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Gizmark, il futuro dopo la prima edizione

Dopo l’edizione numero zero di dicembre si è conclusa ieri in Fiera a Genova Gizmark, la nuova fiera dell’elettronica e dell’informatica. Due giorni dedicati agli acquisti di prodotti tecnologici e grande l’interesse del pubblico per il Gizmark Forum, lo spazio dedicato agli incontri sulle nuove tecnologie che ha messo in luce le eccellenze del settore presenti sul territorio. “Il passaggio da Marc a Gizmark  – sottolinea oggi Enzo Berti di Studio Fulcro, organizzatore della manifestazione – segna un giro di boa importante. L’obiettivo è chiaro: diventare un punto di riferimento per il territorio dove aziende, istituzioni e centri di ricerca dialogano per parlare del futuro delle nuove tecnologie e per accompagnare i giovani a entrare in questo settore con le migliori competenze e le migliori opportunità. Abbiamo compiuto un piccolo passo – conclude – ma Genova ha la possibilità di diventare un laboratorio interessante, anche sotto il profilo fieristico, in questo settore”.

La giornata di ieri a Gizmark Forum
La nuova pelle di iCub, robottino da 250mila euro. In arrivo la versione low cost a 10mila euro.

Ancora in alcuni casi cadono per terra se incontrano un muro, il che ci dice che per avere i robot in casa dobbiamo risolvere anche quelli che gli scienziati chiamano “fallimenti” e metterli in condizione di interagire con l’ambiente. Questo, dalla interazione col mondo all’uso di strumenti, dal riconoscimento oggetti alla integrazione di sistema, è ciò di cui si occupa attualmente l’Iit di Genova. Lo ha spiegato Lorenzo Natale, responsabile del progetto di iCub per l’istituto italiano di tecnologie. Che ha anche presentato il brevetto che Iit ha messo a punto a Genova per la sensorizzazione tattile del famoso robottino: adesso i Cub ha la pelle, grazie al posizionamento su gambe e braccia di qualcosa come 4500 sensori. Il robot sentendo il contatto capisce che una persona lo vuole guidare ed è cedevole, operazione mirata per insegnargli a eseguire un movimento. Iit sta studiando quale è il limite massimo di oggetti che iCub può imparare a riconoscere. “Adesso siamo a 20-30 oggetti, stiamo cercando di capire quanti ne riesce a memorizzare, per quanto tempo poi riesce a ricordarli e in quali condizioni per esempio di luce” spiega Natale. Attualmente Iit lavora sulla versione 3 di i Cub. Riprodurne una copia costa 250mila euro, ma Iit sta studiando la versione low cost: “Sarà più ridotta con le ruote al posto delle gambe e costerà circa 10mila euro”.

Malware e cryptolocker: chi ha rapito i miei dati? Cristiano Cafferata country manager di Dell Security, sponsor del Gizmark, ha spiegato come imparare a difendersi da chi cifra i nostri pc o ruba i nostri dati, anche dai telefoni. Esistono infatti software malevoli, i maleware, che attecchiscono sul cellulare e si spostano sul pc, di casa o aziendale, appena lo colleghiamo alla rete o con cavo usb. Una volta avvenuto il furto, una finestra ci avverte che possiamo recuperare i dati pagando un riscatto o un operatore che, alla modica cifra di 750 euro, verrà a curare il nostro pc. Ecco allora che fare. Mai pagare il riscatto: non solo perché il pagamento viene richiesto tramite carta di credito, con il rischio reale di veder cifrata anche quella. Ma perché solo evitando di assecondare il gioco di questi operatori si può sperare che smettano. Né vale affidarsi esclusivamente agli antivirus, perché i malware sono studiati per eluderne i controlli. Ecco alcuni consigli per prevenire gli attacchi: fare un back up con hard disk esterno, aggiornare gli antivirus, fare attenzione a dove si clicca, comprese le innumerevoli foto di gattini in rete. Non fidarsi delle mail, magari di Enel, Tim o Equitalia. Usare il cervello: fermarsi prima di aprire finestre di cui non siamo sicuri. Esistono poi corsi gratuiti anche on line, scuole dedicate alla protezione di Internet e ci si può rivolgere alla polizia postale.

