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FIERA DI GENOVA, ULTIME NEWS DA ORIENTAMENTI

L’Assessore Vesco incontra i giovani
RENDIAMO TUTTO PIU’ CHIARO: NO AL LAVORO IN NERO

I ragazzi di oggi sono di due tipologie: informati sul lavoro oppure totalmente disinformati.
Questa è la conclusione tratta dall’incontro tra l’Assessore regionale al lavoro e all’immigrazione Enrico Vesco e i giovani al Salone Orienta-Menti. Ieri alle ore 14.30 si è svolta una tavola rotonda con la partecipazione di esponenti dei vari enti del lavoro: Manuela Facco e Mario Conclave di Italia Lavoro,  Adriano Ciriello dell’INAIL e Alessandro Franco dell’INPS.  
La moderatrice, Paola Castellazzo, giornalista dell’Agenzia Liguria Lavoro, ha lasciato ampio spazio al racconto dei giovani che si sono confrontati con esperienze di lavoro, spesso in nero.
In introduzione, è stato presentato un progetto specifico per la messa in regola del lavoro occasionale di tipo accessorio. Riguarda i giovani tra i 16 e i 25 che stanno proseguendo il proprio percorso di studi. La proposta è utilizzare voucher reperibili, ad esempio, presso le tabaccherie e gli uffici INPS, oppure online sul sito www.inps.it. Per i committenti non è richiesta partita IVA, proprio per questo il servizio è rivolto a tutti. I voucher prevedono anche l’assicurazione INAIL e il pagamento delle tasse. Si spera di diminuire così la presenza del lavoro nero tra le prestazioni di tipo atipico. I giovani che frequentano la scuola secondaria di secondo grado ne potranno usufruire nei periodi di vacanza estiva, natalizia, pasquale e nei giorni festivi, come il sabato e la domenica. I ragazzi universitari, invece, possono utilizzare questi buoni tutti i giorni dell’anno. In questo caso, tuttavia, esiste una limitazione sul reddito: le entrate riguardanti il lavoro di tipo occasionale non possono superare i 5.000 euro nell’anno solare.
Sorge subito una domanda: un ragazzo che volesse lavorare in giorni infrasettimanali, con prestazioni quali ripetizioni o produzione di siti web, ad esempio, essendo ancora minorenne, come può essere messo in regola?
«A questa domanda non abbiamo una risposta» – ha affermato Alessandro Franco che, imbarazzato, si è defilato dal dare una risposta parlando  dell’ INPS.
«L’INPS – ha proseguito – è qui proprio per incontrare i giovani e conoscere le loro problematiche, in modo che si possa trovare una soluzione. Tutti possono anche contattarci online per ogni tipo di consiglio o quesito».
La risposta di Manuela Facco è stata più precisa: «I minorenni devono avere come priorità lo studio, perciò credo che questa limitazione sia doverosa».
Quindi, essere volenterosi e sapersi organizzare non basta. Bisogna anche trovare chi è disposto a mettere in regola solo il sabato o la domenica, se si hanno 16 anni. Per i giovani, sembra si profilino prospettive più semplici, quali ad esempio il lavoro in nero.
In Regione si era analizzato solo un aspetto.  «Di solito ci troviamo a combattere il lavoro nero – ha osservato Vesco. Sono i datori di lavoro a porre questa condizione. Invece come qui ha testimoniato un giovane, la richiesta può venire anche dai ragazzi che preferiscono ricevere più soldi subito che avere le sicurezze di un lavoro in regola».  L’assessore, per far comprendere al meglio la necessità di una cultura differente, ha raccontato un breve, ma efficace aneddoto: «Quando avevo 18 anni mia nonna voleva regalarmi un orologio d’oro, io invece desideravo che mi desse i soldi con cui avrebbe potuto comprare quell’orologio. Ora, 20 dopo la sua morte, possiedo ancora un orologio d’oro. Se avesse accettato di darmi i soldi, in pochi mesi, li avrei spesi».
Ciriello è sembrato più drastico: «Avete mai pensato alla possibilità di perdere un braccio, mentre lavorate? Non si può prescindere dall’avere un’assicurazione e inoltre il lavoro non deve essere considerato meramente per la sua remunerazione. Bisognerebbe guardare di più al futuro».
Si è sollevato anche il tema del confronto competitivo con gli extracomunitari. Spesso decidono di accettare il lavoro in nero e i giovani in regola non riescono ad avere gli stessi standard retributivi. Si è parlato anche della cassa integrazione, definita da Vesco «la vera piaga della società moderna», ma non si sono proposte soluzioni.
Un altro aspetto trattato è stato il comportamento da mantenere nel momento in cui ci si trova davanti a un caso di mancanza di sicurezza, ad esempio in un cantiere: «Il dovere del cittadino è di denunciare ciò che vede. Certo non vi sono sanzioni in caso non lo si faccia, però si tratta di coscienza personale» sostiene Ciriello.
I giovani parlano anche degli stage e dei tirocini, che sono obbligati a seguire, ma durante i quali non vengono retribuiti, perchè si tratta di attività promosse dalla scuola, ciò fa parte della formazione, dunque questo tipo di prestazioni è gratuito.
La sala era interessata all’argomento e ormai il dibattito era aperto, ma per ragioni di tempo e per il ritardo accumulato dall’assessore, la discussione si è conclusa, lasciando ancora alcuni interrogativi senza risposta.

