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A FIERAGRICOLA GLI ALLEVATORI CERCANO I ROBOT DI MUNGITURA L’AUTOMATIZZAZIONE MIGLIORA IL BENESSERE. E IL BOVINO DIVENTA VIRTUALE

Verona, 3 febbraio 2018 – Fieragricola è anche realtà virtuale, che si vive allo stand del Consorzio

agrario del Nordest e Calv Alimenta (pad. 9, stand d5). Un visore 3D permette di entrare nel rumine,

il pre-stomaco del bovino, per osservare attraverso la realtà aumentata come gli ingredienti di un

nuovo mangime interagiscono con i batteri responsabili della digestione dell’animale.

La mucca nel cloud. L’innovazione alla rassegna internazionale dell’agricoltura di Verona, che questa

sera chiuderà i battenti della 113ª edizione, è presente anche con MooMonitor+. Un collare per la

vacca, in grado di effettuare 36 misurazioni al secondo attraverso un accelerometro, registrando

calori, ruminazioni, tempi impiegati per magiare e riposare. Ogni giorno vengono raccolti 3 milioni di

dati, salvati incloud su un server della ditta produttrice irlandese, Dairy master, che vengono

elaborati ogni 15 minuti. Ogni anomalia è segnalata in tempo reale all’allevatore sullo smartphone,

grazie ad una app specifica (pad. 9, stand d16).

Zootecnia 4.0. Così la zootecnia digitale fa il pieno a Fieragricola. È evidente dal boom di richieste per

la robotica e tutti quegli strumenti che spingono verso l’automazione, come le macchine semoventi

per avvicinare il foraggio alle corsie di alimentazione in stalla e quelle per la distribuzione della

razione alimentare.

A spingere sull’acceleratore dell’innovazione sono, indubbiamente, i finanziamenti previsti dai

Programmi di sviluppo rurale, ma anche, come spiega Claudio Destro, vicepresidente

dell’Associazione italiana allevatori (Aia), «le richieste dei consumatori, particolarmente attenti a

tematiche come il benessere animale, la sostenibilità ambientale, l’uso consapevole del farmaco e la

sicurezza alimentare. Qui si inserisce il ruolo di Aia, che deve aiutare gli allevatori in tale percorso e

allo stesso tempo deve rassicurare i consumatori sulle attività che si fanno negli allevamenti».

In questa linea si muoverà anche la riorganizzazione del sistema Aia, illustrata ieri a Verona dal

presidente Roberto Nocentini.

Benessere animale «scientifico». La questione del benessere animale è stato uno dei temi al centro

del Milk Day di Fieragricola, che ha affrontato, con Luigi Bertocchi, responsabile del Centro di

referenza nazionale sull’Animal welfare dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e

dell’Emilia-Romagna. «Il benessere animale è un concetto dinamico e uno stato biologico che si

valuta su parametri scientifici – ha spiegato -. Le stalle che sono interessate a migliorare i propri

parametri possono richiedere una valutazione all’Istituto zooprofilattico, attraverso il nostro sito

internet e i nostri valutatori».

È stata proprio la leva del benessere animale ad aver spinto Sara Pasetto, allevatrice di Trevenzuolo

(Verona) con 300 ettari e 320 capi in mungitura, a percorrere tre anni fa la strada dei robot di

mungitura, come ha raccontato allo stand di Lely. «Volevamo animali più sani e controllati e

incrementare la produzione, dopo la fine delle quote latte – ha specificato Pasetto -. Oggi sono molto

soddisfatta della scelta, che ha avuto effetti positivi anche sulla qualità del latte e sullo stato di salute

delle bovine».

Obiettivo redditività. I produttori cercano di ottimizzare i costi di produzione in stalla e il robot di

mungitura sembra essere una risposta efficace. Ne è convinto Tiziano Ganz, direttore vendite DeLaval

Italia. «Mai abbiamo installato così tanti robot di mungitura come lo scorso anno e saremmo contenti

di ripetere lo stesso successo anche nel 2018 – ha affermato -. L’installazione di queste

apparecchiature in stalle permette anche di eliminare i costi della manodopera ed è la ragione per

cui la robotica sta avendo successo, oltre alla possibilità di verificare lo stato di salute della mandria e

i livelli produttivi in tempo reale».

Oltre al robot di mungitura a mono-box, la ditta Bellucci Orlando e C. srl, importatore della tedesca

Gea, presenta a Verona un robot per avvicinare il fieno agli animali su un percorso predefinito e una 

pulitrice automatizzata per eliminare le deiezioni zootecniche dal pavimento grigliato.

Tracciabilità. In linea con le esigenze del consumatore di essere informato, l’Istituto zooprofilattico

sperimentale del Mezzogiorno ha presentato a Fieragricola il nuovo sistema di tracciabilità della

Mozzarella di bufala campana Dop. «Attraverso il Qr code, consultabile nel punto vendita dallo

smartphone – ha raccontato Antonio Limone, direttore generale del centro e coordinatore di tutti gli

Istituti zooprofilattici italiani – possiamo sapere da quale stalla proviene la materia prima, quale

caseificio lo ha lavorato, quale bufala ha prodotto il latte. Anche il consorzio di tutela ha compreso

che questi controlli sono un antidoto al de-marketing, perché forniscono elementi in più sulla

provenienza. Un sistema che abbiamo applicato a diversi prodotti campani e questo per scagionarli

dalle accuse mosse contro la Terra dei fuochi».

La suinicoltura guarda alla Spagna. Fieragricola accende i riflettori anche sulla suinicoltura, che

rilancia il dialogo di filiera e guarda alla Spagna come modello vincente. «La Spagna ha saputo

organizzare la propria filiera produttiva scommettendo su produzioni di qualità e puntando molto

sull’internazionalizzazione, che è la strada che anche l’Italia dovrebbe imboccare», ha detto ieri

Lorenzo Fontanesi, vicepresidente di Opas, l’Organizzazione di prodotto degli allevatori suini, realtà

che valorizza insieme a Unapros circa il 15% della produzione nazionale di maiali.

Il 2017, dal punto di vista economico, è stata soddisfacente. «Gli allevatori di suini hanno chiuso

un’annata positiva, per la ripresa dei listini, ma non devono abbassare la guardia e smettere di

pensare al futuro del settore, anche perché c’è un deficit strutturale della produzione suinicola di 1

miliardo di euro. Bisogna aumentare la produzione, per soddisfare le richieste di mercato,

valorizzando le Dop e investendo sull’export – ha detto Guglielmo Golinelli, allevatore modenese e

componente dell’Osservatorio europeo della carne suina -. Servono nuove strategie di aggregazione

e valorizzazione dell’offerta e vanno introdotte innovazioni mirate alla competitività».

Dal direttore di Assica, l’Associazione italiana degli industriali delle carni suine, Davide Calderone, è

arrivato l’appello a collaborare sul versante della sanità. «Siamo in una situazione economica

favorevole – ha sostenuto – ma dobbiamo collaborare per debellare quelle malattie veterinarie che ci

impediscono di esportare. Entro l’anno, però, dovremmo poter ottenere l’accreditamento per

l’export in Cina. La suinicoltura in spagna ha svoltato dopo l’apertura del mercato cinese»

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