Rassegna stampa

2008 Operazione Expo

Il futuro di Trieste si chiama Expo. In città si fanno gli scongiuri, ma gli sforzi compiuti da tutte le istituzioni, nazionali e locali, per ottenere l’esposizione del 2008 lasciano ben sperare. Il cuore della città cambierebbe radicalmente con il recupero dell’area del Porto vecchio, dove verrebbe allestita l’Expo, e Trieste riacquisterebbe un ruolo centrale in un’area geografica importante, soprattutto dopo l’allargamento dell’Europa a est. La decisione sarà presa a Parigi in dicembre dal Bureau international des expositions (Bie), l’organismo internazionale che regolamenta le esposizioni: in corsa c’è una terna che comprende anche la spagnola Saragozza e la greca Salonicco.

L’ultimo passo è stato compiuto a Parigi il 23 giugno con la presentazione del dossier a favore di Trieste. Ora continuerà un intenso lavoro diplomatico a vari livelli, dal ministero degli Esteri agli enti locali, oltre all’appoggio che viene dato in ogni incontro internazionale dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e da quello del Consiglio, Silvio Berlusconi. A gennaio il ministro degli Esteri Franco Frattini ha affidato l’incarico di coordinatore generale per la candidatura di Trieste all’ambasciatore Claudio Moreno, allora rappresentante permanente presso le istituzioni internazionali a Vienna. Tocca a Moreno, che è anche presidente della Conferenza generale dell’Unido, l’agenzia dell’Onu per lo sviluppo industriale, il compito di convincere il maggior numero possibile dei rappresentanti dei 91 paesi membri del Bie a votare per Trieste. Già l’ambasciatore ne ha incontrati una cinquantina. Inoltre Frattini ha disposto che la candidatura di Trieste diventasse un punto fisso negli incontri dei quattro sottosegretari della Farnesina e di tutti i direttori generali con gli interlocutori stranieri.

Roberto Antonione (FI), uno dei sottosegretari, lavora al progetto fin da quando era presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, insieme con l’allora sindaco di Trieste e attuale governatore, Riccardo Illy, esponente del centrosinistra. Antonione resta prudente: «Dovremo convincere il maggior numero di delegati, entrare in sintonia con loro e capire su quale leva fare forza» spiega a Panorama. «Un ruolo importante l’avranno i paesi in via di sviluppo e per questo la Farnesina ha stanziato 45 milioni di euro per consentire di partecipare all’Expo di Trieste a chi non ne ha la possibilità. Fondi molto superiori a quelli spagnoli e greci».

Il tema dell’esposizione scelto dall’Italia è «mobilità della conoscenza», difficile ma certo più stimolante rispetto all’agricoltura (Salonicco) e all’acqua (Saragozza). Un tema che, dicono a Trieste, sottolinea la vocazione di polo per la ricerca scientifica della città che nei tre campus di Padriciano, Basovizza e Miramare ospita 75 centri scientifici in cui si sono formati in 40 anni oltre 100 mila ricercatori di tutti i paesi, specie quelli in via di sviluppo. Il governo stanzierà 862 milioni di euro, di cui 250 già impegnati dal Cipe all’interno della legge obiettivo. A questi si aggiungono gli interventi degli enti locali. L’area destinata all’Expo è di fascino e l’intero progetto ha colpito favorevolmente la delegazione del Bie che ha visitato la città nello scorso marzo guidata dal presidente, il cinese Jianmin Wu. Il Porto vecchio, in disuso da decenni, è uno straordinario esempio di architettura industriale del XIX secolo, costruito tra il 1893 e il 1909 unendo il cemento armato alla ghisa.

L’Expo occuperebbe 25 dei 66 ettari, oltre a 10 ettari per servizi vari. «Il riuso del Porto vecchio è previsto in una variante al piano regolatore approvata l’anno scorso» dice il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, forzista, indicando nel suo studio la foto aerea di una città che lui già vede trasformata. «Verranno costruite la nuova marina, un centro congressi, la Fiera della nautica, il tutto a 10 minuti a piedi da piazza Unità d’Italia, il cuore di Trieste. A pochi mesi dalla decisione la lobby diplomatica è importante così come i rapporti interpersonali: tutti coloro che accogliamo, dall’ambasciatore americano Mel Sembler ai ministri vietnamita o croato, danno giudizi molto positivi».

Altre strutture previste sono l’utilizzo della diga foranea prospiciente il Porto vecchio per la creazione di un porticciolo turistico e una serie di bar e discoteche, un’università della vela e una scuola per maestri d’ascia, visto che i triestini sono tra i più bravi al mondo nell’arte di costruire barche ed è un tipo di artigianato che rischia di scomparire. Nonostante qualche polemica per l’assenza di Illy al recente appuntamento parigino, l’unità d’intenti di tutti gli schieramenti politici è ripetuta a ogni piè sospinto. Il governatore conferma il pieno appoggio della Regione. E Fabio Scoccimarro, presidente della provincia (An), è ottimista: «La coesione è un elemento fondamentale per il Bie e anche su questo punterà il ministero degli Esteri. Considero Trieste favorita perché quanto è stato fatto nei decenni dall’Italia nella cooperazione internazionale è più forte di Spagna e Grecia messe insieme».

L’ex presidente del Bie ci ha detto che se si votasse oggi vinceremmo» riassume Fabio Assanti, presidente di Trieste Expo 2008. «La disponibilità del sito e la collocazione nel centro cittadino sono vantaggi enormi». Dipiazza sottolinea inoltre che Salonicco propone un’Expo a 12 chilometri dalla città e che Saragozza si trova in una zona economicamente meno sviluppata. Fulvio Degrassi, consigliere delegato di Trieste Expo, aggiunge a ulteriore garanzia che «il sito indicato da Trieste è l’unico di proprietà pubblica». «Un lavoro certosino è quello che resta da fare nei prossimi mesi, attivando le ambasciate» prevede Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio di Trieste. Per l’Expo si prevedono 5 milioni di presenze nei tre mesi dal 1° giugno al 31 agosto 2008. «L’importante è evitare polemiche e non farsi del male da soli» esorta Antonione. «È lo stesso Bie che chiede certezze per il futuro, a prescindere dalla maggioranza politica che governerà tra quattro anni».

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