News AEFI

JOB&ORIENTA 2009

Si è aperto con la presentazione di ”Italia 2020” – il piano di azione per l’occupabilità dei giovani -, JOB&Orienta, il salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, alla Fiera di Verona fino a sabato 28 novembre. Un documento, siglato lo scorso settembre dai ministri del Lavoro Maurizio Sacconi e dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che, andando oltre gli specifici ambiti d’intervento, scelgono di lavorare insieme a strategie e azioni sistematiche per affrontare alcune evidenti “vulnerabilità” che pesano sul futuro dei nostri giovani. Rispetto ai coetanei di altri Paesi, infatti, i giovani italiani incontrano il lavoro in età troppo avanzata e con conoscenze poco spendibili. Manca un vero contatto con il mondo lavorativo e sono quasi del tutto assenti moderni servizi di collocamento e orientamento che possano agevolare una più celere transizione verso il mercato del lavoro.

«Negli anni passati la legge Moratti e la legge Biagi sono stati due percorsi paralleli – ha introdotto Michele Tiraboschi, consigliere del ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali -: per la prima volta, con questo documento, c’è stato un lavoro integrato tra i due Ministeri, il disegno di un vero piano di azione condiviso, che suggerisce percorsi possibili e realizzabili. È l’evoluzione che l’Europa ci chiede». Due mondi che devono pensarsi insieme, la scuola e il lavoro. A disposizione esistono già strumenti che stanno portando buoni risultati e che consentono ai giovani di “provare” il lavoro: il “buono lavoro”, lo stage e l’apprendistato. Si tratta di canali professionalizzanti che danno opportunità di crescita e anche di orientamento». «La sfida più alta di “Italia 2020” – ha concluso Tiraboschi – è di essere disponibili verso il cambiamento, anche per non bloccare i processi. Bisogna saper correre dei rischi».

Sei le priorità individuate dal Piano: facilitare la transizione dalla scuola al lavoro, rilanciare l’istruzione tecnica e professionale, rilanciare il contratto di apprendistato, ripensare l’utilizzo dei tirocini formativi, ripensare il ruolo della formazione universitaria, infine aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro. Tra i temi prioritari la mobilità degli studenti universitari e dell’alta formazione professionale e il valore legale del titolo di studio, a cui deve gradualmente sostituirsi la logica dell’accreditamento dei corsi, valutati per la loro capacità di offrire una preparazione di alto livello qualitativo, coerente con i bisogni della persona, dell’economia e della società.
Tutte le azioni indicate partono da una constatazione: le proiezioni al 2020 vedono l’Italia in forte carenza di competenze elevate e intermedie legate ai nuovi lavori e un disallineamento complessivo dell’offerta formativa rispetto alle richieste del mercato del lavoro. Se non saranno introdotti dei correttivi persisteranno gli attuali alti livelli di dispersione scolastica e universitaria. È proprio la stessa crisi a richiedere che siano le competenze a contribuire al rilancio del Paese.

«Senza una politica concertata non si risolve il grave problema della disoccupazione giovanile» ha evidenziato anche Claudio Gentili, direttore Confindustria per l’Education: «Questo documento, che si rivolge direttamente ai giovani, non fa soltanto “proclami” ma indica concretamente cosa fare per preparare i giovani ai mercati del lavoro di domani. Le imprese possono avere un ruolo molto importante, anche per favorire la massima valorizzazione del capitale umano: offrendo più stage, investendo maggiormente in formazione interna e facendo emergere quello che chiamerei “sommerso formativo”, ossia la formazione on the job fatta nell’inserimento lavorativo ma non “contabilizzata”».

«Obiettivi del documento sono educare i giovani al valore dello studio come scelta di libertà – ha detto Gianni Bocchieri, direttore della segreteria tecnica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – e garantire alle nuove generazioni le stesse opportunità dei padri, creando un nuovo patto generazionale. Occorre mettere al centro il merito, perché possano credere nell’importanza delle responsabilità ed essere capaci di assumerle, di fare dei sacrifici oggi per poter contare su un miglior futuro domani». «Il piano “Italia 2020” intende recuperare la valenza del lavoro e migliorare il riconoscimento degli apprendimenti non formali al di fuori dell’ambiente scolastico, superare il valore legale del titolo di studio perché il mondo produttivo nella scelta non si basa sui voti ma sulle competenze, migliorare i sistemi di orientamento e superare le gerarchie tra i percorsi di istruzione secondaria».
 
Laboratorio importante di innovazione, il Veneto vanta già esperienze positive di rapporti tra scuola e imprese. «Mettere in comunicazione il mondo della scuola e il mondo del lavoro e dare valenza all’esperienza lavorativa come esperienza formativa: sono elementi che da noi hanno radici profonde e sono già azioni concrete – ha sottolineato l’assessore regionale Elena Donazzan, che riunisce in sé le competenze di istruzione, formazione e lavoro. «Ai ragazzi  dobbiamo dire che a fare la differenza non è solo il titolo di studio, sono ancor più le competenza e la capacità di stare nel mondo del lavoro e di apprendere durante tutto l’arco della vita».

Carmela Palumbo, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto, ha aggiunto: «”Italia 2020” coglie gli stretti nessi e collegamenti fra le scelte che si fanno in tema di politiche della formazione e le ricadute che inevitabilmente si verificano sul versante del lavoro. Segnerà le linee della politica scolastica e del lavoro dei prossimi anni. Di fatto il ponte esiste perché nella vita delle persone si passa dalla formazione al lavoro, ma  è un ponte impervio, di difficile percorso con dei momenti anche di interruzione e degli ostacoli. Si tratta quindi di rendere questo ponte più facilmente percorribile e soprattutto si tratta di evitare quelle dispersioni di risorse (persone, capitale umano), di talenti e di intelligenze, che in un sistema non ben congeniato purtroppo si verificano».

Newsletter