
Il futuro della Pac post 2020 al centro del dibattito alla 90^ FAZI
Alla 90ª edizione della Fiera agricola zootecnica italiana di Montichiari (Fazi), in programma a Montichiari dal 16 al 18 febbraio prossimi, si parlerà di Politica agricola comune.
L’appuntamento è per venerdì 16 febbraio alle ore 10 (Centro Congressi, Sala 1, 2° piano – ingresso centrale). Il convegno, organizzato da Coldiretti Brescia, si intitola “La Pac alle fermate dell’Omnibus e del post 2020”, con riferimento ai due grandi momenti che interessano in questa fase gli agricoltori italiani ed europei. Da un lato il Regolamento Omnibus, che ha introdotto dal 1° gennaio 2018 alcuni elementi di novità nell’applicazione della programmazione Pac 2014-2020 e, dall’altro, la fase successiva al 2020, molto delicata, in quanto sarà la prima Politica agricola comune senza il Regno Unito dopo la Brexit.
Fra gli interventi che si succederanno al Centro Fiera del Garda di Montichiari, ci saranno: Angelo Frascarelli, professore di Economia e Politiche agricole dell’Università di Perugia, Mauro Belloli, vicedirettore di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Brescia.
Da Strasburgo invierà un video-messaggio l’europarlamentare e vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Proprio l’on. De Castro nei giorni scorsi, incontrando i cerealicoltori francesi a Digione, ha sostenuto che “la decisione della Commissione europea di voler presentare già il prossimo giugno la proposta legislativa di riforma della Pac post 2020, ipotizzando un accordo prima della fine dell’anno, è sbagliata”.
“Significherebbe trattare frettolosamente un tema importante e fondante per l’Europa con rischi che vanno dalla ri-nazionalizzazione della Pac allo spettro della regionalizzazione per Paesi come Italia, Germania e Spagna, dove le entità regionali sono il punto di riferimento per le decisioni agricole”, ha specificato il vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
Nella Commissione europea “c’è la volontà di cambiare in modo radicale l’approccio attuale, introducendo per la gestione dei mercati e i pagamenti agli agricoltori l’ampia flessibilità lasciata agli Stati membri per lo sviluppo delle campagne. Certo – ha spiegato l’eurodeputato – alcune misure possono essere semplificate e rese più efficaci come gli impegni ambientali (greening), ma non si può mettere a rischio la coerenza del quadro strategico dell’intervento europeo per la Pac”.
No, dunque, a una riforma al buio della Politica agricola comune.
Per il primo vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, inoltre, “forzare la mano per riformare la Pac in pochi mesi è quanto meno azzardato, considerando che le elezioni europee sono alle porte e l’Ue sta organizzandosi sul post Brexit a partire da una discussione non semplice sul futuro bilancio dell’Unione”.
Semmai, la missione per De Castro sarebbe un’altra. Bisognerebbe, infatti, “ricostruire un senso comune attorno all’idea di Europa che non può prescindere dalla Pac, da dove passano sfide epocali: sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, crescita economica e occupazione. Una Pac forte, capace di sostenere la sua centrale funzione economico–produttiva per l’Europa”.
La storia della Pac. Fin dal 1962, anno in cui è entrata in vigore la Politica agricola comune, adottata come elemento unificante dai Trattati di Roma del 1957 (con i quali si dava vita alla prima Comunità economica europea), l’agricoltura è stata oggetto di particolare attenzione.
Gli obiettivi della Pac sono da subito ambiziosi e ancora oggi attuali, seppure calati in uno scenario economico, sociale, ambientale molto differente rispetto ai primi anni Sessanta.
La Pac, infatti, aiuta gli agricoltori a produrre quantità di cibo sufficienti per l’Europa; garantisce che il cibo sia sicuro (ad esempio attraverso la tracciabilità); protegge gli agricoltori da una eccessiva volatilità dei prezzi e dalle crisi di mercato; li aiuta a investire nell’ammodernamento delle loro fattorie; sostiene comunità rurali vitali con un’economia diversificata; crea e conserva posti di lavoro nell’industria alimentare; tutela l’ambiente e il benessere degli animali.
I finanziamenti. Le risorse destinate dall’Europa a sostegno dell’agricoltura sono arrivate ad assorbire oltre il 70% del bilancio comunitario negli anni Settanta. Oggi per le politiche agricole e di sviluppo rurale l’Ue ha stanziato – per il periodo di programmazione 2014-2020 – 420 miliardi di euro, pari al 39% del bilancio.
Il piano Pac 2014-2020 ha stanziato per l’Italia 52 miliardi di euro, di cui 41,5 dall’Unione Europea e 10,5 dallo Stato. Una media di 7,4 miliardi annui. Anche le Regioni, per i Programmi di sviluppo rurale (Psr), hanno contribuito con fondi di bilancio propri.
La Pac e l’agricoltura sono considerate come un bene pubblico, a vantaggio non solo delle imprese agricole, ma di tutti i cittadini dell’Ue, in quello che è uno dei mercati mondiali più importanti, con 500 milioni di consumatori.
La riforma del 2013. Le riforme più recenti, a partire da quella del 2013 (con il commissario all’Agricltura rumeno, Dacian Ciolos), hanno spostato l’attenzione verso pratiche agricole più verdi; la ricerca e la diffusione delle conoscenze; un sistema più equo di sostegno agli agricoltori; una posizione più forte per gli agricoltori nella filiera alimentare.
Altri aspetti importanti della Pac riguardano: la trasparenza nella scelta dei consumatori, grazie anche all’adozione di marchi di qualità; contribuire alla competitività sui mercati mondiali dei prodotti dell’Ue; promuovere l’innovazione nella produzione e nella lavorazione degli alimenti (attraverso progetti di ricerca dell’Ue) per accrescere la produttività e ridurre l’impatto ambientale, ad esempio utilizzando sottoprodotti e prodotti di scarto agricoli per produrre energia; favorire relazioni commerciali eque con i paesi in via di sviluppo.
