
Verso Agriest2023, terzo step: “RICERCA, CIBO E FARMING” al centro del terzo e ultimo workshop di mercoledì 30 marzo, in presenza nel padiglione 8 della Fiera e in digitale.
Raddoppiando la posta del 2021, la Legge di Bilancio 2022 ha destinato all’agricoltura circa 2 milioni di euro. La fetta più grossa delle risorse spetta alla gestione del rischio (circa 940 milioni) a seguire incentivi fiscali e contributivi (380 milioni) e poco meno di 300 milioni per il sostegno e lo sviluppo delle filiere che rappresentano un settore determinante per il nostro Paese, in termini produttivi ed economici, ma anche in termini di tutela e salvaguardia del territorio e del paesaggio, in un’ottica sempre più rivolta al processo di transizione ecologica, ambientale e sociale.
L’agricoltura di oggi e di domani è fatta di agronomi, biologi, tecnologi, ingegneri, softwaristi, architetti, esperti di marketing e di comunicazione e creerà nuove professionalità.
L’impatto del cambiamento climatico, la sostenibilità, la chimica verde, la ricerca genetica, le nuove tecnologie di produzione e il vertical farming – settore che non può più essere ignorato anche per la crescita che ha avuto negli ultimi sei anni passando da un trend a realtà industriale – la produzione alimentare e lo sviluppo della farmaceutica, parafarmaceutica e nutraceutica, le sfide per il mondo del vino e della cucina, la percezione degli italiani verso il cibo del futuro…sono gli argomenti al centro del terzo workshop su “Ricerca, Cibo e Farming” organizzato da Udine e Gorizia Fiere a chiusura dell’evento #VersoAgriest2023.
L’appuntamento è per mercoledì 30 marzo, dalle ore 14.30, al padiglione 8 della Fiera di Udine, in presenza e in digitale/streaming.
Sarà Sergio Emidio Bini, Assessore regionale alle attività produttive, ad aprire i lavori moderati dal giornalista del Messaggero Veneto Maurizio Cescon.
La prima parte (Il futuro in tavola) vedrà gli interventi di Michele Morgante, Professore Ordinario di genetica Università di Udine e Direttore Scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata, Carlo Bagnoli, Progetto Future Farming, Professore Ordinario di economia aziendale Ca’ Foscari Università di Venezia, Daniele Modesto AD Zero Farms, Germano Scarpa, Presidente Biofarma, Danilo Zani, Responsabile Coordinamento Specialisti Agribusiness, Intesa Sanpaolo.
Seguirà la presentazione dell’indagine SWG sui cibi del futuro: la ricerca, presentata da Giulio Vidotto Fonda, Research Director di SWG, fotografa e la percezione degli italiani in merito ad alcuni tipi di nuovi e meno nuovi alimenti proteici come la carne vegetale, la carne sintetica e i prodotti a base di insetti.
La conduzione della seconda parte dell’incontro (In tavola il futuro) con case history, ricette e degustazioni di prodotti locali anche provenienti da vertical farming, è affidata a Walter Filiputti, Presidente FVG Via dei Sapori, in collaborazione con IO SONO FVG.
La cucina sostenibile verrà interpretata da tre Chef del Consorzio FVG Via dei Sapori. Il “menu” degli assaggi propone:
Da Nando di Mortegliano – Chef Loris Bearsi
Benvenuto col basilico Zero
Branzino della Valle del Lovo di Carlino cotto in acqua di mare e acqua degli asparagi che lo accompagneranno
Costantini di Tarcento – Chef Marco Furlano:
Gnocchi di rape rosse ripieni di formadi salat di Enemonzo con cappello di Pitina della Val Tagliamento e rafano fresco.
Al Ponte di Gradisca d’Isonzo – Chef Luca Plett
Cremino al cioccolato bianco, confettura alla spirulina e crumble alle nocciole.
L’alga spirulina è prodotta da Giacomo Brandolin a Cormons, il pesce della Valle del Lovo di Marano è l’esempio di una pesca ampiamente sostenibile, il basilico arriva dell’azienda Zero di Pordenone dove “l’orto è un capannone completamente computerizzato e dove sono state ricreate le condizioni ottimali affinché il basilico sia ottimo con un risparmio di acqua dei oltre il 90%, così come di terreno occupato.
I vini abbinati agli assaggi sono ottenuti da viti resistenti, ossia quelle che, per combattere oidio e peronospora, sono trattate solo con due trattamenti. Sono il bianco Ethos da Sauvignon e Friulano dell’azienda Forchir, una delle prime in Friuli a fare questa scelta, e il rosso Vulturnis-Pinot Nero dei Vivai Cooperativi Rauscedo, l’azienda dove il metodo per le viti resistenti è stato messo a punto.