
A Bari servono altri spazi, la crescita non trova quartiere
La Campionaria barese rischia grosso. Il quartiere fieristico scoppia, circondato dalla città, e se non si allestiscono nuovi spazi espositivi in continuo, da 70-80.000 metri quadrati come chiedono gli operatori economici, entro 2-3 anni il declino potrebbe essere inevitabile. Lo ammette anche il presidente Luigi Lobuono che guida l’ente dal settembre del 2001 e che chiede impegni finanziari seri ai tre soci fondatori (Comune, Provincia e Camera di commercio). I progetti ci sono, e anche vecchi, addirittura del 2002, ma senza risorse non si va lontano. Servono almeno 130 milioni di euro per riammodernare il quartiere fieristico, realizzare la vecchia idea di un centro congressi, sempre annunciato e mai concretizzato, rilanciare alcune rassegne, comprimere i costi ed affrontare la concorrenza di altri enti, come la fiera di Roma che guarda alla stessa area meridionale su cui si muove da decenni la Campionaria barese. I soci fondatori però nicchiano, anche per finanziare progetti stralcio da realizzare a breve. «In questi anni – osserva Lobuono – la fiera di Rimini è stata ricostruita e rilanciata, quella di Milano spostata e potenziata ed ora è la volta di Roma che potrebbe concentrarsi sulle nostre stesse aree di elezione, quelle del Sud. Hanno ricevuto finanziamenti pubblici per centinaia di milioni di euro e invece Bari è al palo e se non ci ristrutturiamo subito perdiamo tutti i saloni specializzati. Abbiamo i progetti, ma i soci oltre la disponibilità non sono andati». Il rischio è di azzerare i risultati ottenuti nell’ultimo periodo sia sul fronte dell’offerta espositiva (12 nuovi saloni specializzati a cadenza biennale, a parte la vecchia Campionaria di settembre giunta alla 70° edizione) che dei bilanci, in attivo per 2 anni di seguito dopo il rosso del periodo ’98-2002: nel 2003, con un utile netto a 662mila euro e nel 2004 a 250mila euro.
Negli stessi anni la Fiera ha continuato a muoversi verso i territori europei del Mediterraneo, i Paesi nuovi aderenti, quelli di prossima adesione ed i Paesi del bacino, per creare, attraverso le rassegne specializzate, canali privilegiati e relazioni commerciali più solide per le imprese meridionali. Per questo la Fiera ha organizzato, in tutta l’area del Mediterraneo e dei Balcani, un network fieristico con altre 20 fiere internazionali con l’obiettivo di promuovere il tessuto imprenditoriale e quindi lo stile italiano ed i prodotti di qualità. Grazie ad una serie di accordi conclusi in questi anni, la Fiera organizza direttamente rassegne o partecipazioni collettive in Albania (a maggio sarà a Tirana), Libia, Romania (a novembre a Bucarest curerà una collettiva italiana a Indagra, rassegna internazionale dell’agricoltura e dell’agroindutria), Bulgaria, Macedonia, Serbia, Montenegro e Turchia. E poi nel Mediterraneo dove ha organizzato road show in Algeria, Tunisia, Marocco e Libano. L’orizzonte si allarga ai Paesi extra europei: a giugno in Canada si terrà la Fiera del Levante a Montreal, collettiva di aziende italiane che operano nel comparto agroalimentare e del turismo enogastronomico. Le alleanze in home si chiamano Bi-Mu, il salone riservato alle macchine utensili ed all’automazione (a Bari dal 23 al 26 febbraio) che è ospitato anche alla Fiera di Milano; Termoidraulica Clima, in programma oltre che a Bari anche in Veneto in collaborazione con PadovaFiere. Ed è in programma per il 2007, dal 19 al 22 aprile, una nuova rassegna biennale da 70.000 metri quadrati, AgriMed, fiera agricola di filiera del Mediterraneo (che prenderà il posto di Agrilevante) riservata solo agli operatori ed allargata anche alle attrezzature tecnologiche dell’industria alimentare. Ed è allo studio la possibilità di alternarla alla rassegna spagnola Expoliva.