
SCIENZA PER L’ARTE
Oggi, chi si occupa di beni culturali o di opere d’arte, può accedere a una serie di metodologie d’indagine e
analisi che, e all’interno di un percorso multidisciplinare che non può prescindere da conoscenze storicoartistiche,
consente d’indagare la natura intrinseca dei manufatti.
Attraverso protocolli ad hoc si può, dunque, rispondere alle questioni più importanti e frequenti:
COSA | Questa è la domanda più frequente con cui si ha a che fare, poiché conoscere approfonditamente un
oggetto significa apprendere non solo la sua storia, ma anche la natura dei materiali che la compongono, le
tecniche esecutive che la contraddistinguono e i processi artigianali che sono fortemente correlati alla cultura ed
al sapere di una determinata zona. Per questo alcune tecniche diagnostiche permettono di classificare in
maniera più accurata, mediante informazioni chimiche sui materiali e sui processi di produzione, alcune
casistiche di opere e, infine, di poter dare supporto a problemi di autenticazione.
QUANDO | Alcune tecniche, alle quali è dedicato un intervento mirato, possono fornire una datazione dell’opera
con il relativo margine d’errore. Attualmente le più utilizzate sono: Radiocarbonio o C14 idoneo per materiali
organici o che contengono impurezze organiche; Termoluminescenza per le ceramiche e le terrecotte;
Dendrocronologia per i materiali lignei.
DOVE | Le informazioni chimiche risultano particolarmente utili per fornire indicazioni sulla provenienza o sui
processi di manifattura, in quanto la composizione chimica di un’opera finita è legata alla composizione dei
materiali di partenza ed alle caratteristiche di produzione di una particolare zona geografica.
CHI | Spesso identificare i materiali costitutivi, le tecniche di esecuzione o i processi produttivi, significa anche
identificare un periodo storico o un ambito culturale di riferimento. Spesso le informazioni ottenute attraverso le
indagini diagnostiche possono fornire agli studiosi dati utili nei processi attributivi delle opere.
COME | Infine si possono identificare antichi interventi di restauro ormai storicizzati, disegni preparatori,
pentimenti dell’artista e le eventuali modifiche che l’oggetto ha subito nel corso del tempo, compresi i processi
di degrado.
PER INFORMAZIONI
Ufficio Stampa PressArt
Anna Orsi
tel. +39 0289010225 – cell. +39 335 6783927
anna.orsi@pressart.eu | ufficio stampa@pressar.eu
Mariachiara Salvanelli
cell. +39 333 4580190
mariachiara@salvanelli.it | ufficiostampa@pressart.eu
Il WORKSHOP, cui le opere d’arte di IFA sono la miglior cornice possibile, si articola in cinque interventi, di
circa venti minuti l’uno, che mostreranno applicazione, risultati ma anche limiti delle principali metodologie
diagnostiche, aprendo al termine la possibilità di confronto e dibattito tra esperti e pubblico presente.
INTERVENTI
Mario A. Lazzari | Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università degli Studi di Siena
LA DIAGNOSTICA D’IMMAGINE: UN VIAGGIO ALL’INTERNO DELL’OPERA D’ARTE
La diagnostica d’immagine si focalizza sull’intera superficie dell’opera o su porzioni di essa per fornire
informazioni macroscopiche sulla tecnica d’esecuzione o sullo stato di conservazione. Infrarossi, Ultravioletti,
Radiografie sono sfruttati da tecnologie di ricerca che permettono di rivelare i segreti profondi delle opere d’arte.
Si presenterà in questa occasione una selezione di problematiche affrontate su importanti opere di collezioni
pubbliche.
Francesca Campana | Responsabile Scientifica di SOPHONISBA – Art Services Research
LA DIAGNOSTICA PUNTUALE: IL MICROSCOPICO NELL’OPERA D’ARTE
Prima di procedere con qualsiasi altra metodologia d’indagine, è consuetudine approfondire la conoscenza
dell’opera mediante tecniche di osservazione ad alto ingrandimento che utilizzano come sorgente la luce visibile
(Microscopia ottica e Stereomicroscopia). In questo modo si possono apprezzare dettagli e caratteristiche
morfologiche non percepibili ad occhio nudo. A seguito delle informazioni così ottenute, è possibile applicare
tecniche di indagine non invasive (come la Fluorescenza di raggi X o XRF), in grado di darci informazioni sulla
composizione chimica dei materiali inorganici, senza eseguire prelievi di materia o movimentare le opere dalla
loro sede.
Maria Pia Riccardi | Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente – Università degli Studi di Pavia
I MICROPRELIEVI E L’UTILIZZO DI MICROSONDE: INFORMAZIONI SUI MATERIALI INDAGANDO ALLA
PICCOLA SCALA DI OSSERVAZIONE
La conoscenza dei materiali costituenti un’opera d’arte va condotta a differenti scale di osservazione. Per
ovviare ai limiti di osservabilità della microscopia ottica, un protocollo ormai consolidato è quello di abbinare la
microscopia elettronica a scansione e le microsonde. Se il microscopio elettronico a scansione permette di
ottenere immagini in alta risoluzione dei materiali, fino a separarne i differenti componenti, le microsonde
aggiungono alle immagini di tessitura, la composizione chimica e mineralogica dei singoli elementi costitutivi. Per
applicare queste tecniche è però necessario poter disporre di un piccolo frammento, talvolta inferiore al
millimetro. La presentazione mostrerà i limiti e le potenzialità di tale approccio analitico attraverso differenti casi
studio (dipinti, ceramiche, vetri).
Emanuela Sibilia | Dipartimento di Scienze dei Materiali, Università degli Studi di Milano Bicocca
COLLOCARE I MANUFATTI NEL TEMPO: LE TECNICHE DI DATAZIONE ASSOLUTA
L’intervento tratterà in modo esaustivo l’applicabilità delle tecniche di datazione degli oggetti artistici
(Dendrocronologia, 14C, OSL, Termoluminescenza), mostrando alcuni dei casi più importanti affrontati presso il
Centro Universitario Datazione e Archeometria, dell’Università di Milano Bicocca (CUDAM).
Maya Musa | GECI – Gemmological Education Certification Institute
GEMME: LA STORIA DELLA NOSTRA TERRA RACCHIUSA NELLA LUCE DEI GIOIELLI
I cristalli con le loro geometrie e perfezioni raccontano la storia del nostro pianeta attraverso la luce. L’uomo ha
imparato nei secoli a raccogliere, lavorare, esaltare i colori e i riflessi delle gemme per creare oggetti e amuleti in
funzione del “Bello”. Oggi come nei secoli passati le gemme esercitano un fascino particolare, tanto che il
mondo della gemmologia ha seguito molteplici evoluzioni, accompagnando il gusto dell’uomo. GECI presenterà
una breve carrellata delle caratteristiche più importanti di diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi, fino ad alcune meno
note ma altrettanto affascinanti come gli spinelli rossi, in relazione al loro impiego nella gioielleria nel corso dei
secoli, per arrivare alle problematiche più moderne di trattamento e sintesi.