
OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE
ENERGIE RINNOVABILI
BioEnergy Italy, appuntamento a CremonaFiere dal 25 al 27 febbraio
Bioeconomia, chimica verde, biolubrificanti, biometano, gestione di rifiuti e sottoprodotti agroindustriali ma anche di reflui ed effluenti, buone pratiche di coltivazione del mais, valorizzazione della pollina, opportunità di lavoro nella green economy. Sono solo alcuni dei temi al centro dei tre giorni in cui, presso i padiglioni di CremonaFiere, dal 25 al 27 febbraio prossimi si svolgerà la V edizione di BioEnergy Italy, rassegna dedicata alle energie rinnovabili che quest’anno si articolerà anche nella prima edizione del Food Waste Management Conference e nell’ulteriore prima edizione della Green Chemistry Conference and Exhibition. Un appuntamento importante, nel corso del quale tutto il mondo delle risorse rinnovabili e della loro trasformazione verrà esplorato attraverso il nutrito parterre espositivo e il ricco programma convegnistico in calendario che presenteranno e illustreranno le tecniche più innovative. Oggi, in Europa, secondo un report della Commissione europea del 2012, la bioeconomia genera un fatturato di circa 2mila miliardi di euro e dà lavoro a 22 milioni di persone. Il suo sviluppo è considerato strategico anche nelle politiche di espansione della Ue, con strumenti come il programma Horizon 2020 e di molti Paesi nel mondo. Il fulcro di questa svolta epocale nelle produzioni è rappresentato dall’agricoltura. Ed è proprio cogliendo questo aspetto che CremonaFiere, alla consolidata proposta di BioEnery Italy, ha pensato quest’anno di affiancare le due nuove iniziative Food Waste Management Conference e Green Chemistry Conference and Exhibition. Si tratta del naturale completamento di una proposta espositiva all’insegna dell’innovazione, che vede nell’integrazione delle filiere produttiva, energetica, food e non food lo snodo fondamentale attraverso il quale agricoltura e industria agroalimentare potranno contribuire allo sviluppo sostenibile creando nuove opportunità di lavoro e rilanciando la competitività del settore primario e della trasformazione.
LATTE
Parmigiano Reggiano, calano le quotazioni ma crescono i consumi
In un anno segnato da forti insoddisfazioni per le quotazioni, i consumi di Parmigiano Reggiano sono cresciuti dell’1,7%. Lo rende noto il Consorzio di tutela che ricorda come, dopo due anni di sostanziale stabilità con una lieve tendenza alla flessione, nel 2014 il mercato interno abbia registrato una domanda in rialzo, con un picco particolarmente rilevante degli acquisti familiari nelle settimane a ridosso delle festività (+7%). “Contrariamente a quanto da alcune parti è stato rilevato e in controtendenza rispetto ad altri formaggi duri – ha precisato il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai – a partire dai similgrana che hanno registrato un calo delle importazioni del 2,7% nel 2013 e dello 0,8% nel 2014, le rilevazioni sulle famiglie e i dati relativi a tutti i canali di vendita (incluso l’Horeca) indicano un buon andamento dei consumi interni per il Parmigiano Reggiano, che si associa a una dinamica ancor più soddisfacente per l’export (+3,6%). Il dato è purtroppo del tutto insoddisfacente per quello che riguarda le quotazioni all’origine, il cui calo è associato anche a una flessione dei prezzi al consumo”. Alai ha ricordato che lo scorso anno i prezzi medi al consumo sono scesi di oltre il 4%, con punte assai più rilevanti in vaste aree del Paese, “incluse le zone di produzione e quelle che presentano i consumi tradizionalmente più elevati”. Le offerte e le promozioni particolarmente intense nella seconda metà dell’anno hanno spinto gli acquisti, ma le quotazioni per i produttori, mediamente pari a 8,06euro/kg nel 2014 rispetto agli 8,74euro/kg del 2013 e ai 9,12euro/kg del 2012, sono risultate fortemente penalizzanti per i redditi”. Un andamento strettamente legato a un aumento dell’offerta che, in quattro anni, si è concretizzata in una crescita produttiva superiore al 10%. “Ora – ha concluso Alai – la tendenza sembra essersi invertita con un calo della produzione che a dicembre si è attestato all’1,1% e divenuto ancora più marcato a gennaio 2015 con un -2,5% rispetto allo stesso mese del 2014, un dato che evidenzia i primi effetti delle difficoltà del comparto”.