Green Economy università

La Green Economy,oltre ad essere un progetto europeo per ridurre il 20 % l’emissione di energia , è anche uno sbocco di lavoro per molti giovani interessati all’ambiente.
Infatti la Green Economy riguarda diversi settori come l’edilizia , l’economia ambientale e l’architettura paesaggistica.
Vi sono diverse università che si occupano di preparare i giovani a questo  progetto.Ovviamente per intraprendere determinate professioni legate all’ambiente bisogna avere un’idea precisa su quello che si vuole fare.

Forum internazionale dell’orientamento 2010:
“Siamo ancora indietro rispetto al vero obbiettivo”

Molte sono le figure del mondo moderno che si occupano di Orientamento, ma siamo ancora indietro rispetto al vero obbiettivo. Troppo spesso i giovani hanno paura di lasciare la scuola per affrontare il mondo del lavoro. Di contro, capita che la dispersione scolastica non sia arginata da valide figure quali dovrebbero essere gli orientatori.
Negli ultimi dieci anni, il forum dell’orientamento del salone ABCD è stato un punto di riferimento internazionale che ha permesso all’Italia di valutare come negli altri paesi quali la Danimarca, abbiano messo a disposizione fino a più di 50 centri dislocati in tutto lo stato per fornire validi raccordi tra gli anni scolastici. Ovviamente, le figure interne sono riconosciute a livello professionale e godono di una certa autorevolezza. Non solo gli studenti sono obbligati ad incontrare almeno una volta all’anno gli orientatori. La figura dell’orientatore deve essere anche riconosciuta. In un momento in cui il lavoro è così precario e non definito, ragazzi sicuri di sè nelle loro scelte devono essere considerati una risorsa e per fare in modo che questo accada l’unica soluzione è   avere validi orientatori.

Imprese: che investano sulla sostenibilità.
Legambiente fa il punto sulla situazione ambientale in Liguria

Campeggia il cigno verde di Legambiente tra gli stand del salone Orientamenti. Qual è la sua ragione d’essere in un evento fieristico incentrato su scuola e lavoro? Lo abbiamo chiesto a Elena Dini, responsabile del settore scuola e formazione per Legambiente Liguria.

Orientamenti è incentrato sul tema dell’orientamento professionale. Quali sono i lavori strettamente legati all’ambiente?
I lavori retribuiti, connessi all’ambito educativo, sono due. Si tratta degli educatori ambientali, figure professionali presenti su tutto il territorio nazionale, e delle guide escursionistiche. Esistono poi corpi volontari di Guardie Ecologiche, non gestiti da Legambiente però, che svolgono monitoraggi relativi ai rifiuti abbandonati, i maltrattamenti sugli animali e gli incendi boschivi.

Come si può accedere a queste professioni?
Per quanto riguarda le guide escursionistiche, è sufficiente iscriversi a un concorso, al termine del quale si ottiene un patentino rilasciato dalle singole Province. Gli educatori ambientali, invece, provengono per la maggior parte da facoltà universitarie a carattere scientifico (biologia, chimica e affini) o educativo (scienze della formazione).

