Rassegna stampa

INTERVISTA Raffaello Napoleone – Amministratore delegato Pitti Immagine

Mille e 60 marchi di abbigliamento, calzature e accessori maschili, specchio prestigioso dell’industria della moda italiana ma anche internazionale (il 38% viene dall’estero), da oggi sono in mostra al Pitti Uomo di Firenze – arrivato all’edizione numero 81 – con la speranza di attirare l’attenzione (e gli ordini) dei 23mila buyer attesi in fiera, in particolare di quelli stranieri, che alla Fortezza da Basso troveranno le collezioni per l’autunno-inverno 2012-2013. Perché il mercato interno è fermo, e preoccupa più d’un produttore. «Ma l’export può ancora dare belle soddisfazioni», sostiene Raffaello Napoleone, da 22 anni alla guida del salone biennale diventato il più importante e completo appuntamento mondiale di moda maschile.
Che anno sarà il 2012 per la moda italiana?
Un anno complicato, perchè le manovre del Governo avranno inevitabili ripercussioni sulle aziende, e sulla loro possibilità di accedere al credito. Ma allo stesso tempo sarà un anno che può aprire opportunità sui mercati esteri. Per questo lancio un appello a fare presto per rimpiazzare l’Ice (Istituto per il commercio estero) che è stato chiuso repentinamente: non si può perdere il 2012 a discutere come fare ad aiutare le aziende a esportare, bisogna muoversi subito. Perchè uno sviluppo che non guarda all’estero sarà sempre uno sviluppo monco.
Le piace l’idea dell’agenzia italiana per il commercio estero?
Sì se avrà il compito di coordinare le iniziative fatte da altri enti, come Regioni e Camere di commercio, in sostanza di fare da regista, selezionando indirizzi, creando contatti nei Paesi di interesse. Ma pensare che una sola testa possa fare promozione per tutti i settori, dalla moda alla meccanica all’alimentare, è follia. Noi con l’Ice avevamo sempre lavorato bene. Fino ad aprire, insieme, anche tre desk per l’internazionalizzazione in Brasile, India e Cina, che ora hanno chiuso i battenti.
Pitti Immagine pensa di supplire a questa assenza portando le proprie rassegne all’estero, come già stanno facendo altre società fieristiche?
All’estero ci siamo già attraverso Emi (Ente moda Italia), che promuove la partecipazione delle aziende italiane ai saloni Cpm di Mosca e The Collective di New York. Nei mercati più aggressivi come i Bric, invece, non mi sembra ci sia ancora un sistema di distribuzione adatto ai prodotti che noi rappresentiamo: in Cina, ad esempio, ci sono tre cartelli di multimarca posizionati dentro i mall, uno per la moda informale, uno per il formale e uno per le calzature. Per questo dico che bisogna stare molto attenti a cosa accade in quei Paesi, ma continuando a fare azione di incoming per portare in Italia compratori attenti ai multimarca.
Dunque niente Pitti China?
Anche nel caso in cui il sistema distributivo cinese cambiasse, non riusciremmo mai a mettere in piedi un’organizzazione così ricca, completa, attraente come quella che va in scena alla Fortezza da Basso di Firenze. Una rassegna che in questa edizione guarda ai giovani con le collezioni dei vincitori del concorso Who’s on next?, all’estero con gli stilisti emergenti giapponesi, all’eleganza artigianale con la nuova sezione Make, e che rende omaggio a Valentino che, per la prima volta, ha scelto di presentare in Italia la sua linea uomo, nella location di Palazzo Corsini.
Perché in una fase difficile Pitti Uomo aumenta gli espositori?
Perché le aziende piccole e medie non possono rinunciare a un appuntamento che, in quattro giorni, le mette potenzialmente in contatto con 23mila compratori. In più, con la fiera digitale e-Pitti, oggi è possibile anche prolungare la presenza online e fare transazioni in rete. La fiera è irrinunciabile in un momento di difficoltà, e infatti gli anni di crisi sono stati quelli in cui abbiamo fornito il miglior servizio alle imprese.
L’uscita da Pitti di grandi nomi come Ermenegildo Zegna, Inghirami, Canali, che ha liberato spazi e permesso di fare entrare un maggior numero di piccoli espositori, è stata attutita?
L’uscita di alcuni grandi nomi, che all’inizio ci aveva un po’ preoccupato, ci ha consentito di rendere più dinamica e progettuale la fiera, di lavorare di più sulla ricerca, ha dato lo stimolo a reagire e fare meglio. Devo dire che in questo il cambiamento ha rappresentato un’opportunità.
Ci sarà anche l’opportunità di fare squadra nella moda tra Firenze e Milano?
Firenze rimarrà forte finchè Milano sarà forte. Piuttosto la nostra preoccupazione sale quando vediamo maggior dinamismo in altri mercati rispetto a Milano, dove, ne sono convinto, bisognerebbe implementare l’offerta internazionale di moda donna. Pitti è diventata la prima fiera al mondo quando ha deciso di dare spazio agli espositori stranieri, che negli anni Ottanta erano relegati in un angolo, al Palazzo degli Affari.
Qual è il suo timore più grande per quest’anno?
I primi segnali di rallentamento in arrivo dai mercati emergenti, che in questi anni hanno sostenuto la crescita. Il sistema tessile-moda ha già dimostrato di saper resistere alle difficoltà e di saper reagire, seppur ridimensionato. Ma se dovessero fermarsi i mercati esteri sarà dura.
E qual è il sogno per il 2012 di Pitti Immagine?
Che si risolva presto la vicenda dei lavori di ammodernamento della Fortezza da Basso. Potrebbe essere un grande palcoscenico per la promozione della moda italiana, un luogo altamente qualificato. Sto aspettando da 22 anni, da quando sono arrivato qui.
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DA OGGI A VENERDÌ 13 GENNAIO
Vetrina per oltre mille marchi
Saranno 950 i marchi presenti a Pitti Uomo da oggi al 13 gennaio, nella tradizionale sede della Fortezza da Basso. Ai marchi di moda maschile si aggiungono le 70 collezioni donna di Pitti W alla Dogana. Il ruolo del salone sulla scena internazionale è dimostrato dal numero delle aziende partecipanti, in costante aumento. C’è poi il pubblico dei compratori che arriveranno a Firenze da tutto il mondo. All’ultima edizione invernale i buyer sono stati 23.100 su un totale di 30mila visitatori

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