Rassegna stampa

La Fiera cerca il riscatto valorizzando gli immobili

Ha occhi che sorridono, ma polso che si prefigura fermo, il neopresidente di Fiera di Genova Spa, l’avvocato genovese Sara Armella, classe 1969, alle prese con un profondo rosso di bilancio che, lei non smentisce, supera i due milioni di euro, complice un’Euroflora in passivo. Imperativo categorico, valorizzare gli asset, a partire da un bene “immateriale”, il Nautico, fiore all’occhiello della società pubblica che gestisce il quartiere fieristico.
I soci (comune di Genova 32%, Filse 27%, camera di commercio 17%, provincia 22% e autorità portuale 2%, con gli ultimi due intenzionati ad uscire) premono per un ritorno alla redditività, nonostante la crisi, generale e di comparto. Un’apertura ai privati è il possibile approdo. Al profilarsi del terzo esercizio in rosso – nel 2010 deficit di 836mila euro su un valore della produzione di 23,7 milioni; nel 2009, dopo anni di attivo, perdite per 1,25 milioni su 25,6 milioni – gli azionisti il 20 luglio hanno rinnovato per quattro quinti il Cda, chiamando al timone la fiscalista Armella, subentrata a Paolo Lombardi, e, come nuovo ad, il suo concittadino Beppe De Simone, da poco in pensione come segretario generale di Fiere di Parma, fra 1994 e 1998 già dg a Genova, in subentro a Roberto Urbani (che ricopriva anche la, ora soppressa, carica di direttore generale).
Sposata, una bimba di tre anni, studio a Genova e a Milano, Armella è reduce da Spim, la società che gestisce in house il patrimonio pubblico immobiliare genovese, dalla cui presidenza si è dimessa il giorno dell’incarico: «Ma il sindaco Marta Vincenzi – dice – ha congelato le dimissioni fino alla successione, spero entro fine mese». Racconta in cifre il percorso di risanamento di Spim, dove, già consigliere dal 2007, è diventata presidente nel febbraio 2008: «L’indebitamento è sceso da 165 a 132 milioni, con gli ultimi due esercizi in utile, dopo perdite fra 9 e 12 milioni, e alcune soddisfacenti operazioni immobiliari».
Un profilo di immobiliarista attenta ai numeri, che si attaglia ai nodi che Fiera di Genova ha da sciogliere a breve, subito oltre il nautico, immediata priorità, dopo cui è attesa una due diligence sui conti, controllate comprese. Società e principale azionista, Palazzo civico, sono infatti a un bivio. Il nodo: far rendere il business, ovvero il complesso immobiliare (100mila metri quadrati sui globali 300mila), bisognoso di investimenti, dopo quelli già attuati, il nuovo padiglione firmato Jean Nouvel, la nuova darsena. Le aree sono in concessione dal comune alla Fiera fino al 2046 (canone annuo di 330mila euro, destinati a diventare 570mila). Ma la partita qui si sdoppia, secondo gli ultimi orientamenti, ancora emersi giovedì scorso in assemblea dei soci. Valgono circa 27 milioni, e, allarme rosso, sono inserite alla voce “entrate” nel bilancio 2011 del comune: circa 13 milioni è la stima per l’ex sede Ansaldo Nira, già destinata a diventare albergo, ora invece vocata al mercato entro l’anno, tramite gara, scorporato il piano terra destinato ai congressi; circa 14 milioni è invece la stima più recente per il resto. «Lavoriamo sull’idea di trasformare il canone in un mutuo – ragiona Armella – per, da un lato, ammortizzare i costi e, dall’altro, trattare con i privati non da inquilini».
Circa la nuova darsena da 40 milioni, costruita – anche – con sette milioni della Fiera per accrescere l’appeal del salone, «le carte bollate non giovano a nessuno – afferma l’avvocato Armella – e ritireremo il ricorso al Tar. Non temiamo una gara, ma chiediamo con forza che sia tutelato il Nautico».
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Sara Armella
NEOPRESIDENTE FIERA DI GENOVA

Da Spim. Avvocato genovese, Sara Armella è in uscita dalla società che gestisce in house gli immobili del comune di Genova

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