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BARI:”IL BAMBINO DI BETLEMME”, LA MAGIA DELLA NATIVITÀ RIVIVE NELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI VINCENZO CATALANO

Il Natale è ormai alle porte e in questi giorni di festa la magia della Natività rivive in presepi, rappresentazioni e iniziative di ogni genere. La mostra del fotografo barese Vincenzo Catalano, intitolata “Il bambino di Betlemme” e ospitata da giovedì prossimo al 6 gennaio 2012 nella Sala Murat in piazza Ferrarese, costituisce un viaggio suggestivo unico alla riscoperta di quei luoghi che conservano la memoria di tanto splendore ma anche di molta sofferenza.

Non mancano nell’installazione fotografica il supporto descrittivo delle profezie di Isaia e il racconto secondo il Vangelo di Luca e Matteo, i primi a descrivere la Natività. Nei loro brani c’è già tutta la sacra rappresentazione che a partire dal Medioevo prende il nome latino di “praesepium” ovvero recinto chiuso, mangiatoia. Si narra, infatti, della umile nascita di Gesù, come riporta Luca, “in una mangiatoia perché non c’era per essi posto nell’albergo; dell’annunzio dato ai pastori; dei magi venuti da Oriente seguendo la stella per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re”.

E così, nell’iniziativa organizzata dall’Associazione Photography, dal Comune di Bari-Assessorato alla Cultura e dalla Fiera del Levante, in collaborazione con la Custodia di Terra Santa di Gerusalemme, i visitatori hanno una testimonianza diretta delle fasi della Natività grazie a un ricco percorso parallelo iconografico e fotografico.

“‘Il bambino di Betlemme’ – spiega Catalano – ridà rispetto all’uomo. Rivivere gli atti della sua nascita significa ripensare all’atto d’amore gratuito che Dio ci ha donato per restituirci la dignità perduta con il peccato di Adamo. La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme è la certezza del nostro riscatto dal passato e il simbolo della moralità inalienabile di ogni persona. Diventa, quindi, fondamentale ricordarla e rappresentarla al meglio”.

“Le immagini scattate con maestria dall’autore – commenta Fra Pierbattista Pizzaballa, OFM Custode di Terra Santa – parlano da sole, traducono momenti antichi, sono emblema di un ordinario imprevedibile e riassumono, nell’incarnazione del Verbo, l’accoglienza di Dio, preparata per noi”.

 

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