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CREMONA, ITALPIG: SUINICOLTURA VERSO LA RIPRESA? ASSALZOO POSITIVA: “IN GRADO DI AFFRONTARE IL MERCATO”.MA GLI ALLEVATORI COSA NE PENSANO?

“In queste ultime settimane il prezzo del suino, per gli allevatori, è tornato a essere abbastanza remunerativo superando, anche se di poco, il pareggio rispetto ai costi di produzione. Il dato va letto in termini positivi, ma la situazione di sofferenza in cui i produttori versano da anni non consente loro di recuperare quella liquidità che rappresenta il vero elemento critico da affrontare”.

Così la pensa Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici), uno dei relatori alla prima edizione degli Stati Generali della Suinicoltura Italiana che si terranno venerdì 29 ottobre alle ore 9.30, nell’ambito di Italpig (Cremona 28-31 ottobre), il Salone della suinicoltura italiana giunto alla sua 14ma edizione.

“Dopo l’infuocata estate che in Russia ha causato i danni riportati dalle cronache, registriamo oggi una certa tensione nelle quotazioni dei cereali anche se la ripresa al consumo dei paesi asiatici sta positivamente muovendo gli equilibri economici con aumenti anche a due cifre. A questo scenario dobbiamo agganciare il settore del mais che solitamente, in questo periodo dell’anno, registra in genere quotazioni al minimo. Gli aumenti invece evidenziati segnalano una atipicità tutta da analizzare”. 

Resta il fatto però che per i suinicoltori italiani il loro fornitore principale, il comparto mangimistico, continua in qualche modo a finanziare la loro attività. “Infatti – puntualizza ancora Ferrari – la crisi di liquidità degli allevatori ci obbliga a compensare e a finanziare la loro attività. I tempi in cui i pagamenti venivano effettuati a 60 giorni sono ormai un ricordo, oggi si va da un minimo di 90 a un massimo anche di 200 giorni, e questo vale anche nel comparto delle vacche da latte, settore comunque oggi più premiante, per la mangimistica, rispetto  solo a un anno fa”.

Una situazione complessa e in continua evoluzione, par di capire, che è interessante paragonare al resto d’Europa per comprendere se le difficoltà sono solo italiane. “Per rispondere a questa considerazione bisogna partire da un dato molto importante – afferma Ferrari – l’Italia è l’unico paese a produrre un suino pesante che, proprio per questa specificità, richiede costi di produzione soprattutto alimentari superiori rispetto alla media europea dove, va detto, una maggiore patrimonializzazione degli allevatori permette loro di accedere meglio al credito e di ottenere tempi di pagamento più favorevoli”. Pur in presenza di una situazione complessa ancorchè in continua evoluzione, Ferrari ribadisce che le prospettive, per l’immediato futuro della mangimistica italiana non sono negative. “Il settore nel complesso tiene – sottolinea – E’ vero che il numero di allevamenti si è ridotto, ma chi è rimasto, nella stragrande maggioranza dei casi, ha saputo riorganizzarsi. Anche per questo ritengo che ulteriori riduzioni non ce ne saranno. Tra l’altro, a margine di questa considerazione, ne esiste una ancora più importante. L’alimentazione continuerà ad essere una voce sempre più importante per la qualità del prodotto finito e questo, per noi, è uno stimolo importante per continuare a essere protagonisti di una sfida estremamente competitiva. Io sono ottimista – conclude Ferrari – e ritengo che il futuro che ci aspetta sarà migliore del passato che ci siamo lasciati alle spalle. Il livello imprenditoriale delle nostre aziende, comprese quelle zootecniche, credo sia del tutto in grado di affrontare le sfide che il mercato ci riserverà”. 

 

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