
Artigiano in Fiera, esperienze di solidarietà dal mondo Sarà presente anche l’associazione tunisina premio Nobel per la Pace “Utica”
Sarà la solidarietà uno dei fil rouge della ventunesima edizione di Artigiano in Fiera. Dal 3 all’11 dicembre, a Milano, il villaggio globale delle arti e dei mestieri del mondo ospiterà artigiani che, con il loro lavoro e il loro impegno, saranno testimonianza diretta di iniziative umanitarie e sociali capaci di generare occasioni di sviluppo nei territori d’origine.
Opere uniche, autentiche, originali e fatte interamente a mano da oltre cento Paesi, ma non solo. A Fiera Milano (Rho-Pero) saranno protagoniste anche tante esperienze globali significative nate in alcune delle aree più povere del mondo. È il caso del progetto “Sunshine agro products”, un’iniziativa promossa nel 2007 da una donna ugandese, Pamela Anyoti Peroraci, che con il marchio “Asante Mama” opera, oggi, in dieci distretti del Nord Est del suo Paese. Questa impresa sociale, che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del governo di Kampala, coinvolge 10.000 agricoltori nella produzione di peperoncino, erbe, spezie culinarie, tisane e cacao. Lo scopo è quello di promuovere un’agricoltura sostenibile per le comunità rurali, a cui Pamela Anyoti Peronaci ha insegnato le tecniche di coltivazione più appropriate per proiettare i prodotti nel mercato.
Il sostegno alle fasce più deboli della popolazione è una delle peculiarità di “Ferronerie d’art d’Alasora”. Un’impresa artigianale del Madagascar, situata a pochi chilometri da Antananarivo, in una delle aree rurali connotate dalla povertà estrema. Qui Dieudonné Razafinjatovo e Violette Ralalaseheno hanno dato vita a una cooperativa che impiega centinaia di persone, indigenti e diversamente abili, nella realizzazione di oggetti decorativi in ferro battuto e materiali riciclati. Circa 120 famiglie (400 persone tra uomini e donne) vivono, oggi, attorno a questo grande laboratorio di oggetti decorativi in ferro battuto e materiali riciclati. Nella periferia della capitale malgascia, i figli degli operai hanno la possibilità di frequentare gratuitamente la scuola e sono, così, sottratti all’analfabetismo.
Contrasto alla povertà e alle sue conseguenze ma anche percorsi professionali dedicati ai diversamente abili. “Arte Javane” proporrà, nei nove giorni di rassegna, oggettistica in bambù e, in particolare, amplificatori naturali per I-phone e smartphone realizzati, in Indonesia, da lavoratori disabili. Solidarietà, in questo caso, ma anche sostenibilità ambientale grazie all’uso di materiali autoctoni come il bambù, che prosperano nel più grande Stato-arcipelago del mondo. L’impegno a favore delle comunità locali emerge anche in una delle tante imprese europee presenti in fiera. “Blindenhilfswerk Dresden” è un’impresa artigianale tedesca che impiega professionisti non vedenti nella creazione di spazzole e pennelli di alta qualità, fornendo ai dipendenti a possibilità di imparare un mestiere antico e di stampo puramente artigianale per il completo inserimento nel mondo del lavoro.
Anche molte delle delegazioni presenti in fiera si sono impegnate, negli ultimi anni, a fornisce un supporto concreto alle comunità locali. “Utica”, la federazione tunisina dell’industria e dell’artigianato, per esempio, nei nove giorni di manifestazione promuoverà, a Milano, una collettiva con i prodotti tradizionali del Paese. L’Union tunisienne de l’industrie, du commerce et de l’artisanat, che cura gli interessi di centinaia di migliaia di imprese in Tunisia, è stata premiata lo scorso anno con il Premio Nobel per la Pace, insieme ad un cartello di professionisti che hanno rilanciato il Paese dopo la rivoluzione. Utica, infatti, fa parte del “National dialogue quartet”: un gruppo di realtà tunisine costituito anche dall’Union générale tunisienne du travail, dalla Ligue tunisienne pour la défense des droits de l’homme e dall’Ordre national des avocats, che si è impegnato per «il contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011 […] quando il processo di democratizzazione era sul punto di crollare sotto il peso di assassini politici e disordini».