Come può un’impresa conciliare l’aspetto produttivo con la sostenibilità?
Chiaramente l’obiettivo primario di un’impresa è il profitto. Però ci sono alcune aziende che hanno deciso di investire sulla sostenibilità e di diminuire il proprio impatto sul territorio: una scelta che implica diversi vantaggi, a partire dalla maggiore affermazione sul territorio e dal migliore contatto col cittadino.

Quali misure si possono adottare in questo senso?
La raccolta differenziata è una di queste. Ma si può mirare anche ad ottenere una certificazione ambientale, periodicamente convalidata mediante appositi controlli di qualità. Altri ancora curano un bilancio ambientale che permette di avere un monitoraggio completo al fine di ridurre al massimo l’impatto.

In Liguria abbiamo assistito in tempi recenti a dibattiti circa la costruzione di infrastrutture come la Gronda e i vari porti turistici. Alcune di queste opere sono state giustificate dal fatto che contribuiscono a creare posti di lavoro. Vale davvero la pena di sacrificare un territorio già provato per aumentare il numero di lavoratori?
Il fatto è che la Regione non è dotata di buone programmazioni. Se ci fosse una programmazione più organizzata, ci sarebbero meno problemi. Soprattutto bisognerebbe discutere sulla necessità o meno di opere o aziende che si stanziano sul territorio. Si veda l’ILVA, dove 1200 operai sono blindati, in attesa di essere ricollocati.

Si dice sempre che l’edilizia è uno dei settori sempre validi su cui investire. Cosa può comportare un aumento edilizio in una regione che ha già subito una cementificazione selvaggia? E soprattutto, è davvero opportuno continuare a costruire dopo una crisi demografica che ha determinato anzi l’aumento delle unità abitative vuote?
La politica della cementificazione continua in realtà ad emergere in tutta Italia; in Liguria il problema sono soprattutto le seconde case. Un esempio significativo è quello di Finale (SV): questo piccolo comune rivierasco conta 12.000 abitanti in inverno, e arriva a 60.000 nel periodo estivo. Tutti i servizi, dalle fognature alle poste, sono proporzionati alla popolazione invernale, per cui ogni anno, quando arrivano i turisti, si verifica un black-out generale. Praticamente non ci si riesce a muovere. Addirittura, la sede finalese della Piaggio verrà trasferita a Villanova d’Albenga, ma per finanziare lo spostamento verrà edificato vicino alla spiaggia un nucleo di case destinate ai vacanzieri.

Cosa fa Legambiente per contrastare questi fenomeni?
Noi teniamo sotto osservazione un certo numero di vertenze territoriali. Inoltre, disponiamo di 16 circoli di volontariato in Liguria e più di mille in tutta Italia, pronti a intervenire in caso di necessità

Riuscite a intervenire anche a livello politico?
Abbastanza. Ma la situazione varia da provincia a provincia; alcune sono più disponibili ad ascoltarci, altre molto meno.  Imperia, per esempio, è la più chiusa in Liguria in tema di politiche ambientali.

Qual è la situazione in Liguria nel campo delle energie alternative? Ci sono incentivi per installare impianti che producono energia pulita?
Esistono dei fondi ministeriali, ma a livello locale non ci sono bandi aperti. L’ultimo è stato quello relativo al Bike Sharing, a cui ha aderito anche il comune di Dolceacqua (IM). Esiste però un PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) del 2003 che programmava la produzione di 8 mW da eolico. Attualmente, siamo arrivati a 25 mW, quindi, i risultati sono molto soddisfacenti. Purtroppo, non esiste un piano nazionale, l’unica a dare linee guida è l’Unione Europea.

Ma è vero che le pale eoliche sono potenzialmente dannose per l’avifauna?
Il problema è molto più complesso, perché si deve tener conto di diversi indicatori per valutare la bontà o meno di un progetto. Esistono un’avifauna migratoria e una stanziale, che nidifica sul territorio. Più che altro, l’impatto diventa maggiore quando non esiste una strada per raggiungere il sito interessato. Costruirne una per raggiungere il cocuzzolo della montagna avrebbe un impatto esagerato e, in quel caso, non converrebbe nemmeno installare le pale.

