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FIERA INTERNAZIONALE DEL BOVINO DA LATTE PER CONFRONTARSI CON I GIOVANI ALLEVATORI EUROPEI

E’ iniziato alla Camera l’iter del disegno di
legge di conversione del decreto legge 4/2009 sulle quote latte. Abbiamo
sentito tutte le voci delle Associazioni di categoria, ma cosa dicono le
aziende? Cosa cambia in pratica in un allevamento? Quali saranno i benefici? Ne
abbiamo parlato con Stefano Pasquali, titolare di un grande allevamento in
provincia di Cremona, capitale del latte italiano.

 

Ad oggi
di scelte definitive non ce ne sono ancora. Il decreto uscito dal Senato dà
sicuramente grossi benefici, ma solo al 3% delle aziende che ad oggi non hanno rispettato la legge. L’unica modifica
positiva che è stata apportata, riguarda la rinuncia al contenzioso, dato
positivo per il 97% delle aziende
che hanno invece rispettato la legge.

Quindi le
840 mila tonnellate di latte saranno
ripartite a quel 3% di chi non ha mai rispettato le regole, agli altri (il 97%
dei produttori) resteranno le briciole e questo crea grosse disparità tra
produttori di  latte italiani e quelli
europei.

 

Parlando
di numeri: quanti capi ha il suo allevamento, quanto latte produce e quanto ha
investito in quote latte fino a questo momento?

Produco
circa 23mila quintali di latte e ho circa 230 vacche su un totale di 480 capi. Dal
2000 ad oggi ho acquistato circa 10mila quintali di quote latte per un totale
di spesa pari a quasi 700 mila euro iva compresa.

 

L’Italia
ha uno degli indici di ricambio generazionale nelle aziende agricole tra i più
bassi d’Europa; pensa che il nuovo decreto possa incidere positivamente su
questo dato aumentando la fiducia nel futuro da parte dei giovani allevatori?

Credo
che la vicenda delle quote latte vada chiusa alla svelta perché si trascina da
20 anni, però il modo in cui si sta chiudendo conferma che politica è inaffidabile.
Un giovane vuole vedere chiusa questa vicenda, ma è anche scoraggiato dal fatto
che come al solito chi rispetta le regole non è tutelato, l’onesto viene sempre
penalizzato e questo non è un incentivo per i giovani, non è stimolante; anzi,
è demoralizzante. Questi atteggiamenti non aiutano sicuramente il ricambio
generazionale.  

 

Oltre
ad essere un allevatore, lei è anche presidente dell’Associazione Nazionale
Giovani Agricoltori per la sezione di Cremona, capitale del latte italiano.
Quali sono le vostre prossime mosse a sostegno del settore sulla base del nuovo
decreto?

Siamo
stati in prima linea ad Arcore insieme a Confagricoltura e Cia, e siamo  tuttora in contatto con gli altri presidi che
ci sono nel nord Italia, si mantiene lo stato di mobilitazione e allerta perchè
ci sono ancora alcuni emendamenti da aggiustare. Siamo pronti ancora a muoverci
se non ci saranno risposte, ora siamo in attesa di  vedere cosa succederà alla Camera.

 

Cremona
è la capitale del latte italiano anche grazie ad una delle fiere più importanti
al mondo per il settore, la Fiera
Internazionale da Latte, che nonostante la crisi ha sempre
evidenziato la dinamicità del comparto; cosa si aspetta dalla prossima edizione
e come può essere d’aiuto ai giovani allevatori?

Per un
giovane allevatore la Fiera
è sempre un punto di riferimento, anche perché è l’occasione in cui la nostra
Associazione organizza il convegno più importante dell’anno per fare il punto
della situazione sulla nostra attività; ma soprattutto la Fiera Internazionale
del Bovino da Latte è fondamentale per confrontarsi con i giovani allevatori
europei e per prendere spunto per migliorare sempre di più il nostro lavoro.

 

Le richieste dei giovani allevatori italiani
sono chiare; il decreto sulle quote latte uscirà dalla Camera con risposte
efficaci per salvaguardare il settore lattiero-caseario nazionale?

 

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