizionali distretti: il 39% in Emilia-Romagna, fra Bologna, Carpi e Ferrara, il 29% in Campania (Napoli, Caserta), l’8% in Toscana (Firenze, Prato).
Il prossimo appuntamento sarà con ogni probabilità a gennaio, sempre a Bologna, dove il fast fashion esibirà le collezioni primavera-estate 2009.
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