Game Happens! A Genova la terza edizione internazionale a giugno a villa Bombrini

Si terrà il 23 e 24 giugno prossimi a villa Bombrini a Genova la terza edizione di Game Happens! Si tratta di un mega evento internazionale sponsorizzato da Genova Liguria Film Commission e società per Cornigliano all’interno del quale si potranno provare videogiochi di sviluppatori indipendenti, che spesso pongono accento più sulla parte artistica che sulla parte tecnica, ascoltare le esperienze di personaggi internazionali, partecipare a tavole rotonde con professionisti e a workshop su strumenti specifici. Lo ha annunciato Daniele Benegiamo, fondatore di Unamedia e Unagames, che ha raccontato l’importanza del gaming nella comunicazione e spiegato come la Liguria possa dire la sua nel mare magnum della tecnologia di settore, essendo una regione ricca di sviluppatori di giochi indipendenti. Molto usati in Liguria anche i serious game normalmente utilizzati per formare dipendenti o fare informazione in modo più efficace mettendo le persone a diretto contatto con la problematica in questione. A Genova ne fa uso per esempio Fincantieri e all’interno della facoltà di Ingegneria c’è chi se ne occupa in ambito formativo e di ricerca.

Piana, prorettore dell’Università: cinque nuovi centri di ricerca interdisciplinare collaboreranno con i cinque poli di ricerca e innovazione della Regione.

“Si parla sempre male dell’Università ma sarebbe ora di iniziare a parlarne bene”, dice Michele Piana, prorettore al trasferimento tecnologico dell’Università di Genova. Perché, avverte, tanto per dirne una “siamo il quinto Ateneo per valutazione ministeriale per il dottorato di ricerca”. E perché i progetti che l’Università ha messo in campo non hanno alcunché da invidiare ai più avanzati Atenei europei. In primis Innovation Hub, tavolo di coordinamento con Confindustria Genova, Fondazione Ricerca e Imprenditorialità collegata alla scuola Sant’Anna di Pisa, associazione Genova 2021, che si propone di mettere a sistema i ben 37 spin off presenti all’interno dell’Università con il mondo dell’industria, mettendoli in condizione di produrre e stare sul mercato con le proprie gambe. “L’obiettivo è trovare supporti di carattere fiscale, giuridico, amministrativo, con premi economici per i progetti più avvincenti – spiega Piana – Stiamo valutando 61 proposte: 30 vengono da fuori Liguria ma hanno il vincolo di realizzazione qui”. Ma anche collegare Innovation Hub alla formazione e agli incubatori messi in campo da Regione Liguria, cercando venture capital e coinvolgendo gli imprenditori locali. “Per collegare gli spin off alle industrie high tech stiamo valutando se alcune di queste start up si possono utilizzare come laboratori di ricerca per le industrie, da Esaote a Selex, una sorta di esternalizzazione in outsourcing”.

Sul fronte della ricerca e della formazione due le novità. Laboratori misti pubblico-privato tra università e aziende: “L’obiettivo è avviare dottorati industriali sul modello europeo, che però prevedono che le aziende distacchino personale per tre anni, il che non appare conveniente per loro. Per questo costruiremo laboratori misti in cui ci si possa occupare sia di trasferire ricerca sia di produrre, con agevolazioni fiscali”. C’è poi la collaborazione con i cinque nuovi poli di ricerca e innovazione avviati dalla Regione Liguria con industrie e start up (Mare, Biomedica, Logistica e Trasporti, Sicurezza, Ambiente e Energia). Spiega Piana: “Per diventarne gli interlocutori naturali l’Università farà partire a breve cinque centri interdipartimentali all’interno dei quali la ricerca avvenga in modo interdisciplinare. E’ l’ultima frontiera della ricerca: si individuano i problemi e li si studia non più ognuno per sé, ma con uno scambio e una collaborazione tra giuristi, fisici, ingegneri eccetera”

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