SUINI
In ripresa a gennaio la redditività degli allevatori
A gennaio le quotazioni del suino pesante da macello sono aumentate dell’1,8%, arrivando a 1,35euro/kg (Cun). Lo si apprende dalla mensile newsletter di Crefis (Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole). Il dato, riferisce il documento, è solo apparentemente positivo perché, se si va a vedere lo stesso mese dello scorso anno, il confronto diventa pesantemente negativo: -12,7%. In pratica, il dato tendenziale dice che i prezzi di inizio 2015 sono molto più bassi di quelli di un anno fa. Nonostante ciò, l’indice Crefis di redditività della suinicoltura italiana sale a gennaio del 3,7% rispetto a dicembre e del 5,9% rispetto a gennaio 2014. In peggioramento la redditività nella fase di macellazione che sempre a gennaio sconta i costi maggiori per l’acquisto dei suini da macello: l’indice Crefis mostra un -5,9% ma indica anche un +15,8% rispetto allo stesso mese del 2014. Un mese negativo per la macellazione che, oltre ai maggiori costi, è segnato dal calo delle quotazioni dei tagli freschi. Le cosce per crudo Dop hanno quotato 3,410euro/kg per la tipologia leggera e 3,850euro/kg per quella pesante. Riguardo la fase di stagionatura dei prosciutti Dop la redditività migliora seppure in maniera molto contenuta. Il dato è un +0,4% per la tipologia leggera e +0,5% per quella pesante. Un dato rimane positivo anche dal punto di vista tendenziale:+7,5% per entrambe le tipologie di peso. Per i prosciutti generici l’andamento a gennaio è stato negativo e ha fatto registrare una variazione congiunturale di -0,7% per la tipologia leggera e di -2% per quella pesante. Molto al ribasso anche le variazioni tendenziali: rispettivamente a -6,9% e -5,5%.
DIRETTIVA NITRATI
Zone vulnerabili, il 17 marzo si parlerà di revisione
Dopo mesi di attesa, alla fine dello scorso mese di gennaio l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha presentato uno studio sull’inquinamento da nitrati che di fatto “assolve” gli allevamenti dall’antipatico ruolo di principali colpevoli. Tutto bene quindi? Non proprio, perché, come scrive Angelo Gamberini sul sito Agronotizie del 12 febbraio scorso, “il problema dell’applicazione della Direttiva nitrati è tutt’altro che risolto, perché vanno ridefiniti alla luce di queste nuove conoscenze evidenziate dallo studio di Ispra i parametri di impiego dei reflui zootecnici e va rivisto il perimetro delle aree vulnerabili, quelle dove il limite di azoto per ettaro dovrebbe passare da 340 a 170kg”. Il 10 febbraio scorso, a Roma, si è svolto un primo incontro per decidere il da farsi e al tavolo interministeriale, presenti il ministro Maurizio Martina e Gianluca Galletti, rispettivamente titolari del dicastero delle Politiche agricole e dell’Ambiente, erano presenti anche i rappresentanti delle Regioni e delle Organizzazioni agricole. L’incontro – continua nel suo articolo Gamberini – si è risolto con la decisione di un ulteriore rinvio fissato al 17 marzo prossimo, nel corso del quale le regioni che insistono sulle zone vulnerabili dovranno presentarsi con proposte concrete riguardo la relativa revisione. Un compito che dovrà essere svolto con un confronto tecnico fra gli assessori regionali all’Agricoltura e all’Ambiente. L’auspicio del giornalista, al termine dell’articolo, è che alla data del 17 marzo tra i punti all’ordine del giorno non figuri la voce “rinvio”.
MANGIMI
Assalzoo dà vita a un Comitato scientifico sui temi della sicurezza alimentare
Sempre attenta ai temi dell’innovazione per migliorare tanto la qualità dei mangimi quanto gli standard di food safety, Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) ha deciso di rafforzare la propria azione creando un comitato scientifico composto da scienziati, dedito in via prioritaria ai temi dell’innovazione. Il Comitato è composto da cinque membri. Il coordinamento è affidato al professor Giuseppe Pulina, Ordinario di Zootecnia speciale all’Università di Sassari e past-president dell’Associazione scienze delle produzioni animali. Accanto a lui il professor Roberto Villa, docente di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria presso l’Università di Milano; il professor Gabriele Canali, docente di Economia dei sistemi agroalimentari presso l’Università Cattolica di Piacenza; il professor Matteo Crovetto, Ordinario di Alimentazione animale all’Università di Milano e la dottoressa Elisabetta Bernardi, Nutrizionista e consulente scientifico di Rai Expo Milano 2015. Tra i temi su cui si concentrerà il lavoro del Comitato – ricorda una nota diffusa dall’Ufficio Stampa di Assalzoo – vanno ricordati quello dell’antibiotico resistenza, del microbioma, del mercato delle materie prime di interesse zootecnico, senza dimenticare questioni più generali che toccano comunque il settore dell’alimentazione animale come la sostenibilità ambientale e le nuove emergenze tossicologiche. “Assalzoo – ha dichiarato il presidente Alberto Allodi – da sempre ha considerato il mondo scientifico un punto di riferimento importante. Questo Comitato rappresenta un gruppo in cui abbiamo riunito elevate professionalità, con un evidente grado di complementarietà il cui obiettivo è fornire ad Assalzoo, e al settore mangimistico, uno strumento tecnico e conoscitivo indispensabile per garantire la sicurezza alimentare, nonché un supporto strategico verso l’innovazione per rendere più efficiente, competitivo e sostenibile il nostro lavoro”.