Le sfide future della Pac. Le sfide future dell’agricoltura e della Pac: occorre raddoppiare la produzione alimentare mondiale entro il 2050, per far fronte alla crescita demografica e alla maggiore domanda di carne da parte dei consumatori il cui tenore di vita è migliorato, tenendo contemporaneamente conto dell’impatto dei cambiamenti climatici (diminuzione della biodiversità, deterioramento della qualità di suolo e acque). La nostra politica consiste nel fornire consulenza sugli investimenti e le innovazioni agli agricoltori per aiutarli in questo compito.
DAL 1° GENNAIO 2018 È ENTRATO IN VIGORE IL REGOLAMENTO OMNIBUS.
Il Regolamento Omnibus è lo strumento giuridico della rivisitazione delle politiche europee 2014-2020, non soltanto in agricoltura, ma in più settori. L’iter del Regolamento Omnibus è partito il 14 settembre 2016, con le prime proposte legislative di revisione della Politica agricola comune.
Nell’ambito dei quattro regolamenti che disciplinano la Politica agricola comune, il Regolamento Omnibus apporta una serie di miglioramenti per ciascun quadro: pagamenti diretti, sviluppo rurale, organizzazione comune dei mercati, regolamento orizzontale.
Per il commissario all’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan, non si tratta di una vera e propria riforma, ma di un impegno di semplificazione.
I risultati contenuti sono frutto soprattutto degli sforzi condotti dei parlamentari europei, a partire dall’onorevole Paolo De Castro e dal correlatore Albert Dess, che hanno lavorato per una Pac più flessibile, capace di aiutare gli agricoltori in caso di eventi imprevisti e per ridurre il carico burocratico a carico degli agricoltori e degli Stati membri.
Le novità. I cambiamenti sono prevalentemente di natura tecnica, in quanto non modificano né il livello di sostegno agli agricoltori né l’assegnazione dei titoli all’aiuto né gli strumenti della Politica agricola comune.
Il Regolamento Omnibus ha comunque apportato significative modifiche in materia di greening, sulle misure di mercato e sullo sviluppo rurale.
In materia di greening è stato previsto che tutte le aziende che investono oltre il 75% la loro superficie a colture leguminose, tra cui l’erba medica, sono esentate dall’obbligo di diversificare le colture. Tale modifica soddisfa in particolare quelli agricoltori che coltivano erba medica in maniera specializzata, come le aziende che producono latte nel distretto del Parmigiano Reggiano o aziende che utilizzano l’erba medica per la disidratazione.
Vengono esentati dall’obbligo di diversificazione tutte le aziende che lasciano a riposo oltre 75% della loro superficie oppure lo investono a colture erbacee o a colture sommerse (inclusi il riso e le leguminose), eliminando l’attuale limite di 30 ettari per la rimanente parte di superficie aziendale.
Sono state introdotte modifiche che semplificano anche la gestione delle aree di interesse ecologico o Efa (Ecological Focus Area).
Viene mantenuta l’attuale definizione di agricoltore attivo, unico destinatario delle misure della Pac e viene inserita la possibilità per gli Stati membri di utilizzare registri fiscali nazionali, come ad esempio registro Iva, per identificare l’agricoltore attivo.
Il Regolamento Omnibus introduce vantaggi anche per tutti i giovani agricoltori, che potranno richiedere il pagamento supplementare fino a cinque anni dalla data di insediamento e riceverlo per un periodo totale di cinque anni, senza alcuna riduzione dovuta al numero di anni trascorsi dalla data di insediamento, come invece accadeva prima.
Gli Stati membri hanno la facoltà di innalzare il valore del pagamento supplementare per i giovani agricoltori dall’attuale 25% del valore dei pagamenti di base, fino a un massimo del 50%. Inoltre, viene eliminato il limite minimo di 25 ha e limite massimo di 90 ha che gli Stati membri potevano fissare per la concessione del pagamento supplementare.
Nell’ambito della politica di Sviluppo rurale, i giovani agricoltori potranno insediarsi a capo dell’azienda anche congiuntamente ad altri agricoltori, indipendentemente dalla forma giuridica scelta. Il sostegno all’avviamento potrà essere concesso sia in forma di contributo che di strumento finanziario.
Un altro elemento rivoluzionario e che nell’ambito della gestione del rischio la soglia di indennizzo per la perdita di produzione necessaria per l’attivazione di polizze assicurative del raccolto, viene diminuita dall’attuale 30% al 20 per cento.
Viene anche incrementata l’intensità massima del sostegno che gli Stati membri possono concedere sia per le assicurazioni che per i fondi di mutualizzazione per le avversità atmosferiche che per gli strumenti di stabilizzazione del reddito, dall’attuale 65% delle spese al 70 per cento.
Osservando invece le novità introdotte nell’ambito dell’Organizzazione comune di mercato unica (Ocm unica) emerge con chiarezza la volontà di dare maggiore forza contrattuale ai produttori e alle loro diverse forme organizzative.
Viene assicurata maggiore alle organizzazioni di produttori (Op) e vengono introdotti nuovi criteri in base quali tali organizzazioni possono essere riconosciuta dagli Stati membri. Viene data l’opportunità ai produttori, alle organizzazioni di produttori (Op) e alle associazioni di organizzazioni di produttori (Aop) di tutti settori di contrattare in forma scritta ogni consegna di prodotto un trasformatore o un distributore e di ricevere un’offerta scritta dal primo acquirente. Questo consente un rafforzamento del potere negoziale degli stessi produttori lungo la filiera agroalimentare.