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TERRA FUTURA: SCEGLIERE LA FINANZA ETICA COME AZIONE POLITICA

Firenze, 27 maggio 2012 – Porre un freno ai derivati, aumentare la trasparenza dei flussi finanziari a iniziare dal rapporto banche-armamenti, diventare consapevoli di come vengono impiegati i nostri risparmi. Di tutto questo e di altro ancora si è parlato stamattina a Terra Futura, alla Fortezza da Basso di Firenze, in un momento di confronto fra la Campagna “Non con i miei soldi!” promossa Banca Etica e altre campagne che, a livello internazionale, si concentrano sull’urgenza di riformare il sistema finanziario e utilizzano internet come leva di diffusione e partecipazione.
“Non con i miei soldi!”, che ha avuto a Firenze in questi tre giorni un ulteriore forte momento di rilancio,  consiste in una campagna che utilizza gli strumenti della comunicazione online per far conoscere alle persone i meccanismi della speculazione finanziaria e l’importanza di scegliere un uso responsabile del denaro per costruire un futuro sostenibile (www.nonconimieisoldi.org). «Credo sia assolutamente fondamentale porsi le giuste domande e chiedersi dove finiscono i nostri soldi» ha detto Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, che tradizionalmente si propone come alternativa e sollecita da sempre una riflessione su quello che le banche vanno a finanziare. «Ma oggi nel mondo la riflessione è diventata ancora più ampia perché ci si interroga su come le banche stanno funzionando. È paradossale il fatto che la maggior parte dei soldi che mettiamo nei conti correnti non siano usati dalle banche per prestare denaro, ma investiti nei mercati finanziari internazionali: oggi c’è la consapevolezza che sono anche quei soldi dei risparmiatori utilizzati per fini di speculazione ad aver causato la crisi, una crisi che proprio i cittadini stanno pagando. Ognuno di noi ha numerosissime alternative a disposizione per scegliere una finanza etica e la scelta è comunque un’azione politica».
E in questa gravissima crisi economica la finanza etica sta confermando peraltro la propria capacità di tenuta e il suo ruolo anticiclico. Lo dimostrano i dati di bilancio di Banca Etica, che ha chiuso il 2011 registrando – per il terzo anno consecutivo – una crescita a due cifre nei volumi. La raccolta di risparmio ha raggiunto quota 717 milioni di euro, pari all’11,7% in più rispetto al 2010, mentre i crediti erogati sono pari a 540,8 milioni (+ 23,9% sul 2010). Cresce anche la società di gestione del risparmio del gruppo, Etica sgr, che ha chiuso il 2011 con + 7,4 milioni di raccolta portando il totale del patrimonio gestito con investimenti menti socialmente responsabili a 439 milioni in totale.

A far riflettere le persone sul fatto che un altro modo di “fare banca” occorre ed è possibile mira anche “Occupy Wall Street”. Presente alla Fortezza da Basso oggi anche Darren Fleet di Adbusters, media foundation con sede in Canada che opera come “contenitore di idee” e che pubblica l’omonima rivista, che ha parlato delle origini di “Occupy Wall Street”, della sua diffusione negli Usa e fuori dai confini degli Stati Uniti. È stata infatti lanciata proprio da Abdusters, nel luglio 2011, l’idea di occupare Wall Street raccolta poi con entusiasmo dagli attivisti e dalla società civile americana, organizzata e non, «che sino ad allora si sentiva impotente, e viveva con un senso di sconfitta l’essere parte di un sistema troppo vasto e corrotto per pensare di poterlo cambiare. Durante Occupy, a settembre 2011 – ha raccontato Fleet – la gente è uscita fuori dalle proprie case accorgendosi con sollievo di non essere sola». La grande questione ora è “Qual è il prossimo step?”: «L’esperienza si è rivelata assolutamente positiva sino a questo momento ed è stato eccitante vederla nascere. Ma non è finita qui: quello che è stato risvegliato non si può mettere a più tacere!».

D’accordo anche Claudia Vago (aka Tigella), affermata social media curator in collegamento video, appena tornata da Chicago e da New York, dove è andata “su mandato dei suoi followers”, che l’hanno anche sostenuta economicamente nel suo viaggio, per raccontare i caldissimi giorni del G8 e del vertice Nato. «Occupy si ispira agli indignados spagnoli e a Tahrir Square, in Egitto, da cui è iniziata la cosiddetta primavera araba. Si tratta di un movimento eterogeneo e trasversale a tutti i settori della società, diversamente dall’immagine semplicistica che l’Italia gli ha attribuito, e questo ci suggerisce che dobbiamo adottare una visione più ampia nel leggere questi fenomeni. Occupy, a differenza di quello che molti pensano, non si è spento, anzi: ci sono diversi tavoli di lavoro che ragionano su proposte concrete, nuovi modelli economici e sui futuri passi da compiere. E questo dovrebbe farci ragionare sull’individualismo che a volte caratterizza le nostre iniziative, che fanno fatica a trovarsi attorno a messaggi e proposte comuni».

Intervenuto anche Leonardo Becchetti, economista dell’Università degli studi di Roma Torvergata, che richiamandosi all’intervento di oggi di ha affermato: «Il problema prioritario oggi è la crisi della finanza. Si continua a parlare di sprechi della politica ma è un dibattito fuorviante e allo stesso tempo un’operazione geniale di comunicazione per distogliere l’attenzione dai veri responsabili. Lo spreco infatti è un concetto relativo e se ci sarà un’altra crisi finanziaria, i prossimi a diventare sprechi saranno la nostra pensione, avere un deputato in Parlamento e pure la nostra cinta dei pantaloni. La questione è, invece, evitare che riaccada una crisi finanziaria come quella che abbiamo vissuto, che ci è costata solo fino a fine 2009 ben 7 trilioni di dollari e al 2012 ci sarà costata 10 trilioni di dollari, ovvero 5 volte il debito italiano». E tra le riforme più urgenti sul tavolo oggi, Becchetti ha nominato «la tassa sulle transazioni finanziarie (che anche Banca Etica sostiene con la “campagna 005”), la Volcker Rule ossia la separazione tra banche commerciali e banche d’affari, la regolamentazione dell’OTC (over the counter), ossia dei mercati non regolamentati. Su tutto sta giocando un ruolo fondamentale la mobilitazione dal basso della gente: Bank Transfer Day” ha coinvolto recentemente negli Usa più di 10mila persone, che hanno scelto di cambiare banca spostando i propri risparmi nelle community banks e, per l’Italia, la campagna “Non con i miei soldi”. Ora è il momento di creare un’alleanza tra la società civile e i politici che hanno voglia di cambiare le regole, perché purtroppo ancora noi cittadini non abbiamo abbastanza forza: questo tiro alla fune tra il 99% e l’1%  ancora non vede vincere il 99%».

Presente anche Tim Hunt – Ethical Consumer (UK), una delle organizzazioni promotrici della campagna “Move your Money” (Inghilterra), che soffermandosi sulle pesantissime conseguenze della crisi che stiamo tutt’ora pagando, ha rinnovato a tutti l’invito a spostare i propri risparmi in banche etiche e cooperative.

Secondo Andrea Baranes, presidente Fondazione Culturale Responsabilità Etica: «La finanza è un prodotto come gli altri e i cittadini possono controllare ciò che acquistano. La finanza è il problema – ha detto – noi siamo la soluzione».

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