
L’ortofrutta veneta protagonista a Macfrut
Rimini (10 maggio 2018) – Il Veneto dà lezione nel settore dell’ortofrutta grazie alla sperimentazione, alla distintività dei prodotti e alla valorizzazione del territorio. Ad affrontare il tema strategico della ricerca per gli agricoltori della regione veneta, prima esportatrice d’Italia con 800 milioni di euro di fatturato, è stato il convegno “L’ortofrutta veneta da commody a speciality”, organizzato da Aop Veneto Ortofrutta e Coldiretti Veneto. Svoltosi nella seconda giornata (giovedì 10 maggio) di Macfrut, fiera internazionale dell’ortofrutta, i diversi relatori sono stati coordinati da Pietro Piccioni di Coldiretti Veneto.
“Siamo la prima regione in Italia per l’export, la più variegata per altimetria e paesaggi, si va dalla pianura all’alta montagna, passando per fiumi e colline – ha aperto il convegno Martino Cerantola, presidente Coldiretti Veneto – Vogliamo essere la prima regione anche per propositività e innovazione. Per questo lo scorso anno proprio qui al Macfrut abbiamo creato un tavolo di lavoro per approfondire la ricerca e avviare una programmazione strutturata capace di dare soddisfazione al produttore e rilanciare i consumi”.
“Per fare programmazione bisogna avere una mappatura del territorio e del settore ortofrutticolo”, ha spiegato Veronica Bertoldo, responsabile del settore ortofrutta della Regione iniziando a snocciolare dati. “Il terreno coltivato in Veneto è di 46 mila ettari, il 48% è frutticolo – ha detto – Il valore dell’ortofrutta a livello nazionale è pari all’8%. Un agricoltore su tre è aggregato in Op”. La dottoressa Bertoldo è poi entrata nel dettaglio dei vari prodotti agricoli. “Le mele fanno un fatturato di 105 milioni annui, le fragole 62 milioni, le pere 60 milioni, il kiwi 35 milioni, i meloni 25 milioni, le pesche nettarine 22 milioni, le ciliegie 16 milioni e mezzo, i frutti di bosco 40 milioni di euro con 200 ettari di terreno coltivato, la frutta da guscio 17 milioni di euro, il cocomero 3 milioni e mezzo, susine 3 milioni mentre le albicocche superano di poco i 2 milioni e 600 mila euro. Per quanto riguarda gli ortaggi – ha proseguito Bertoldo – le insalate 158 milioni di euro, i funghi, di cui abbiamo il primato in Italia, siamo a un fatturato di 61 milioni di euro annui, i radicchi 41 milioni, aglio, cipolle e porri 34 milioni, i pomodori 29 milioni, zucchine e zucca 29 milioni, asparagi 15 milioni, melanzane, fagiolini e peperoni 11 milioni, cavolfiori e cavoli 8 milioni e spinaci 4 milioni. Il biologico e la produzione integrata comprendono il 9,6% della superficie coltivata”.
Su un altro aspetto dell’ortofrutta legato alla soddisfazione dei clienti e quindi ai consumi ha centrato l’attenzione Roberto Della Casa, dell’Università Bologna e Agroter, che ha presentato un’indagine regionale dal titolo “Il valore al centro” effettuata su un campione di 3 mila intervistati ai quali sono state sottoposte 80 domande con 240 mila risposte. Secondo Della Casa, infatti, i consumi di frutta sono in calo (-2,6% frutta fresca, -0,3% frutta a guscio nel primo trimestre del 2018) anche perché non c’è una continuità nella bontà dei prodotti. Sul medio/lungo periodo il consumatore si disaffeziona e il risultato è il calo negli acquisti di frutta. Un esempio? Alla domanda quante volte avete trovato fragole avariate in una confezione, il 33% degli intervistati ha detto più di una volta – ha spiegato Della Casa – mentre il 9% sempre. Dalla nostra indagine è emerso anche che il 5% dei consumatori è disposto a spendere il 20% in più a fronte della garanzia di trovare un prodotto di buona qualità. Il lavoro, quindi, va fatto sulla qualità e sulla continuità”.
“Fondamentale per il Veneto, come per l’agricoltura italiana in generale, è raccontare la storia di un prodotto, personalizzarlo – ha spiegato Germano Fabiani, Coop Italia – Noi vediamo che i consumi del prodotto sfuso stanno lentamente diminuendo per dar spazio ai prodotti ortofrutticoli riconoscibili o con marchi legati al distributore”.
“Inevitabile, quindi, passare da commodity a speciality – le ha fatto eco Cesare Bellò AOP Veneto Ortofrutta – ovvero da un prodotto anonimo a un prodotto distinto, ben caratterizzato. Noi abbiamo lavorato molto su questa linea negli ultimi anni ed è la direzione giusta da seguire. Abbiamo visto col radicchio tardivo, con il variegato di Treviso, ma anche con prodotti meno conosciuti abbiamo ricevuto subito risposte positive dal mercato, come gli asparagi di Budoere, il “Figomoro” di Caneva, un fico buonissimo, la patata del Quartier del Piave (e in questo i nostri colleghi emiliani hanno molto da insegnarci con la Selenella), la ciliegia di Marostica e ancora il Marone di Monfenera. E’ importante raccontare la storia di un buon prodotto che viene coltivato in un territorio di valore, sostenibile. Ecco che produzione, ambiente e comunicazione sono indissolubilmente legati”.
