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L’EXPORT DI MARMI ITALIANI: DA GENNAIO A MAGGIO 2011 TREND POSITIVO

Nei primi cinque mesi del 2011 l’Italia ha esportato 1 milione e 654 mila tonnellate di marmi, graniti, travertini ed altre pietre, sia allo stato grezzo sia lavorati, per un valore di 645 milioni e 585 mila euro segnando un +1,6% sui volumi e un più consistente +10,4% sui valori, consolidando il trend positivo già rilevato nei mesi precedenti.
Lo comunica l’Internazionale Marmi e Macchine Carrara che ha elaborato i dati rilevati dall’Istat confrontandoli con le proprie banche dati e rilevando – dice il comunicato diffuso dalla società assieme alle tavole statistiche del periodo per le singole voci – che “il saldo generale è da ascrivere all’export di marmi e graniti grezzi e semilavorati e di graniti lavorati, mentre l’export di marmi e travertini lavorati chiude i primi cinque mesi con un meno 10% in quantità al quale si contrappone un aumento del +6% di valore dell’esportato. In sostanza si conferma, anche per il mese di maggio, il trend dei primi quattro mesi con una crescita medio dei valori medi per unità di prodotto del +8,6% su base annua.”
Il dato complessivo è frutto di andamenti sostanzialmente simili, anche se non uguali, sulle varie voci fra le quali spicca il calo, solo il dato quantitativo, dell’export di marmi e travertini lavorati, che però recuperano sui valori, consolidando la tendenza sempre più evidente al posizionamento verso fasce di mercato e di prodotto a maggior valore aggiunto.
La flessione quantitativa è la conseguenza delle difficoltà che derivano dal quadro economico generale, soprattutto per alcune aree geografiche e per alcuni mercati specifici, molto importanti per il settore, che attraversano una fase critica e con evoluzioni pressoché quotidiane per cui è difficile fare previsioni a breve e medio termine.
Le aree geografiche che hanno dato risposte positive alle attese dei produttori italiani sono state, anche nei primi mesi del 2011, quelle che hanno avuto le migliori performances negli ultimi anni come l’Europa nel suo insieme (sia comunitaria che non) mentre è sensibile il calo dell’export di marmi verso l’Africa che ha sempre avuto nei paesi della costa mediterranea un nucleo di importatori molto interessanti.
Le vicende in atto in alcuni paesi spiegano la situazione di stand by per l’export di marmi italiani, anche se alcuni partner, come Marocco ed Algeria, mantengono le attività commerciali con l’Italia mentre in Europa, ancora a fine maggio, segnavano un trend positivo i mercati di Germania, Austria e Francia, assieme a una Polonia di recente acquisizione mentre Regno Unito, Paesi Bassi e Spagna mostravano un andamento solo parzialmente positivo. Nell’Europa non aderente all’UE è fortemente positiva la Svizzera, assieme alla Russia, mentre si segnalano per vivacità (ma su quantità e valori ancora limitati) Turkmenistan e Croazia.
Fra i grandi partner storici gli Stati Uniti mostrano una situazione abbastanza sbilanciata con una diminuzione quantitativa dell’export italiano di marmi lavorati, calo compensato dall’aumento del valore per tonnellata di prodotto e comunque da valutare nell’ambito di un leggero ma importante aumento complessivo: +4,4% in valore e +0,7% in volume, sulle voci maggiori, che fanno segnare un valore totale di 83 milioni e 800 mila euro, cifra nella quale i marmi costituiscono la parte maggiore.
Anche l’America latina continua a mostrare un trend positivo per l’export italiano ma i livelli sono ancora troppo contenuti (non vanno oltre i 14 milioni di euro nel periodo), così come è positiva anche l’insieme dell’area mediorientale dove i lavorati di marmo hanno ruolo dominante e, anche in questo caso, con leggera flessione dei volumi compensata da valori medi elevati. Arabia Saudita e Qatar sono i motori della piccola ripresa locale e il marmo lavorato, come da tradizione, è la voce di maggiore importanza.
Crescono complessivamente i paesi dell’Estremo Oriente (sia sui volumi che sui valori) e sono positivi per l’export italiano anche i mercati della Cina che dell’India che hanno però caratteristiche differenti: per la Cina è elevata la quota di marmi grezzi esportati ma diminuisce quella dei lavorati mentre per l’India sale la quota dei lavorati ma non decolla l’export di grezzo.
Pur nella brevità del periodo, e nel contesto di una situazione di incertezza generale, è da valutare positivamente anche il quadro delle importazioni (vedi tavola) con un aumento dell’afflusso di graniti mentre diminuiscono quelle di marmi provenienti da altri paesi che lasciano così al materiale italiano la fetta più consistente delle esportazioni e degli impieghi sul mercato interno.

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