Rassegna stampa

A Firenze crescono i buyer da Germania, Usa e Cina

Entusiasmo per le collezioni, delusione per i compratori. È la doppia faccia del Pitti Uomo di Firenze, che ha chiuso ieri confermando quel che i numeri del settore moda già dicono da tempo: le aziende che non esportano, o esportano poco, avranno serie difficoltà nei prossimi anni. Perché il mercato italiano – che nell’abbigliamento maschile vale il 42% – arretra, ed è destinato a contrarsi ancora nelle prossime stagioni. Le prospettive sono più brillanti per chi vende all’estero, ma anche in questo caso la strada è in salita, almeno a stare ai compratori in visita alla super-fiera fiorentina della moda maschile (10-13 gennaio), che ha aperto il calendario annuale degli appuntamenti moda.
I buyer dell’81esima edizione del Pitti Uomo sono stati nel complesso 21mila, in calo di quasi il 10% rispetto all’edizione di un anno fa. A segnare il passo sono stati gli italiani (scesi da 15.400 a 13.600), ma anche, seppur in misura minore, gli stranieri (da 7.700 a 7.400). All’appello mancano in totale più di 2mila buyer, che riflettono lo stato di salute dei mercati mondiali. Sul fronte estero aumentano i compratori da Germania, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Turchia, mentre si riducono quelli provenienti da Spagna (quasi 200 compratori in meno), Grecia e Portogallo.
Buoni risultati, con incrementi a due cifre, dal nord Europa (Svezia, Danimarca, Finlandia), con l’eccezione della Norvegia. Leggere oscillazioni in basso per mercati consolidati come Francia (primo sbocco dell’abbigliamento maschile italiano), Russia e Hong Kong, mentre l’Est Europa segna andamenti diversi: bene Romania, Lettonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, in calo Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Stabili due emergenti di peso come India e Messico. Buone notizie, segnala Pitti Immagine, da interessanti outsider come Sudafrica e Israele, mentre l’area mediorientale è stata meno brillante che in altre edizioni. La sorpresa maggiore è lo scarso dinamismo in arrivo dai Bric (Brasile, Russia, India e Cina), indicati come possibili locomotive dell’export italiano dei prossimi anni: in particolare i buyer cinesi hanno sì superato quota 500, ma limitandosi a tornare sui livelli di due anni fa, senza segnare grande effervescenza.
Si dice comunque soddisfatto Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, la società che organizza la fiera: «Anche un solo compratore in più da Germania, Giappone, Gran Bretagna o Stati Uniti vale un tesoro – dice – e il suo peso, in termini di potere d’acquisto, è moltiplicato per un numero infinito di volte. Dunque questi sono segnali positivi per Pitti e per il made in Italy. I migliori negozi di moda italiani, quelli di riferimento per le aziende di qualità, sono arrivati tutti a Firenze, senza eccezione». Sull’andamento del mercato italiano, invece, Napoleone vede nero: «È inutile raccontarci storie – afferma – la situazione è pesante, i consumi sono al minimo e i negozianti fanno un’enorme fatica: spesso sono costretti a rinviare i pagamenti, e qualcuno chiude i battenti. Ce ne sono tanti in questa condizione, basta girare per le città. Se a Pitti sono calati di oltre il 10% i motivi reali non mancano di certo».
A confortare gli organizzatori della fiera sono i giudizi positivi dei buyer, che hanno apprezzato la selezione di marchi e la ricerca e innovazione presentate al salone. Che dal 23 gennaio continuerà sulla piattaforma digitale e-Pitti, col servizio di stand online, gratuito nella versione-base (da 5 a 15 foto della collezione), al quale hanno aderito 841 marchi (su 1.072 di questa edizione, per il 38% stranieri); sessanta di questi hanno scelto anche il nuovo servizio showroom (a pagamento) che permetterà di vendere online la collezione ai buyer accreditati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

TRA GLI STAND
Gli spazi dell’81° Pitti hanno ospitato per quattro giorni oltre mille marchi di abbigliamento maschile di fascia alta e medio-alta, attirando compratori da tutto il mondo. Il prossimo appuntamento con l’uomo è in giugno, con le collezioni per la primavera-estate 2013, mentre dal 19 al 21 gennaio si terrà Pitti Bimbo

Newsletter