Rassegna stampa

I congressi spingono il sistema Rimini

È alla guida da 16 anni della fiera più redditizia d’Italia e da ultimo è riuscito a vincere quella che sembrava essere una sfida impossibile: realizzare a Rimini in 5 anni il palacongressi più grande d’Italia, bloccato per un anno da beghe burocratiche. Lorenzo Cagnoni, 72 anni, aspetta con calma il 15 ottobre, giorno del taglio del nastro, snocciola i numeri dell’economia del turismo congressuale e fieristico di Rimini e annuncia che questo sarà il suo ultimo mandato alla guida della fiera cittadina. «Arrivo fino a maggio 2013 e poi mi faccio da parte anche se resterò a disposizione della mia città». Una Rimini che ha sviluppato il suo business turistico recente proprio intorno al settore congressuale e fieristico che da solo vale circa 1,5 miliardi di euro, pari al 15% del pil provinciale. Ora lo attende un’altra sfida complessa: l’integrazione con la Fiera di Bologna.
Come stanno andando le prenotazioni dei nuovi spazi del palacongressi?
È presto per dirlo, perché abbiamo annunciato la partenza da poco più di un mese. I contatti sono tantissimi e le aspettative sono buone. Io credo che questa del palacongressi sia un’occasione da non perdere per la città che “scoprì” il settore congressuale e fieristico nei primi anni 80 e che sulla scorta di quell’impulso ha ben rimodernato le sue strutture di ricettività e di servizio. Con il nuovo Palas si può pensare a 550mila presenze l’anno contro le 170mila garantite dalla vecchia struttura. Numeri che si faranno sentire sulla città.
Che resta secondo il fisco sulla soglia della povertà …
Lo so, si può fare facile ironia e credo anch’io che le dichiarazioni dei redditi non fotografino esattamente la reale ricchezza dei riminesi. Che però hanno mostrato una buona coesione se sono riusciti a fare quello che hanno fatto in termini di infrastrutture.
Manca però il tassello importante dell’auditorium della musica, a due passi dal nuovo Palas utilizzando l’area del vecchio palacongressi …
L’operazione è sfumata per l’indisponibilità della Fondazione della cassa di risparmio di Rimini a sostenere l’investimento. Scelta comprensibile date le difficoltà in cui versa la banca controllata. Sarebbe stata una accoppiata bellissima quella del nuovo palacongressi e dell’auditorium della musica, ma ci dobbiamo arrendere alla realtà.
E cercare di valorizzare diversamente quell’area …
Certamente. Una parte è destinata a edilizia residenziale privata e non abbiamo alcuna intenzione di svenderla anche se i prezzi, ovviamente, sono scesi. Per quel che riguarda i circa 20mila mq dell’ex auditorium dovevamo cederli al Comune, che poi li avrebbe girati alla Fondazione per la realizzazione dell’opera, per circa 3,6 milioni di euro ma l’operazione è sfumata poche settimane fa. Per noi si tratta ora di trovare il modo di valorizzare quell’area contribuendo così al pagamento di parte delle spese del palacongressi.
Palacongressi che si mette in diretta concorrenza con una struttura congressuale a Riccione. Come si può risolvere il problema?
Io non credo sia un problema bensì un’opportunità. Il palacongressi di Riccione è tutt’altra struttura rispetto a quella riminese con dimensioni decisamente più piccole e altro target. Credo che potremmo convivere e fare sinergia.
A partire dalla gestione?
Anche in questo caso bisogna gettare il cuore oltre l’ostacolo. Io sono convinto che entro la primavera la gestione del palacongressi di Riccione finirà per essere affidata a Convention Bureau, che gestisce il palazzo di Rimini ed è controllata da RiminiFiera. Il Comune di Riccione ne avrebbe un buon vantaggio economico ma gli albergatori di Riccione, come quelli di Rimini, si dovrebbero adeguare al pagamento di una royalty sulle presenze congressuali. Io credo, sinceramente, che non ci siano molte alternative e che l’offerta che abbiamo fatto al Comune di Riccione sia decisamente interessante. Le due strutture lavorando insieme possono raggiungere le 800mila presenze: non mi pare male.
Tornando a Rimini, ci sono ancora margini per una politica di sostegno al turismo?
Io credo di sì, a patto che si abbia il coraggio di scelte impopolari ma che possono essere spiegate e accettate. A iniziare dall’imposta di soggiorno. La si può applicare a patto che i proventi siano tutti reinvestiti nel settore turistico. Così come la tassa di scopo e le addizionali Irpef. I cittadini prima protestano poi vedono gli effetti di quello per cui hanno pagato e capiscono.
Come stanno andando i conti della Fiera di Rimini?
La crisi c’è e si vede. Il 2010 siamo riusciti a chiuderlo con risultati eccezionali e un utile netto che, in rapporto ai ricavi, è stato il più alto tra le fiere italiane. Manterremo un pizzico di utile anche nel 2011, ma i conti saranno meno brillanti sia per l’effetto della biennalità sia confrontandoli con il 2009. Allora facemmo 78,6 milioni di ricavi e quest’anno ci fermeremo sotto i 72 milioni con anche il Mol in flessione.
Serve più sinergia con gli altri saloni dell’area?
Certamente. Stiamo avanzando, tra qualche difficoltà, con l’alleanza tra le fiere romagnole che vale circa 5 milioni di euro e questo è positivo, ma il vero salto di qualità verrebbe dall’alleanza o dall’integrazione con Bologna.
A che punto siamo su questo fronte?
Abbiamo ripreso a parlarne e poi l’attuale presidente della Fiera di Bologna, Duccio Campagnoli, è sempre stato favorevole a questa prospettiva. Credo che quello dell’integrazione sia un obiettivo da raggiungere non solo per contenere i costi, grazie alle sinergie, ma soprattutto per sviluppare nuovi progetti industriali. Ci stiamo ragionando.
Sono anni che ci si ragiona su. Si è dato una scadenza?
Non abbiamo parlato di date ma credo che sia un obbiettivo realistico chiudere l’operazione entro la fine del mandato del presidente della regione, Vasco Errani, che è sempre stato favorevole all’operazione.
Chiederete soldi pubblici?
Neanche un euro. Questa fiera è stata costruita con una scommessa pazzesca spendendo 300 milioni, di cui solo 30 pubblici, e la stiamo finendo di pagare. Tutta un’altra musica rispetto a fiere che realizzano nuovi padiglioni con un bel contributo del ministero del Tesoro o dell’Unione europea.
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Alla cassa. I titolari di esercizi alberghieri di Rimini pagheranno una royalty per ciascuna presenza prodotta dal settore congressuale. E, se la gestione del palacongressi di Riccione andrà in mano a Convention bureau di Rimini, anche gli albergatori riccionesi dovranno mettere mano al portafoglio e versare una quota parametrata alle presenze

