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MEATITALY – PROSEGUE L’INDAGINE DELL’OSSERVATORIO AGRI&FOOD DI CREMONAFIERE SUL MONDO DELLA CARNE

 

Cremona, 20 febbraio 2009 – Nessuno intende
mettere su un ipotetico banco degli imputati la Grande distribuzione
organizzata eppure, ascoltando l’analisi di Maurizio Arosio, presidente di Federcarni, l’associazione che
conta iscritte circa 15.000 macellerie sull’intero territorio nazionale, verrebbe da dire che il
consumatore, probabilmente, tornerebbe volentieri a fare la spesa nei negozi di
macelleria che un tempo popolavano le città e che oggi, in molti casi, hanno
chiuso i battenti per occupare i medesimi spazi all’interno dei supermercati.

“La mia è la storia di un negoziante, meglio
un macellaio – spiega Arosio – che ha voluto continuare l’attività del padre.
Un’attività che non è certo avara di sacrifici, che richiede in certi periodi
dell’anno anche dodici ore di lavoro al giorno, ma che può dare grandi
soddisfazioni e ancora oggi, a chi fosse intenzionato a esercitarla, può
offrire notevoli opportunità”.

Lei presiede Federcarni da tre anni e fin da
quando era bambino, par di capire, ha imparato a conoscere quello che poi è
diventato il suo mestiere. Quanto e come è cambiato, in questi anni, il modo di
acquistare del consumatore italiano?

Beh, diciamo che il momento della svolta si è
verificato all’inizio del Duemila con l’emergenza della mucca pazza – riflette
Arosio. All’epoca, la paura non solo modificò in parte le scelte alimentari del
consumatore, ma lo spinse a rivolgersi a noi macellai per trovare risposte di
cui fidarsi incondizionatamente per riuscire in qualche modo a delegare scelte
che, nel bailamme di informazioni che si ascoltavano da più parti, era
difficile prendere. In pratica, ci venne riconosciuta una competenza che nel
corso degli anni successivi credo si sia ulteriormente consolidata”.

Un rapporto diretto che obiettivamente non è
spesso facile avere nel reparto macelleria di un supermercato dove non sempre,
al banco vendita, è prevista la presenza di personale addetto. Un’assenza che
però, in fatto di informazioni sulla carne da acquistare, può essere compensata
dalle indicazioni riportate sulle etichette delle confezioni.

E’ vero – prosegue il
presidente di Federcarni – ma la mia esperienza mi porta a considerare che le
indicazioni riportate in etichetta, per quanto scrupolose e affidabili, non
danno spesso al consumatore le stesse garanzie che sente di ottenere dal
rapporto diretto con il macellaio”.

La crisi economica che stiamo attraversando
sta avendo ripercussioni severe anche nei consumi?

In base alla mia
esperienza direi di no. I volumi, sostanzialmente, anche nel periodo natalizio
che da più parti veniva considerato un po’ il banco di prova, sono rimasti
pressoché identici a un anno fa. Diciamo piuttosto che il consumatore acquista
con maggiore attenzione, ponendo sempre in primo piano, comunque, la qualità.
Un’attenzione che si rivolge sia al taglio da cucinare che ai pronti da
cuocere, un segmento che da alcuni anni sta incontrando il favore di una larga
fetta di acquirenti e che rappresenta la chiave di volta per competere con la Gdo. I numeri lo
dimostrano. In Italia i negozi di macelleria, pur essendo diminuiti, coprono
ancora una percentuale del 40-50%;
negli altri Paesi europei dove sostanzialmente le macellerie hanno continuato a
vendere solo tagli di carne da preparare, i negozi si sono ridotti a un ben più
misero 10% ”.

Dalle sue parole sembra di capire che è in
atto, in qualche modo, un ritorno al passato…

Esattamente – spiega
ancora Arosio – ma più che un ritorno al passato lo definirei un ritorno alle
tradizioni, che i nuovi stili di vita avevano un po’ mandato in soffitta”.

Resta il fatto che, come ha ricordato poco
fa, la gestione di una macelleria richiede un sacrificio che non sempre i
giovani d’oggi sono disposti ad affrontare  malgrado le opportunità positive che riserva.

E’ vero, e per questo
c’è bisogno di uno scatto culturale, di una campagna informativa che metta in
luce queste opportunità, decisamente superiori ai sacrifici richiesti”.

Quindi cosa bolle in pentola? Federcarni ha
allo studio delle iniziative?

Certo – incalza
Arosio – Federcarni ha promosso una serie di manifestazioni di strada in varie
città italiane dove, attraverso la distribuzione e l’informazione sui prodotti
offerti il cui ricavato è poi destinato in beneficenza per sostenere progetti
specifici, è possibile agganciare il consumatore e ascoltare anche le sue
richieste. Non solo. Stiamo lavorando per inserire nel programma di studi delle
scuole alberghiere italiane un corso di macelleria e siamo fiduciosi di vederlo
presto realizzato”.

L’apertura, sul territorio nazionale, di
sempre più numerose macellerie etniche potrà cambiare il rapporto con il
consumatore, le sue abitudini?

“Non credo – conclude il presidente di
Federcarni – il consumatore italiano può essere incuriosito dalla novità, ma
poi torna alle sue abitudini. Soprattutto se si tratta di abitudini che lo
soddisfano e lo garantiscono in materia di qualità e salubrità”.

 

Proprio MeatItaly,
il primo Salone della filiera della carne bovina, in programma a Cremona dal 22 al 25 ottobre prossimi,
sarà l’occasione anche per il consumatore di scoprire tutti i segreti della
carne, dai diversi tagli alle proprietà nutrizionali, dalla sicurezza (in cui
l’Italia eccelle) alle caratteristiche delle molte razze produttrici.

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