
A Mondomusica anche il violino rock di Andrea Di Cesare
Se il violino resta, per i più, uno strumento prettamente classico, Mondomusica sceglie di dedicare un focus specifico anche all'”altro lato del violino” – quello moderno e addirittura avanguardistico – per esplorarne le innumerevoli possibilità sonore. Tra i massimi esponenti del “violino pop-rock” figura certamente Andrea Di Cesare, strumentista e compositore che in carriera ha prestato la propria arte a musicisti come Renato Zero, Giorgia, Niccolò Fabi, Carmen Consoli, Negramaro, Daniele Silvestri, Paola Turci e molti altri.
Di Cesare si esibisce in questi giorni a Mondomusica, in programma alla Fiera di Cremona dal 25 al 27 settembre, per offrire una dimostrazione delle potenzialità espressive del violino nella contemporaneità.
“Da vent’anni porto avanti una mia precisa idea – spiega Di Cesare: il violino elettrico può essere utilizzato come una vera e propria chitarra e può persino riprodurre il suono di un’intera orchestra tramite l’impiego di svariati dispositivi tecnologici, come loop station, delay e distorsori. Il vantaggio, nella musica leggera, è che il violino offre possibilità di lettura del tutto diverse producendo frequenze veramente uniche”.
Per diffondere la sua personale ricerca sul violino elettrico, Di Cesare quattro anni fa ha aperto a Roma una scuola di violino pop-rock; inoltre ogni estate tiene un importante corso di perfezionamento e periodicamente viene invitato in alcune delle più rinomate università degli Stati Uniti per specifiche masterclass. “Anzitutto occorre avere una solida formazione classica – precisa il violinista –, quindi ci si può approcciare alla sperimentazione. Si sbaglia chi crede che sia semplice suonare il violino in un contesto non classico: trovare la melodia giusta, eseguire una nota perfettamente intonata e utilizzare adeguatamente l’effettistica non è affatto facile né scontato”.
Un’impostazione, insomma, tanto innovativa quanto delicata. Non a caso Di Cesare dichiara: “Nel pop e nel rock bisogna affrontare un percorso approfondito adottando una prospettiva assolutamente scientifica: in certi contesti musicali, ad esempio, il virtuosismo può risultare fuori luogo”. Strano a dirsi nella patria di Stradivari e Monteverdi? “Assolutamente no – chiosa il musicista: i grandiosi violini della tradizione liutaria cremonese sono, semplicemente, tutt’altra cosa rispetto allo Yamaha che suono io. Ed io ho bisogno proprio di questo strumento per ottenere il risultato sonoro desiderato. Ovviamente il progresso tecnologico consente di perfezionare costantemente gli strumenti elettrici: spero, grazie alla mia passione di sperimentatore, di conquistarmi l’onore di veder prodotto un violino a mio nome”.