Flash dall’agroalimentare nazionale e internazionale
Guidi (Confagricoltura): Agea paghi i contributi Pac
La Giunta esecutiva di Confagricoltura che si è riunita nei giorni scorsi, tra gli altri ha affrontato anche il tema dei ritardi nell’erogazione dei sostegni della Pac da parte di Agea, organismo pagatore. “In un contesto di particolare criticità per le aziende agricole – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – dobbiamo anche registrare la mancata erogazione del saldo degli aiuti riferiti alle domande di pagamento unico 2014”. Per questo Guidi ha rivolto un appello ai vertici di Agea affinchè le aziende possano prontamente ricevere gli aiuti di loro spettanza. “E’ una boccata d’ossigeno necessaria – ha affermato Guidi – per le imprese del settore su cui pesano anche le incertezze derivanti dall’applicazione della riforma della Pac”: (Fonte: www.confagricoltura.it)
Sull’Imu agricola si continua a discutere
La Coldiretti, dopo la scadenza del 10 febbraio, nel sottolineare la necessità che venga rispettato lo Statuto del contribuente, ha formulato un appello a tutti i sindaci di Italia affinchè venga ridotta al minimo l’aliquota da applicare ai terreni agricoli nei Comuni interessati dall’Imu, ricordando che nell’immediato è anche necessario evitare le sanzioni nei casi di ritardato pagamento quando dovuto. Sono state infatti individuate diverse categorie di Comuni per l’esenzione dall’imposta: la prima è quella dei Comuni totalmente montani, del tutto esenti dal pagamento, mentre la seconda categoria riguarda i Comuni parzialmente montani dove l’Imu non si applica solo se i proprietari dei terreni sono in possesso della qualifica di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale, oppure se i terreni agricoli sono stati dati in affitto o in comodato. (Fonte: www.ilpuntocoldiretti.it)
Azioni concrete a difesa della biodiversità
La biodiversità si sta progressivamente riducendo. In un secolo si sono estinte 300mila varietà vegetali. L’allarme arriva dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) che ricorda come nel nostro Paese siano a rischio di estinzione oltre 2000 varietà tra animali e vegetali e solamente negli ultimi 50anni si siano perse almeno 80 razze tra bovini, caprini, ovini, suini ed equini. Molte razze antiche e varietà locali sono a rischio scomparsa perché soppiantate dalle varietà più produttive adatte ai sistemi di allevamento e coltivazione intensivi e alle regole del mercato globale. La Cia, su questo tema, promuove e rilancia da anni la figura dell’”agricoltore custode”, adoperandosi per valorizzare l’opera di questi imprenditori impegnati nella difesa della biodiversità di cui porta avanti le istanze. (Fonte: www.cia.it)
Ancora in calo i consumi di carne fresca suina
Secondo i dati pubblicati da Ismea, nei primi 11 mesi del 2014 gli acquisti delle famiglie italiane hanno registrato un calo consistente: la carne suina fresca si conferma il prodotto che subisce la contrazione più significativa dei consumi con una flessione delle quantità acquistate del 6,2% e una diminuzione delle famiglie acquirenti del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2013. I salumi registrano invece un aumento dei volumi acquistati, con una crescita del 2,4% per quelli non Dop/Igp e dell’1,5% per i Dop/Igp. Purtroppo i dati confermano il fenomeno della deflazione: in diminuzione i prezzi della carne suina fresca “naturale” e quelli dei salumi. (Fonte: www.anas.it)
L’americano “Asiago Cello” insidia il vero Asiago Dop
L’esistenza del marchio “Asiago Cello”, registrato da una Società del New Jersey (USA), ha spinto l’Ufficio per i brevetti e i marchi commerciali degli Stati Uniti a rifiutare al Consorzio di tutela dell’Asiago la protezione per il nome del formaggio veneto, decisione contro la quale il Consorzio ha presentato ricorso. Lo riferisce un portale specializzato, spiegando che l’ente di tutela aveva fatto presente al responsabile del dossier di essere il rappresentante ufficiale dell’Asiago e di “esercitare un legittimo controllo sull’uso” del nome in base alla normativa europea sulle indicazioni geografiche, ma non è servito. La Società che detiene il marchio “Asiago Cello” è la Arthur Schuman inc., che ha un ampio portafoglio di marchi evocativi: dal “Parm Cello” al “Bella Rosa” al “Gran Cello” al “Viadana”. (Fonte: www.agrapress.it)
