
OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE
LATTE
Cala la produzione di Parmigiano Reggiano
A dicembre la produzione di Parmigiano Reggiano è diminuita dell’1,1%. Lo rende noto in un comunicato il Consorzio di tutela che sottolinea come questa tendenza rappresenti un’inversione che assicura al 2014 una chiusura all’insegna di una sostanziale stabilità (circa 15.000 forme in più). Secondo il Consorzio, infatti, questo rappresenta un segnale importante per i mercati in attesa delle decisioni dei singoli produttori circa la riduzione del 5% approvata dall’Assemblea dei caseifici per il 2015 e in linea con quanto già messo in atto da altri Consorzi di Dop italiane, perché il calo indica la via per il ripristino di un miglior equilibrio tra domanda e offerta. Contestualmente, le esportazioni di Parmigiano Reggiano nei primi nove mesi del 2014 sono apparse in aumento a livelli superiori al 5%, mentre sul mercato interno, in occasione delle recenti festività natalizie e di fine anno, si è registrato un incremento delle vendite del 7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Proprio in vista delle festività, sono state infatti collocate 285.000 forme di Parmigiano Reggiano che rappresentano il 15% dell’intera produzione destinata in pezzi al mercato interno.
POST QUOTE LATTE
Promozione e risorse per fronteggiare le incognite future
Il 31 marzo 2015 è ormai alle porte e quello che la fine del regime delle quote determinerà rappresenta un tema su cui si stanno concentrando gli interventi di tutti i maggiori esperti del settore a livello europeo. Il 7 gennaio scorso, presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles, si è svolto il workshop “Crisis in the milk market: management of the post quota system”. L’iniziativa è stata organizzata dal Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale di cui Paolo De Castro è oggi coordinatore. “Migliaia di allevatori stanno vivendo una situazione difficile – ha detto nel suo intervento introduttivo al workshop De Castro – Il prossimo 1 aprile finirà il regime delle quote, un termine importante che ha già spinto la produzione europea a crescere del +5% nel 2014. In questo contesto, il crollo dei consumi interni e gli effetti dell’embargo russo sui formaggi spiegano il crollo del prezzo del latte, oggi pari al 50% di quello di poco più di sei mesi fa. Un quadro complesso e difficile in cui il Parlamento europeo interverrà introducendo nuovi strumenti di gestione dell’offerta, dando direttamente agli allevatori la possibilità di contrastare la volatilità dei prezzi”. Per l’Italia era presente Cesare Baldrighi, presidente del Consorzio di tutela del Grana Padano e responsabile settore latte di Agrinsieme, che ha sottolineato la necessità di adottare “misure, nel breve e medio-lungo periodo, che pongano rimedio al calo di consumi, interno ed esterno, e ridiano ossigeno al settore. Nel medio periodo servono più risorse per la promozione interna ed esterna dei prodotti ad alto valore aggiunto e la rimozione delle barriere all’export sia per questi prodotti che per le commodity. Se queste misure non dovessero attuarsi, assisteremo al crollo della produzione di latte in Europa che ci renderebbe in gran parte dipendenti dall’estero”.
PSR
L’approvazione di Bruxelles rischia di slittare a primavera
Da indiscrezioni provenienti da Bruxelles, i Programmi di sviluppo rurale 2014-2020 delle Regioni italiane corrono il rischio di essere approvati non prima del via libera al Bilancio comunitario 2015 previsto per la prossima primavera. Lo si apprende da una nota pubblicata sul portale della Regione Emilia Romagna, E-R. Se la notizia verrà confermata, si legge, si rischia di perdere un intero anno di operatività perché lo slittamento dei tempi di approvazione per motivi di contabilità europea si aggiunge al ritardo già accumulato in Italia a seguito della tardiva sottoscrizione dell’Accordo di partenariato con la Ue per l’utilizzo dei fondi europei, avvenuto alla fine di ottobre dello scorso anno. E’ indispensabile, continua la nota, che i Governi europei propongano alla Commissione un’approvazione in via tecnica dei Psr prima della formale approvazione del bilancio europeo. Intanto il 19 dicembre scorso sono pervenute alla Regione Emilia Romagna le previste osservazioni della Commissione europea al Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 che stanzia 1,2 miliardi di euro e che è stato approvato dall’Assemblea legislativa nel luglio 2014. Si tratta di oltre 500 osservazioni, peraltro in linea con quelle pervenute ad altre Regioni, legate in gran parte alla necessità di adeguare i programmi regionali approvati a luglio ai contenuti dell’Accordo nazionale di partenariato con la Ue sottoscritto a fine ottobre e alle linee guida europee di attuazione dei Psr, pubblicate anch’esse in data successiva a luglio 2014. L’adeguamento più rilevante riguarda l’impegno nazionale a destinare il 4,17% delle risorse dei singoli Psr al potenziamento delle infrastrutture per la banda larga e ultralarga. Un secondo blocco di adeguamenti è relativo all’indicazione dei sistemi di verifica dei risultati attesi sulla base di un regolamento europeo che nel luglio 2014 non era ancora disponibile.