La carriera

Lorenzo Cagnoni

Lorenzo Cagnoni è nato a Rimini nel 1939. Dal ’66 all’83 è stato assessore del Comune di Rimini e dal 1983 al 1989 ha ricoperto la carica di vice sindaco. È stato alla guida di Aeradria e del Centro agroalimentare. Già presidente del Convention bureau della Riviera di Rimini, società leader nell’organizzazione congressuale, Cagnoni è stato membro, dal ’92, del cda dell’Ente Autonomo Fiera di Rimini del quale ha assunto la presidenza nel 1995

Megastruttura al via

Il nuovo palacongressi di Rimini è costato 197 milioni ed è di proprietà di Fiera ed enti locali. Ha l’obiettivo di ospitare fino a 600mila presenze l’anno con eventi di grande dimensione sino a 9mila persone

La Fiera dei record

Il salone di Rimini ha chiuso il 2010 con un utile di 2,2 milioni. Il 2011 si chiuderà con un fatturato pari a 71,8 milioni in flessione rispetto ai 78,6 del 2009, anno di corretta comparazione vista la biennalità di molti eventi

Ricettività alberghiera migliorata

La grande rilevanza assunta dagli arrivi nel settore fieristico e congressuale ha determinato un netto miglioramento dell’offerta turistica con alberghi e servizi che hanno migliorato la ricettività

Matrimonio in lista d’attesa

Da anni, ormai, si parla di una possibile integrazione tra le fiere di Rimini e di Bologna. Ora Rimini insiste: accelerare sulla via dell’accordo e chiudere entro la fine della legislatura regionale

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