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Kiwi fra emergenza e mercato

Anteprima di Macfrut, martedì 24 settembre, con il Summit mondiale sul kiwi che ha visto una massiccia affluenza e partecipazione al convegno, a dimostrazione del grande interesse per le problematiche della batteriosi e della valorizzazione del kiwi. A moderare i lavori, Roberto Della Casa, dell’università di Bologna. A dare il via è stata Elisa Macchi, direttore di CSO, con le previsioni di produzione 2013/2014, e con particolare riferimento all’impatto economico della batteriosi. In Italia le statistiche si assestano su un +5% rispetto al 2012 e sul -16% rispetto alla media 2008/2011. Per quanto riguarda il panorama mondiale, le previsioni di produzione vedono l’Italia al primo posto, con un +7%, seguita dalla Spagna al 4%, mentre sono in netto calo la California (-23%), la Grecia e la Corea del Sud (entrambe a -15%), e la Francia (-13%). Sono stati fatti passi importanti in tema di prevenzione e difesa da parte dei produttori italiani che, però, risentono dell’aumento dei costi di materie prime e manodopera. Spese, queste, che diventano molto più consistenti con la diminuzione delle rese. “Non dobbiamo cadere nell’errore di non mettere in atto tutte le tecniche appropriate per prevenire la malattia – ha detto Elisa Macchi – perché in caso contrario gli oneri sarebbero molto più elevati”. La situazione, dunque, appare preoccupante in riferimento a una coltivazione che ha sempre rivestito un ruolo importante nell’economia ortofrutticola italiana ed è “… per questo motivo – sostiene Elisa Macchi – che per dare risposte a questo importante problema bisogna continuare a lavorare in sinergia tra pubblico, privato e istituzioni”. Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, sul tema “I nuovi mercati: numeri, tendenze e barriere”, ritiene che il kiwi risulti essere un prodotto virtuoso nello scenario del comparto frutticolo italiano poiché l’Italia riesce ad esportare circa il 70-80% della produzione. È stata evidenziata, comunque, l’importanza di aprire nuovi mercati attualmente chiusi per via delle cosiddette barriere fitosanitarie, considerate spesso una forma di protezionismo da parte di alcuni Paesi (nella fattispecie: Giappone, Messico, Vietnam e Israele). Si è parlato anche dei maggiori competitor italiani. In testa la Grecia, seguita da Cile e Nuova Zelanda che, però, non sono in concorrenza diretta con l’Italia poiché producono in contro stagione. Fra le notizie interessanti, il calo della produzione degli USA registrato quest’anno, che potrebbe far sperare in maggiori esportazioni verso il mercato statunitense. “Di certo – dice Salvi – l’Italia deve rimanere leader produttivo dimostrando risultati importanti. Per crescere bisogna fare sistema, puntare molto sulla qualità, combattere le raccolte precoci e soprattutto collaborare con le istituzioni per aprire nuovi mercati”.
Durante il Summit mondiale si è svolta anche la tavola rotonda sulla situazione italiana della batteriosi cui hanno preso parte esperti dei servizi fitosanitari delle regioni Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Lazio, oltre a responsabili dei CRA di Roma e Caserta, il coordinatore coordinamento del CReSo e Raffaele Testolin, docente dell’università di Udine. In base alle recenti statistiche è emersa una significativa diffusione della batteriosi con punte del 70% delle aziende colpite in Veneto e addirittura del 100% nel Lazio mentre in Piemonte e in Emilia Romagna il contagio si assesta sul 50%. Raffaele Testolin ha, dunque, parlato dei progetti in atto per debellare la malattia (e per la quale ancor oggi non esiste una soluzione definitiva) che appare più insidiosa nei casi in cui il batterio si sia già insediato all’interno della pianta. Nel pomeriggio confronto internazionale (moderato da Alessandro Fornari di Kiwifruit of Italy) fra esperti provenienti dalla Nuova Zelanda (Joel Vanneste dell’Institute of Plant & Food Research), dalla Cina (Caihong Zhong del Wuhan Botanical Garden) e dal Cile (Carlos Cruzat del Comité del Kiwi – Asoex). Vanneste ha sottolineato l’importanza di mettere insieme le forze per combattere la batteriosi (PSA), Zhong ha evidenziato gli studi cinesi per il miglioramento genetico delle numerose varietà presenti in Cina e ha spiegato il valore della segmentazione del mercato, mentre Cruzat ha sottolineato l’importanza della bontà del prodotto e del connubio fondamentale fra ricerca, sistema di produzione e commercializzazione del prodotto. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Bruni, presidente del CSO, che ha elogiato la sinergia con Macfrut e ha evidenziato come il kiwi sia un autentico ambasciatore dell’ortofrutta made in Italy nel mondo. Il vero “core business” dell’ortofrutta, ma in modo particolare del kiwi, è l’internazionalizzazione e l’esportazione e in tal senso questo prodotto può fare da traino per la commercializzazione di altri tipi di frutta e verdura.

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