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APRE VINITALY CHINA

 

Un programma che promuove la
cultura del vino e i rapporti commerciali in un Paese con consumi in continua
crescita. In Cina con Vinitaly anche Buonitalia, Uiv, Unaprol e l’assessore del
Comune di Verona Erminia Perbellini. All’inaugurazione del tour a Pechino
l’ambasciatore Riccardo Sessa.

 

19-22 novembre 2008 – Veronafiere promuove il vino italiano in Cina con
la decima edizione del Vinitaly China, l’evento internazionale di riferimento
per il vino italiano all’estero con un tour che dal 19 al 22 novembre porta un
centinaio di aziende italiane alla conquista delle città a maggior potenziale
di consumo: Pechino, Shanghai e Macao. In queste tre città si concentra infatti
il più alto tasso di crescita del consumo di vino nel mondo (a Pechino il
consumo è aumentato del 50 per cento solo nel 2007) e fino al 2013 crescerà del
13 per cento l’anno.

Partecipano
a Vinitaly China l’Unione Italiana Vini con il presidente Andrea Sartori per il
progetto UE “The next quality experience” e Unaprol con Portfoil, il catalogo
dei migliori oli extra vergine di oliva italiani.

“Con questa edizione – ha detto
Camillo Cametti, consigliere di Veronafiere delegato alle attività
internazionali durante l’inaugurazione della prima giornata di lavori –
Vinitaly China taglia il traguardo dei dieci anni, continuando nel suo impegno
di promozione del vino italiano. Le prospettive sono buone perché l’import
dall’Italia continua a crescere come dimostrano i dati dei primi otto mesi
dell’anno resi noti ieri dall’Istat, che parlano di quasi 51mila ettolitri per
un valore superiore a 9,5milioni di euro contro meno di 41mila ettolitri e
8,4milioni di euro dello stesso periodo 2007. Si tratta di un aumento del 24,4
per cento in quantità e del 13,1 per cento in valore”.

“Per  questo – spiega Giovanni Mantovani, direttore
generale di Veronafiere – continuiamo a potenziare le attività di Vinitaly nel
Paese, aggiungendo quest’anno la tappa di Macao, che dà ai produttori italiani
un’importante chance in un mercato di consumo potenzialmente molto
interessante”.

A migliorare la posizione del
vino italiano in questo Paese ha contribuito certamente l’azzeramento dei dazi
sul vino di Hong Kong e Macao, che si traduce per il consumatore in una
diminuzione del costo finale per bottiglia del 20-30 per cento. Così, se una
bottiglia del valore iniziale di 10 dollari Usa veniva venduta al dettaglio ad
Hong Kong a 31 dollari, ora, senza alcun dazio, costerà meno di 23 dollari.
L’obiettivo per le imprese enologiche italiane è quello di conquistarsi uno
spazio di mercato anche nella città considerata la Las Vegas d’Oriente.
Mercato promettente, ma ad oggi dominato da Francia e Portogallo.

Grazie a questa nuova politica economica di apertura
verso i mercati esteri, solo nei primi 5 mesi del 2008 la Cina ha importato
circa 850mila ettolitri di vino con un incremento del 10,3 per cento rispetto
allo stesso periodo del 2007 con un significativo aumento anche in termini di
valore pari al 49 per cento per un totale di 310 milioni di dollari.

In questo scenario l’Italia si
colloca al sesto posto come esportatore verso la Cina dietro a Francia,
Australia, Stati Uniti, Cile e Spagna, ma può certamente conquistare nuove
posizioni rispetto ai concorrenti. L’appeal maggiore è per i vini di fascia
alta, tanto che per il 2010 si prevede rappresenteranno la metà dell’import
enologico.

Nell’esteso territorio del
Dragone, Pechino e Shanghai sono le realtà più promettenti. La crescita del
mercato enologico a Pechino negli ultimi anni è stata velocissima, solo nel 2007 ha avuto un balzo in
avanti del 50 per cento e l’effetto trainante, dato anche dai giochi olimpici,
continuerà nei prossimi anni. Nell’anno in corso l’offerta di vini
d’importazione di fascia alta si è arricchita di moltissime etichette al punto
che i principali alberghi hanno investito nella formazione del personale perché
possa acquisire adeguate competenze sul vino. Shanghai si mette sulla scia di
Pechino: qui le importazioni di vino italiano, dal 2003, hanno avuto
un’impennata che non ha avuto uguali nelle altre città del Paese. Accelerata
favorita anche da iniziative, come Vinitaly China, di promozione internazionale
del bere italiano: le azioni che stanno avendo maggior successo per la
penetrazione del mercato cinese con un rilevante ritorno in termini di acquisto
sono infatti quelle che mirano ad aumentare la conoscenza sul vino da parte dei
potenziali consumatori.

D’accordo su questo approccio
l’ambasciatore italiano in Cina Riccardo Sessa, che ha evidenziato come “il
wine & food italiano siano i prodotti di punta dell’export italiano in Cina
ma anche quelli che suscitano la maggiore attrazione nei consumatori locali”.

“La cucina cinese – ha dichiarato Walter Brunello, presidente di Buonitalia Spaè rappresentata nel suo complesso da una differenza territoriale
che permette alla grande varietà dei vini italiani di essere potenzialmente
abbinabili ai diversi gusti proposti. Il nostro
obiettivo – ha spiegato Brunello – è quello di far abbinare, in maniera
corretta e al maggior numero possibile, le nostre produzioni vinicole ai piatti
della cucina cinese. Dobbiamo stimolare l’interesse dei consumatori cinesi
affinché si sentano spinti a visitare direttamente in Italia i luoghi di
produzione dei nostri vini”.

La promozione del territorio è
proprio l’obiettivo di Erminia Perbellini, assessore alla cultura e al turismo
del Comune di Verona, in missione in Cina con Vinitaly. “Il Comune – ha detto –
sarà a fianco di Veronafiere in tutte le iniziative all’estero, per promuovere
tutte le attrattive culturali e turistiche che il nostro territorio offre, a
partire dalle iniziative della Fondazione Arena di Verona e del Teatro Romano”.

Dopo Pechino, il 20 e 21 novembre
Vinitaly China è a Shanghai. Chiusura del tour a Macao il 22 novembre.

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