
ISTITUITO A BARI L’ARBITRO BANCARIO FINANZIARIO
Avete comprato titoli tossici o il cassiere della vostra banca vi ha promossi imprenditori a vostra insaputa? Oggi si può risolvere la controversia senza dover aspettare i tempi biblici dei tribunali civili, facendo a meno anche degli avvocati e cavandosela con 20 euro, rimborsati se è la banca ad aver torto.
Chi ha problemi con istituti di credito e altri intermediari finanziari può infatti ricorrere all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), un sistema di risoluzione stragiudiziale delle controversie creditizie e finanziarie tra cliente e banca, uno strumento che snellisce i tempi senza adire l’autorità giudiziaria, alla quale si può comunque ricorrere in caso di mancata conciliazione.
L’ABF è in funzione dal 2009 a Milano, Roma e Napoli, e la Banca d’Italia ha scelto la Fiera del Levante per presentare l’istituzione a Bari di questo importante organismo di risoluzione dei contenziosi. Il capoluogo pugliese avrà competenza in materia anche per la Basilicata e la Calabria.
Per illustrare i meccanismi dell’ABF, la Banca d’Italia ha organizzato un convegno durante l’Ottantesima edizione della Fiera del Levante, incontro al quale sono intervenuti Pietro Sambati, direttore della sede di Bari della banca d’Italia; Magda Bianco, capo servizio tutela clienti; Margherita Cartechini, coordinamento ABFBankitalia; Giuseppe Carriero, collegio ABF Napoli; Ernesto Capobianco, professore di diritto Civile UniSalento, collegio ABF Napoli; Francesca Palisi, responsabile Ordinamento Finanziario ABI; Pamela Filoni, di Altroconsumo Puglia.
“Bari – ha spiegato il direttore della sede del capoluogo pugliese della Banca d’Italia, Pietro Sambati – sarà competente per le decisioni su tre regioni: Puglia, Basilicata e Calabria. L’ABF serve anche come deterrente, perché le banche devono avere una correttezza sostanziale, non solo formale nei rapporti banca-cliente. Quando la banca è corretta si crea una relazione di lungo periodo con il cliente. Statisticamente, il 70% delle risposte dell’ABF è favorevole al cliente, e la banca nel 99% dei casi si adegua alle decisioni dell’arbitro, perché – ha rilevato Sambati – ne va della sua reputazione”.
Il compito della Banca d’Italia, al pari di altri Istituti centrali europei dove è diffuso l’Arbitro Bancario Finanziario, è quello di supporto organizzativo, tecnico e funzionale. È un organismo composito che rappresenta tutti gli stakeholders, i collegi sono infatti nominati in parte dalla Banca d’Italia, e poi dalle banche e anche dai clienti attraverso le associazioni dei consumatori.
Oltre a ridurre i tempi dei contenziosi, in 8 anni di attività l’ABF ha permesso di rendere più trasparente il rapporto banca/cliente, con un linguaggio semplice e condivisibile anche dai non addetti ai lavori. È infatti migliorata la qualità, oltre che la quantità, delle decisioni arbitrali: le pronunce dell’arbitro sono leggibili dal cliente anche senza l’intermediazione di un avvocato, e soprattutto vengono raccolte dalla giurisprudenza ed esaminate in tribunale, in modo da garantire una certezza giuridica molto forte. Questo crea apprezzamento nei clienti e anche negli intermediari, che hanno di fronte un quadro certo a cui affidarsi.
I casi più comuni di ricorso all’ABF – il cui costo è limitato a 20 Euro, rimborsati se il cliente ricorrente risulta vincente – riguardano i contratti di cessione del quinto dello stipendio per il credito al consumo, casi che rappresentano il 65%-70% dei ricorsi negli ultimi anni. Nel corso del 2015 sono stati 13mila e 600 i ricorsi in tutta Italia, e già nei primi 8 mesi si è raggiunto lo stesso numero, di qui la necessità di istituire altri collegi con competenza su più regioni, come quello inaugurato a Bari, insieme agli altri nuovi collegi di prossima istituzione a Torino, Bologna e Palermo.