Ad Atlanta il Meeting sulla sicurezza alimentare e la registrazione dei prodotti
Si è chiuso con successo l’ottavo Meeting dei regolatori internazionali della mangimistica di Atlanta, negli Stati Uniti. All’incontro ha partecipato un numero record di operatori provenienti da tutto il mondo. Tra i temi affrontati la sicurezza degli alimenti e la registrazione dei prodotti, ma si è discusso anche di legislazione di settore in Sudafrica, Australia e America Latina. “Gli operatori della mangimistica possono contribuire a rendere i settori dell’alimentare e del bestiame più responsabili e a raggiungere obiettivi comuni come la sicurezza del cibo e la salute degli animali”, ha detto Daniela Battaglia, funzionario della Divisione Salute e Produzione Animale della Fao. (Fonte: www.mangimiealimenti.it)
Abbattuta un’altra barriera sanitaria. Ora il Canada è ancora più vicino
La Canadian Food Inspection Agency (CFIA) ha eliminato il limite minimo di stagionatura dei prodotti di salumeria esportabili nel Paese. L’iter era iniziato nell’autunno dello scorso anno su richiesta di Assica ed era finalizzato ad ottenere l’eliminazione del periodo minimo di stagionatura di 30 giorni previsto per i salumi esportati dall’Italia e la conseguente apertura del mercato canadese alle carni suine fresche. Le nuove condizioni per l’esportazione proposte dalla Cfia non prevedono requisiti minimi di stagionatura dalle Regioni italiane indenni dalla malattia vescicolare. Il mercato canadese negli ultimi cinque anni (2008-2013) ha registrato un +60,8% in quantità per 791 tonnellate di prodotto e un +63,3% in valore pari a 8,4 milioni di euro. (Fonte: www.assica.it)
La vertenza dei portuali americani mette in crisi il settore suinicolo statunitense
L’Associazione nazionale dei produttori di carni suine americana, insieme a 92 altre organizzazioni agricole, alimentari e industriali, hanno sollecitato le parti coinvolte nella controversia di lavoro che colpisce le esportazioni di alimenti attraverso i porti della costa occidentale per risolvere in tempi molto brevi la loro vertenza. Il conflitto con i lavoratori nei porti di Long Beach, Los Angeles, Oakland, Seattle e Tacoma ha incagliato migliaia di contenitori di carne di maiali e di altri prodotti agricoli. Da novembre il prezzo della carne di maiale è sceso del 20%. Le stime parlano di una perdita, per le industrie della carne suina americana, per più di 30 milioni di dollari la settimana. (Fonte: www.3tre3.it)
In Venezuela per latte e petrolio i conti non tornano
Il crollo del prezzo del petrolio sta provocando pesanti conseguenze ai Paesi esportatori con effetti negativi sul mercato del latte, prodotto di cui questi Paesi sono in genere importatori. Fra questi, oltre alla Russia c’è il Venezuela, dove il petrolio rappresenta più dell’80% delle sue entrate in valuta estera. In questa nazione è in atto una depressione economica aggravata da un’inflazione ormai vicina al 65% e un debito estero in continua ascesa. A gennaio si è poi accentuata anche la scarsità di alimenti e beni essenziali a causa di una produzione interna insufficiente e di importazioni sempre più difficili da sostenere. In questa ottica, anche il mercato del latte deve essere considerato nel più ampio contesto dell’economia mondiale. (Fonte: www.clal.it)
Federdistribuzione, troppo elevato il divario tra Nord e Sud del Paese
“I dati diffusi negli ultimi giorni dall’Istat sulla situazione del Mezzogiorno sono estremamente preoccupanti e riportano il tema del Sud d’Italia tra le assolute priorità del Paese”. Lo ha affermato Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione. Il Mezzogiorno risulta avere un pil pro-capite, nel 2013, inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord, pari nel Meridione a 17.200euro. Ma soprattutto evidenzia, sempre per il 2013, una spesa di consumi per abitante inferiore del 32% rispetto a quella del Centro-Nord: 12.500euro contro i 18.300euro del resto del Paese. “I dati si aggiungono a quelli sui livelli di disoccupazione e di lavoratori irregolari che sono più del doppio nel Sud rispetto al resto del Paese – ha dichiarato Cobolli Gigli – disegnando un quadro drammatico dal punto di vista economico e sociale”. (Fonte: www.federdistribuzione.it)