MANGIMI
Prudenza e ottimismo per i produttori europei
Per i produttori di mangimi il 2015 si presenta con previsioni ottimistiche ma improntate alla prudenza. Lo si apprende da un articolo pubblicato sull’ultima newsletter mangimiealimenti.it. Per quanto riguarda l’Europa, si legge, resta ancora in primo piano la questione degli aspetti regolativi e dei controlli. “La Fefac (Federazione europea dei produttori di mangimi, ndr) spera che il sistema di tassazione riconoscerà i controlli eseguiti rendendolo più efficiente, favorendo controlli mirati, il dialogo e la cooperazione”, ha detto il presidente della Federazione, Ruud Tijssens. Altro tema caldo riguarda la libertà di importare colture Ogm. Tijssens punta all’approvazione delle 12 produzioni Gm che sono state già valutate positivamente dall’Efsa e sulle quali è attesa una decisione definitiva da parte della Commissione europea. “L’approvazione è essenziale per mantenere vitali le forniture di risorse ricche in proteine e la competitività del settore dell’allevamento Ue che deve affrontare le conseguenze negative del divieto di importazione russo”. La Fefac sarà impegnata anche nelle proposte mirate ad assicurare la fornitura di materie prime strategiche: uno dei pilastri riguarderà la produzione di soia, priorità per l’agenda politica nel 2015. Infine, un tema che ha riguardato da vicino anche il lavoro parlamentare italiano: Tijssens ha dichiarato che la revisione della direttiva sui mangimi medicati dovrà essere in linea con i principi del quadro di sicurezza dei mangimi nella Ue.
ENERGIE RINNOVABILI
Con il Milleproroghe slitta l’entrata in vigore della legge 89/2014
L’applicazione della legge 89/2014, che doveva entrare in vigore il 1 gennaio 2015, è stata posticipata di un anno. Lo si apprende da un articolo pubblicato sul n. 1 della rivista Informatore Agrario. Il posticipo è stato sancito dal decreto legge n. 192 del 31 dicembre 2014, il cosiddetto “Milleproroghe”. La legge 89, riporta l’articolo, prevede la cessazione dell’applicazione del reddito catastale agli imprenditori agricoli (persone fisiche, Società di persone e Società cooperative) che producono energia fotovoltaica e da biogas, con l’introduzione di una nuova determinazione del reddito pari al 25% del valore delle cessioni assoggettate a Iva. La soluzione transitoria, già applicata per il 2014 e ora estesa al 2015, consiste in una franchigia al di sotto della quale l’attività di produzione di energia viene considerata ancora produttiva di reddito agrario e a cui non si applica quindi il coefficiente di redditività del 25%. I limiti della franchigia sono: produzione e cessione fino a 2.400.000 kWh annui per le rinnovabili agroforestali; produzione e cessione fino a 260.000 kWh annui per il fotovoltaico. Per i corrispettivi che superano la franchigia scatta in ogni caso l’applicazione del coefficiente di redditività del 25%.
Flash dall’agroalimentare nazionale e internazionale
In Corea del Sud tornano Parmigiano Reggiano e Grana Padano
Confagricoltura commenta molto positivamente la notizia dello sblocco, da parte del Ministry of food and drug security della Corea del Sud, della commercializzazione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in questo Paese. “La soluzione della controversia commerciale con la Corea del Sud, iniziata nei primi mesi del 2014 e che ha portato gravi danni all’export di questi prodotti (-21% nei primi undici mesi dell’anno) è un risultato importante per l’Italia – sottolinea Confagricoltura in una nota – ottenuto grazie all’impegno di tutto il Governo che ha lavorato per il giusto riconoscimento degli standard produttivi e qualitativi delle aziende”. Confagricoltura aveva sollevato la questione al tavolo agroalimentare di Mise e Mipaaf e ricorda che molte sono ancora le controversie commerciali aperte sulle quali è necessario continuare a tenere alta l’attenzione a supporto dell’export e anche della tutela delle nostre indicazioni geografiche nei Paesi Terzi. (Fonte: www.confagricoltura.it)
Pecorino Romano Dop, aumentano export e valore
Volano ai massimi i prezzi del Pecorino Romano Dop spinti dall’aumento del valore delle esportazioni del 10%, la migliore performance tra tutti i prodotti agroalimentari made in Italy, in netta controtendenza alla crisi generale dell’economia. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti dalla quale si evidenzia che le quotazioni all’ingrosso di Pecorino Romano stanno per sfondare i 9euro/kg, un valore addirittura superiore per la prima volta nella storia a quelle del Parmigiano Reggiano. Secondo Coldiretti questa tendenza è destinata a consolidarsi anche nel 2015 per effetto del tasso di cambio euro/dollaro che favorisce le esportazioni negli Usa, dove è diretta quasi un terzo della produzione nazionale di Pecorino Romano Dop e l’aumento del valore dell’export è stato addirittura del 22%. (Fonte: www.coldiretti.it)