 GIOVANI E LA CARRIERA INFERMIERISTICA

Quali prospettive offre oggi il lavoro di infermiere? come si intraprende questa carriera e cosa è richiesto per portarla avanti? per rispondere a queste domande  oggi, 18 novembre 2010, al salone Orientanenti di genova siamo andati nello stand dei ‘servizi della persona’, composto da rappresentanti della croce rossa e della sanità ligure, e abbiamo parlato con Sonia Porcile, infermiera specialista in ortopedia e traumatologia al San Martino doi genova. Nella regione italiana con la più elevata percentuale di anziani, spiega Sonia « molti giovani si avvicinano a questa carriera perchè in tempo di crisi prospetta la sicurezza di un posto di lavoro fisso». Ma oggi per diventare infermiere non bastano più, come un tempo, soltanto due anni di scuola media, oggi bisogna avere un diploma superiore , una laurea breve in scienze infermieristiche e aver seguito un corso di preparazione. Più di sette anni di studi ed esercitazioni quindi, duranti i quali, continua Sonia « molti abbandonano per dedicarsi ad altro, perchè c’è poca informazione su ciò che un’infermiere deve realmente fare; gli studi sono impegnativi perchè ormai in ospedale abbiamo grandi responsabilità e maggiore libertà di azione con i pazienti rispetto al passato». Sonia ci parla anche della sua esperienza  e del come i giovani dovrebbero accostarsi a questa carriera: «Io mi ci sono avvicinata dopo anni di volontariato e di croce rossa, per il mio desiderio di aiutare gli altri. i giovani dovrebbero capire che questa non è solo una professione ma una scelta di vita: serve determinazaone per gli studi e grande altruismo e motivazione per affrontare i casi difficili e le situazioni più tristi in ospedale; e anche se oggi siamo gratificati professionalmente le maggiori gratificazioni arrivano dal punto di vista umano, dal rapporto con i pazienti».

Hi-Tech: una scelta per entrare nel mondo del lavoro

Anche quest’anno, dopo i convegni «Vento della scienza» e «Lavoro in sicurezza» del 2008 e 2009, Confindustria promuove un nuovo incontro con gli studenti degli istituti tecnici per indirizzarli nel mondo del lavoro, in contatto diretto con le aziende. Il convegno si è svolto nella sala A del Salone del Lavoro a Orientamenti, ospite il Vicepresidente di Confindustria, Francesco Berti Riboli, che ha esposto il problema della scarsa affluenza dei giovani ai corsi post-diploma e delle aziende in continua ricerca di tecnici specializzati. Questo dimostra che le nostre aziende sono di nuovo in crescita e ciò ci può dare una speranza per il futuro,  quello che vuole infatti proporre Confindustria non è solo invito al mondo della SIIT ma anche un modo per espandere la propria conoscenza. Erano presenti inoltre Guido Torrielli, direttore Confindustria, l’onnipresente Benedetto Maffezzini, dirigente scolastico regionale nonchè responsabile del progetto Musica 2020.

«Voglio fare il lavoro di Dr. House»,
infermieri e ambulanze, il duro lavoro di chi ogni giorno salva la vita

