
“Favorire il mecenatismo: sgravi fiscali e professionalità da costruire”
Il fundraising, strumento essenziale per lo sviluppo di una nuova imprenditoria culturale, è l’oggetto del convegno che si terrà a CremonaFiere nell’ambito della 29esima edizione di Cremona Mondomusica (30 settembre – 2 ottobre 2016), la maggiore manifestazione internazionale dedicata agli strumenti musicali di alto artigianato. Tra le esperienze al centro del dibattito ci sarà quella del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française di Venezia, importante case study in grado di stimolare la riflessione sulle forme economiche che il settore culturale deve adottare per trovare la via del rilancio.
IL RUOLO DEGLI INVESTITORI. Il Palazzetto Bru Zane, che ha come vocazione la riscoperta del patrimonio musicale francese del grande Ottocento, ha inaugurato la propria attività nel 2009 concentrando da subito i propri sforzi sulla ricerca musicologica, sull’organizzazione di concerti e sulla produzione e pubblicazione di registrazioni discografiche. “La nostra è una vicenda particolare, nata grazie ad un atto di mecenatismo: l’acquisto da parte della Fondation Bru, creata dalla signora Nicole Bru, del Casino Zane fatto erigere a fine Seicento da Marino Zane (luogo da sempre deputato alla musica e all’arte) a cui seguì la decisione di installarvi un centro dedicato alla promozione del repertorio romantico francese – sottolinea la Direttrice del Palazzetto Bru Zane, Florence Alibert –. A tutti gli effetti siamo una realtà privata che si finanzia sia con gli stanziamenti della Fondation Bru che con la diffusione di concerti e la distribuzione di pubblicazione discografiche. La nostra governance si ispira essenzialmente ai modelli anglosassoni: negli Stati Uniti sono sempre più numerosi gli imprenditori di successo che decidono di investire somme consistenti in specifici progetti non-profit, che vengono ‘pilotati’ dalla A alla Z” con una forte efficienza organizzativa.
PUBBLICO-PRIVATO: UN DIALOGO POSSIBILE. Nonostante il paradigma del finanziamento pubblico sia da tempo entrato in crisi, gli spazi di relazione fra la sfera privata e quella pubblica continuano ad offrire preziose opportunità di collaborazione: “L’impressione è che i fondi per la produzione culturale, raccolti tramite percorsi tradizionali, siano in fase di decrescita con tagli in tutti i Paesi europei – afferma Alibert –. Il Palazzetto Bru Zane ha la fortuna di non dove dipendere da fondi pubblici ma è in buoni rapporti sia con il Ministero della Cultura francese che con il Comune di Venezia: anche se la nostra indipendenza finanziaria ci consente di agire in piena autonomia, riteniamo fondamentale alimentare costantemente il dialogo e il confronto con il mondo istituzionale. Va però detto che in Francia non mancano virtuosi meccanismi di supporto al settore artistico: cito, ad esempio, il caso di Arcadi, organismo dell’Île-de-France preposto ad aiutare le sale di piccole e medie dimensioni nell’acquisizione di produzioni liriche. Grazie a questo tipo di cooperazione, infatti, lo scorso anno siamo riusciti a proporre l’operetta ‘I cavalieri della tavola rotonda’ di Hervé, successivamente portata in scena anche al teatro Malibran”.
INCENTIVARE LE AGEVOLAZIONI FISCALI. Uno degli ostacoli alla diffusione del fundraising in Italia è legato al regime di tassazione: secondo la direttrice del palazzetto Bru Zane, infatti, “le aziende andrebbero incentivate ad investire nel campo della cultura attraverso specifiche agevolazioni fiscali”. Mentre negli Stati Uniti sono state varate da tempo efficaci misure in tema di defiscalizzazione ed in Francia esiste ormai da oltre dieci anni una precisa legge sul mecenatismo, nel Belpaese – culla dell’arte e della cultura per antonomasia – poco o nulla si è fatto fino ad ora per favorire le nuove forme di business culturale: “Le imprese devono avere la possibilità di dedurre una parte importante degli importi versati e di ricevere vantaggi in termini di visibilità – riflette Alibert –. Ovviamente occorre stabilire una serie di criteri e di vincoli stringenti per pensare di rendere fiduciario il rapporto tra azienda e struttura culturale”.
IL FUNDRAISER: UNA VERA FIGURA PROFESSIONALE. La riuscita di qualsiasi operazione di fundraising è inevitabilmente connessa alla creazione di un’efficace rete di relazioni e, soprattutto, alle specifiche competenze messe in campo. Ecco la ricetta indicata da Alibert: “La prima chiave per convincere un privato ad investire in un progetto culturale è la trasparenza: occorre fin dal principio precisare il modo in cui i soldi saranno impegnati e il tipo di risultato che si intende ottenere. La capacità comunicativa, d’altra parte, è fondamentale per assicurare un ritorno sia quantitativo che qualitativo”. La gestione dei fondi, ovviamente, deve dimostrarsi virtuosa: “Non ci si può affidare all’improvvisazione: i fundraiser devono essere manager della cultura opportunamente formati, capaci e intraprendenti. I concetti cardine sono due: propositività e strategicità”.
LE PROSPETTIVE DEL FUNDRAISING IN ITALIA. “Per far attecchire il fundraising serve una visione di medio-lungo termine – osserva la Direttrice del Palazzetto Bru Zane –: l’Italia dispone di un patrimonio unico e, dunque, ha un potenziale sterminato. Ma prima di tutto bisogna costruire una mentalità orientata correttamente ed impostare una progettualità articolata. Ma sono certa che i risultati arriveranno. In questa considerazione mi conforta un dato evidente: l’attenzione crescente da parte del mondo mediatico nei confronti dei mecenati. Gli organi di informazione, infatti, stanno imparando a distinguere le operazioni autenticamente meritorie dalle semplici strategie di marketing. Gli operatori della cultura in Italia hanno l’opportunità di lavorare in un modo diverso: sono convinta che la costruzione di un rapporto empatico tra produttori e fruitori di cultura rappresenti la strada vincente”.