Prezzi e formato convenienza la priorità della spesa degli italiani
La netta frenata dell’inflazione nel 2014, che si attesta allo 0,2% ai livelli più bassi da oltre mezzo secolo, riflette la situazione di crisi persistente con i consumi delle famiglie ormai stabilmente in territorio negativo. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito agli ultimi dati diffusi dall’Istat. I consumi sono tornati ai livelli di trent’anni fa. Dal 2008 a oggi sono diminuiti quasi del 40% viaggi e vacanze, ma soprattutto le famiglie hanno dovuto ridurre il budget a disposizione per la tavola di oltre 12 miliardi di euro. Non modifica nulla il fatto che, nella media del 2014, le decelerazioni più marcate hanno riguardato proprio i prezzi dei prodotti alimentari con una crescita praticamente nulla (+0,1%). Il 58% degli italiani sceglie il cibo in base al prezzo e il 42% privilegia i cosiddetti “formati convenienza”. Il 32% abbandona i grandi brand per i marchi più economici e il 24% ricomincia a fare cucina di recupero. Per ben 6,5 milioni di famiglie i discount sono diventati l’unica via praticabile per difendersi dalla recessione. (Fonte: www.cia.it)
Uova, le quotazioni del 2014 non soddisfano
Negli ultimi 5 anni le quotazioni delle uova hanno subito una riduzione media del 23%. Lo afferma lo Studio di consulenza agribusiness ed economia territoriale GL Bagnara – M.T. Mengarelli al termine delle periodiche analisi economiche. L’andamento registrato durante l’anno che si è da poco concluso conferma una quota di poco superiore a 1euro/kg., quotazione che viene confermata anche a inizio 2015. L’elaborazione delle stime prevede per le prossime settimane un leggero aumento che dovrebbe portare la quotazione a circa 1,15euro/kg. (Fonte G.L.Bagnara-M.T. Mengarelli)
Psr 2014, il Centro-Nord ha saputo spendere i contributi
Nel corso del 2014 per i Programmi di sviluppo rurale (Psr) sono stati erogati contributi superiori a 2,6 miliardi di euro, di cui circa 1,34 messi a disposizione dalla Ue. Lo ha reso noto il ministero delle Politiche agricole. In cima alla classifica della spesa si confermano le Regioni del Centro-Nord, in particolare la Provincia autonoma di Bolzano con il 94,6% della spesa realizzata, seguita dalla Lombardia (90,7%), mentre le rimanenti Regioni sempre del Settentrione raggiungono una percentuale di spesa compresa tra il 75 e l’86%. Per le Regioni del Sud la percentuale di spesa rimane inferiore alla media nazionale. (Fonte: www.italiaatavola.net)
Gli antiossidanti nella razione migliorano la qualità di latte e carne
Gli antiossidanti sono fattori nutritivi sempre più importanti nell’alimentazione degli animali da reddito, dei ruminanti in particolare. Gli studi condotti dai ricercatori dell’Università di Sidney, guidati da Pietro Celi, fanno luce sulle loro svariate proprietà, soprattutto riguardo il selenio e la vitamina E. “Se saremo in grado di utilizzarli in maniera efficace – ha spiegato Celi – otterremo animali migliori e più redditizi. Un uso attento degli antiossidanti garantisce infatti carne e latte di elevata qualità e fornisce all’animale elementi di cui beneficia tutto l’organismo. Tra questi la riduzione del calore e una migliore termoregolazione, ma soprattutto una difesa supplementare contro le mastiti. (Fonte: www.mangimiealimenti.it)
Carne bovina, gli USA riaprono alle importazioni
Gli Stati Uniti riaprono alle importazioni di carne di manzo europea dopo 17 anni di divieto a causa del morbo della mucca pazza. I produttori europei possono partecipare al mercato da 4 miliardi di euro l’anno di import statunitensi. Il primo Paese Ue a firmare un accordo è stata l’Irlanda che era già il primo esportatore di carne negli USA prima del divieto. Scarso l’interesse italiano visto che il nostro Paese importa già il 40% di carni bovine. Intanto però, oltre oceano cresce del 20% annuo la richiesta di carni biologiche e senza ormoni. (Fonte: www.agronotizie.it)
Dall’Inea uno studio sull’impatto dell’embargo russo in Europa
Poco prima della fine del 2014 l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria) ha pubblicato uno studio sull’impatto dell’embargo russo sull’agroalimentare italiano che sta avendo ripercussioni significative poiché il nostro, nel 2013, è stato il sesto Paese europeo per esportazioni agroalimentari verso il mercato russo, passate in 10 anni da 222milioni di euro a oltre 684 milioni (+208%). Il settore più colpito è l’ortofrutticolo a cui segue quello lattiero-caseario i cui flussi verso la Russia, sempre nel 2013, sono stati pari a circa 45 milioni di euro, quasi il 2% dell’export italiano complessivo del comparto. Tre i livelli analizzati dallo studio circa la politica di embargo attuata dalla Russia: gli effetti a livello europeo, quelli per l’Italia e la valutazione degli scenari futuri circa l’impatto del blocco alle importazioni sul sistema agroalimentare europeo. (Fonte: www.inea.it)