L’acqua di domani ad Acqua Campus
“E’ impossibile ottenere un’ortofrutta di qualità senza una buona irrigazione”. Con queste parole Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche italiane (Anbi), ha aperto il convegno “Acqua campus” tenutosi a Macfrut. In un momento storico in cui le produzioni agricole sono sempre più influenzate dai cambiamenti climatici, è doverosa una riflessione sulle risorse idriche: ad oggi Anbi si occupa di irrigare 3,3 milioni di ettari di terreno, con 144 consorzi associati. “Con le nostre azioni, diamo risposta alle aziende del territorio ma per continuare a fare agricoltura, abbiamo bisogno di più acqua”, ha aggiunto Vincenzi. Fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura in regione è anche l’azione del Consorzio di Bonifica per il Canale Emiliano Romagnolo che, come ha detto il suo presidente Massimiliamo Pederzoli “Oltre a rendere l’acqua disponibile per gli agricoltori, ha sviluppato anche la ricerca”.
“I cambiamenti climatici non hanno certo risparmiato i nostri territori, i fenomeni estremi sono sotto gli occhi di tutti: siccità e alluvioni, sempre più frequenti – ha affermato Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia Romagna – La Regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata a trovare e sostenere strategie innovative per contenere i danni da cambiamenti climatici, per salvaguardare l’acqua che è un bene sempre più prezioso e, al contempo, aiutare gli agricoltori nell’opera importantissima di protezione del territorio, evitando quindi di agire solo nelle emergenze. Come Regione aspettiamo un Governo a cui chiedere il rispetto degli impegni fin qui assunti e che si attivi un confronto con le Regioni per dare corso alle iniziative già avviate”.
A seguire l’intervento dell’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli. “La disponibilità di acqua è sempre più condizionata dai cambiamenti climatici. I dati Arpae ci dicono che negli ultimi 25 anni la temperatura estiva è aumentata di quasi due gradi. Allo stesso tempo le precipitazioni si sono fatte più irregolari con prolungati periodi siccitosi seguiti da precipitazioni concentrate e intense che non consentono di ricaricare le falde. Le proiezioni ci dicono che la temperatura continuerà ad aumentare e, con questo, il deficit idrico”.
Da qui la necessità di una strategia di intervento. “Dobbiamo essere pronti a elaborare una strategia – ha proseguito l’Assessore – che metta insieme il riuso, il risparmio, l’uso efficiente dell’acqua attraverso le nuove tecnologie dell’agricoltura di precisione con la progettazione di nuovi invasi per trattenere la risorsa idrica quando è disponibile. Non c’è tempo da perdere: riuso, risparmio e invasi vanno attuati sinergicamente Grazie alle buone pratiche promosse da sempre in Regione, il consumo di acqua in Emilia Romagna è molto basso, se paragonato a quello di altre regioni padane. A livello europeo si tende ad insistere sugli obiettivi di risparmio idrico in misura percentuale: io credo che chi è già arrivato a certi standard non possa avere gli stessi obiettivi di chi, ad esempio, preleva da Po dieci volte più di noi. E per chi ha dei corsi d’acqua a regime torrentizio come i nostri servono anche interventi per lo stoccaggio, non solo per il risparmio”.
Il programma di venerdì 11 maggio
Sono diciotto gli eventi in programma nell’ultima giornata di Fiera che alle ore 12.00 nell’Area Bio (Hall B7-D7) presenta la prima edizione di Asparagus Days promosso da Cesena Fiera.
Prima ancora, la giornata si apre alle ore 9.30 con il convegno scientifico “Progressi dell’irrigazione in ortofrutticoltura”, promosso da Grusi, Anbi, e Cer. Quattro gli appuntamenti alle ore 10: l’Assemblea delle Regioni Europee Frutticole e Floricole (AREFLH) organizza “Regio Com 2018, iniziative per la promozione di frutta e verdura nelle regioni europee”; Image Line, “Agricoltura digitale Day. Il forum per chi ha scelto l’innovazione in agricoltura”; Convegno Coop, “Qualità in origine”; Zespri, “Incontro tecnico di coordinamento Zespi”; Asrecodi, “Gestione del rischio e nuove forme assicurative”. Alle 11 nell’Area Bio la “Sostenibilità e biologico”.
Nel pomeriggio alle 15 c’è l’Assemblea della Associazione Italiana Fungicoltori, alle 15.30 con Edagricole “Orticoltura di precisione. L’ultima frontiera”, sulle innovative tecniche di precision farming applicabili alle principali ortive, dal pomodoro da industria a quello da mensa, dall’asparago all’insalata.
Sempre nel pomeriggio cinque gli appuntamenti tecnici con l’Informatore Agrario, tre quelli in Acquacampus.
Info Macfrut 2018
Macfrut è organizzato da Cesena Fiera e si svolgerà in Fiera a Rimini nelle giornate 9-10-11 maggio 2018, orario 9.30-18.00.
www.macfrut.com