«Abbiamo bisogno di infermieri». Il lavoro c’è ma nessuno lo vuole fare. Tra le filiere del salone Orientamenti spicca quella dei servizi alla persona, dove vengono ricercate le figure in campo sanitario più difficili da trovare negli ultimi anni. Infermieri, tecnici specializzati di laboratorio, ortottisti sono tutte figure che fino ad oggi sono sempre diminuite e adesso il mercato del lavoro ne richiede tantissime. Eppure ancora nessuno vuole riprendere questi mestieri. «Si pensa che trovare lavoro sia difficile, non è del tutto vero – spiega Elsa Storace, infermiera volontaria della Croce Rossa. La figura dell’infermiere volontario in corsia si è molto evoluta negli ultimi anni. Ormai è autonoma e distaccata da quella del medico, si occupa di servizi di prima necessità e di accudire i pazienti. Ciò è diverso dal fare diagnosi e trovare cure. Sono laureata in medicina, eppure mi rendo conto dell’importanza della professione infermieristica, tanto che premetto la mia voglia di essere presente come infermiera rispetto alla mia vera professione di medico».
La specializzazione dell’infermiere ora è delimitata da una laurea triennale in scienze infermieristiche, il percorso è diventato più difficile e mira a produrre figure sempre più professionali che vadano a ricoprire una quota di mercato che ha un disperato bisogno di personale.
«Troppe persone pensano che è meglio essere medico che infermiere» interviene Sonia Porcile, infermiera dell’ASL 3 di Genova. «Io svolgo dei corsi di formazione per le persone e noto come sia ancora radicata in tante l’idea che l’infermiere sia un dipendente agli ordini del medico – continua. Non è assolutamente così, è troppo facile giudicare una professione dal proprio tornaconto economico».
Per dimostrare cosa sia veramente la professione di infermiere e di volontario dell’ambulanza al salone è stato aperto un laboratorio: “Dr. House, lavoro in corsia”. Incentrato sulla nozionistica di base del primo soccorso. Il proggeto ha subito riscosso successo, soprattutto tra i ragazzi delle scuole. A dare dimostrazioni pratiche dell’importanza dell’unità di rianimazione mobile è stato un giovane infermiere dell’ASL 4 di Genova, Stafano Burlando, responsabile del progetto. «Il primo soccorso non deve essere unicamente destinato agli apprendisti infermieri o medici – ha spiegato entusiasta. Se una persona sta soffocando, chiunque le sia vicino deve essere in grado di poterla aiutare».
«Il laboratorio che promuoviamo – ha proseguito – vuole togliere tutti quei preconcetti sulla nostra professione. L’ambulanza non è una macchina che sfreccia sulle strade per trasportare i malati, ma una vera unità dotata di tutto ciò che può servire per salvare la vita alle persone… quasi un ospedale miniaturizzato».
Il progetto nasce dal reparto dei servizi alla persona della Regione, da una esperienza ventennale nell’ambito del primo soccorso. La Liguria è una terra di anziani è sempre più necessario essere addestrati ed avere chiaro in mente cosa si deve fare nel momento in cui chiunque sia preso da un malore. Durante il laboratorio, vengono spiegati i principali strumenti che sono su un’ambulanza e il loro utilizzo, come vengono trattati i pazienti più critici e le sinergie che si vengono a creare nel momento del bisogno. Il laboratorio è aperto a tutti e si svolge per gruppi di minimo 4 persone. «Negli ultimi anni sono state potenziate le scuole specialistiche. Galliera e San Martino sono le più famose attualmente» ha concluso Cristina Barabino responsabile dello stand dei servizi alla persona. «Se le persone avessero davvero questo disperato bisogno di lavorare, qua troverebbero dei lavori sicuri discretamente retribuiti e senza ombra di dubbio nobili. Ma spesso quello che manca è la voglia».

Il Liceo Corieutico/Musicale: un’ opportunità

Il Liceo Corieutico/Musicale: un’ opportunità  per apprendere le materie artistiche come la musica e l’arte, eccssivamente trascurate dalla riforma Gentile (1923).
Presenti le maggiori autorità: l’onnipresente Benedetto Maffezzini, responsabile provinciale progetto Musica 2020, Rosaria Pagano, Dirigente vicario, Aureliano Deraggi, ispettore del ministero dell’istruzione, Max Bruschi, consigliere del ministro del istruzione Mariastella Gelmini e i presidi dei primi licei coreutici/musicali presenti in Liguria.
Introduce il prof. Aureliano Deraggi, che ha presentato il Neonato Gruppo di Coordinamento Interegionale e gli obiettivi di questa organizzazione:
– Offrire consulenza e supporto all’ ufficio scolastico regionale;
– Migliorare la conoscenza delle varie realtà scolastiche liguri e uniformarle;
– Attivazione di un forum per comunicare facilmente con i membri del comitato tecnico scientifico;
– Organizzare seminari di formazione rivolti ai docenti e seminari informativi per i genitori.
Max Bruschi interviene circa il Liceo Corieutico/Musicale, che si prefissa di ampliare l’insegnamento delle materie artistiche, come la musica, la danza e il disegno, cosicchè gli studenti che frequenteranno queste scuole possano sostenere e superare senza problemi le prove di accesso alle varie accademie, senza far mancare alcune frecciatine all’ex ministro dell’ istruzione Letizia Moratti.

