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EMERGENZA HAITI

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace

C’è un tempo per ogni cosa ed oggi, a poco più di una settimana dall’immane catastrofe che ha colpito un’intera nazione e diversi milioni di persone, noi diciamo che “è il tempo di AGIRE e non quello di commuoverci o di fare parole”.

Ad Haiti l’emergenza é quella di garantire una prima accoglienza a tutti coloro che sono rimasti senza nulla, assicurando cibo e acqua, fornendo assistenza ai bambini,  come alle donne ed a tutte le persone sopravvissute, oltre che protezione contro gli atti di violenza.

Per i bambini in particolare, è necessario che gli aiuti siano coordinati in maniera da poter fare tutto il possibile per rintracciare i loro famigliari e favorire i ricongiungimenti.

Allontanare i bambini dal loro paese, dalla loro cultura, dai loro affetti non ci sembra in assoluto la soluzione ideale. Così come non riteniamo coerente con i loro diritti la proposta di costruire enormi istituti per rinchiuderli o raggrupparli come le galline.

L’unico aspetto positivo della immensa tragedia che ha distrutto Leogane (la città più vicina all’epicentro), Port au Prince e tante altre città e villaggi, è che oggi molti denari sono stati messi a disposizione di un paese già annientato, in precedenza, dalla povertà più totale. Con questi fondi – e l’aiuto della comunità internazionale – sarà possibile ricostruire il paese sia dal punto di vista abitativo che organizzativo. Il futuro dei bambini di Haiti lo vediamo dunque possibile nella costruzione di abitazioni e nuclei abitativi, nuovi e funzionali, dove si possano riunire le famiglie, le comunità o quello che ne è rimasto, dove sia possibile ricostruire una struttura sociale con il contribuito di tutti coloro che avranno dato un aiuto per dare loro una speranza di vita buona e senza strapparli alla loro terra.

Molte Associazioni ed ONG di tutto il mondo si sono mobilitate, insieme alle forze istituzionali, per dare una prima ed immediata risposta all’emergenza umanitaria che è nata. In Italia queste organizzazioni si sono coordinate aderendo ad AGIRE – Agenzia Italiana per la risposta alle Emergenze (www.agire.it) e stanno lavorando sul posto.

Noi di Batya abbiamo scelto di appoggiare AGIRE e, per il momento, di aspettare che la situazione sia più chiara prima di cercare il modo migliore per “accogliere” i bambini vittime del disastro ricordando a tutti che il primo e miglior modo per sostenerli è quello di aiutarli a rimanere con le loro famiglie, nel loro paese.

Non appena le condizioni lo consentiranno cercheremo anche noi di fare la nostra parte non sulla base dell’emotività ma su quella delle esigenze reali di queste popolazioni.

Ringraziamo fin d’ora tutti coloro che daranno diffusione e pubblicazione di questo Comunicato Stampa

Genova, 21 gennaio 2010

Giovanni Minuto
Batya – associazione per l’accoglienza, l’affidamento e l’adozione.
010/564837 – 335.6473885

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