AAA: CERCASI DIPLOMATI PER L’INDUSTRIA

E’ stata la voce dell’industria che va avanti a coronare il convegno di Confindustria sul futuro dei giovani periti tecnici.
Significative le parole del vice presidente di Confindustria di Genova Francesco Berti Riboli: «le imprese a caccia di tecnici sono la prova dell’industria che recupera terreno». Sono state parole di incoraggiamento per i giovani periti tecnici presenti dalle 9:30 al convegno di ‘Orientagiovani’. Parole che hanno fatto riflettere sulle opportunità che effettivamente l’industria dà a chi cerca lavoro: «il lavoro c’è, sta ai giovani cercarlo e volerlo» – ha aggiunto il vice presidente.
Anche tra le filiere di ‘Orientamenti’ sull’Hi Tech, come ad esempio ‘Paul Wurth’, si impara a soddisfare quelle che sono le vere richieste dell’industria di oggi: non servono solo dirigenti o ingegneri, ma soprattutto personale tecnico specializzato: diplomati e periti tecnici. Ed è qui che subentra il ruolo della scuola che di certo non ha incentivato la scelta del mondo dell’industria per i giovani: i ragazzi andrebbero formati in base alla richiesta del mercato, in base a un dialogo attivo e partecipe tra la scuola e l’ambiente che la circonda, in particolare tra scuola e impresa.
Su queste idee si è quindi fondato il reparto di ‘Orientagiovani’ dedicato all’alta tecnologia, senza troppe digressioni su quello che può effettivamente sembrare il mondo dell’Hi Tech. Niente robot, nanotecnologie né apparecchi di ultima generazione: «l’Hi Tech non è solo ‘IPhone’ e ‘Touch Screen’» – ha ribadito la dottoressa Simona Pollino, responsabile della formazione e selezione dei giovani che entrano in ‘Paul Wurth’ . «L’Hi Tech che proponiamo riguarda sistemi di controllo di impianti per aziende e fabbriche: è qualcosa di più concreto, anche se non sembra» ha aggiunto. «Si tratta di un lavoro complesso che però richiede una formazione all’altezza» è questo il messaggio che Confindustria ha voluto lanciare all’istruzione: si sentono ventate di ottimismo per quanto riguarda la crisi economica, e una domanda così massiccia di professionisti ne è la prova concreta. Il binomio scuola-impresa deve di conseguenza essere sfruttato al meglio anche per il rilancio del ‘Made in Italy’, una missione tutt’altro che semplice che ha bisogno della collaborazione di tutti, ma soprattutto della consapevolezza dei ragazzi stessi nell’effettuare una scelta di studi che permetta una garanzia di lavoro, ma soprattutto che soddisfi le vere esigenze di domani.

CHE COSA NE E’ DEL NOSTRO FUTURO?
Giovani chiamati a discutere sul problema della sicurezza nel lavoro, al salone Orientamenti

Moltissimi adolescenti ambiscono svolgere piccole attività occasionali per bisogno o per scelta. Tuttavia grande è il divario tra scuola ed istituzioni. Sempre più spesso, infatti, i giovani non ricevono un’adeguata preparazione per affrontare in modo sicuro il mondo del lavoro.
Come ovviare a questo problema? Si è svolta ieri, a questo proposito, una conferenza presso il Salone Orientamenti di Genova. Erano presenti importanti figure del mondo lavorativo, tra le quali l’assessore al lavoro, all’immmigrazione e ai trasporti della Regione Liguria, Enrico Vesco e alcuni rappresentanti dell’ INPS e dell’ INAIL.
L’incontro, incentrato anche sulla regolarizzazione del lavoro, è stato un’opportunità di dibatitto tra giovani e rappresentanti delle istituzioni locali.
Sono emerse numerose perplessità riguardo il metodo per non incorrere nel lavoro nero.
Fino ad oggi, non vi era la possibilità di lavorare per poche ore regolarmente.
Per risolvere questa situazione sono stati inseriti i voucher per le prestazioni d’opera occasionale di tipo accessorio.
Ma di che cosa si tratta? Sono buoni lavoro che hanno la funzione di mettere in regola chiunque voglia intraprendere saltuarie attività lavorative in regola ed essere pagato.
Acquistabili presso le tabaccherie, limitano il guadagno immediato del lavoratore, permettendo di non commettere degli illeciti.
Sebbene sia stata promossa questa recente iniziativa, molti, soprattutto tra i più giovani, optano per l’evasione.
Lavorando in nero ricevono, di solito, compensi maggiori. Ma non godono di nessun tipo di copertura assicurativa e infortunistica.

 

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