Rassegna stampa

Bpm, in assemblea sarà scontro all’ultimo voto

IL CASO POPOLARE DI MILANO

Nessuna ricucitura dell’ultima ora. Gli Amici della Bpm, associazione che raggruppa 8.700 soci dipendenti della Banca Popolare di Milano, ha ribadito ieri il «no» alla proposta di aumentare le deleghe per i non dipendenti da tre a cinque. Lo ha ribadito in una lettera inviata a tutti i dipendenti con la quale ha invitato i propri associati «a intervenire numerosi, approvando tutte le proposte contenute nell’ordine del giorno dell’assemblea societaria tranne le modifiche proposte all’articolo 13».
A nulla è servito, quindi, ieri l’incontro tra l’ufficio di presidenza dell’associazione Amici di Bpm e il presidente dell’istituto Massimo Ponzellini, rientrato con il direttore generale Enzo Chiesa in mattinata da Roma dove giovedì scorso ha incontrato il vice direttore di Banca d’Italia Anna Maria Tarantola per aggiornarla sull’evoluzione interna della banca a seguito dei rilievi dell’ispezione di Via Nazionale. Proprio sull’incontro con Banca d’Italia, Ponzellini ha aggiornato i rappresentanti dell’associazione, cui ha anche spiegato che oggi varrà il quorum dei due terzi – e non quello del 50% (si veda l’articolo a fianco) – per la modifica del numero delle deleghe come previsto dallo statuto.
Si gioca, quindi, sul filo delle percentuali l’esito dell’assemblea di oggi – dove sono attesi circa 3.500 votanti (in proprio o per delega), malgrado le 6.000 richieste di partecipazione – dopo che l’associazione ieri, nel documento riportato da Radiocor, ha reso noto che «si sono concluse positivamente le assemblee su tutto il territorio nazionale in preparazione dell’assemblea del 25 giugno» e ha sottolineato che «la partecipazione ampia e sentita ha evidenziato la forte preoccupazione per gli attacchi rivolti al nostro modello e per la difficile situazione della banca». Secondo l’ufficio di presidenza, nelle assemblee «l’indicazione di respingere l’aumento delle deleghe da tre a cinque è stata condivisa, così come la necessità di intervenire con efficacia e tempestività su tutte le criticità riscontrate dall’ispezione di Banca d’Italia». Sul tema delle deleghe, i vertici dei dipendenti soci rimangono «fermamente convinti che un ulteriore incremento indebolirebbe il senso di partecipazione diretta che sta alla base della cooperativa, snaturando nei fatti la forma di governance e favorendo concentrazioni di potere che poco avrebbero a che fare con lo spirito mutualistico».
Resta, dunque, la spaccatura con altre associazioni di azionisti, come il Comitato soci non dipendenti che fa capo a Piero Lonardi e l’Associazione soci pensionati, e oggi in assemblea si andrà alla conta per capire quale anima degli azionisti avrà la meglio sul tema deleghe. Il resto dei punti all’ordine del giorno ha, invece, un esito scontato: dalle modifiche del regolamento del prestito obbligazionari convertendo Bpm 2009-2013 alla modifica dell’articolo 47 dello statuto, sul diritto dei soci ad avere una percentuale dell’utile lordo. Stessa cosa si dica per la delega al cda a procedere ad un aumento di capitale fino a 1,2 miliardi, per cui sono giorni cruciali per la definizione del consorzio di garanzia. La firma dovrebbe arrivare tra oggi e lunedì, appena Mediobanca, global coordinator dell’operazione, riuscirà a chiudere la lista, cui hanno già aderito Rbs, Hsbc, Barclays, Bnp Paribas, SocGen, Mutuel e Santander. Sarebbero ancora in corso le trattative con altre banche, che potrebbero aggiungersi a Mediobanca nel ruolo di book runner. Di fatto, però, per Bpm cambierà poco visto che ha già firmato con Piazzetta Cuccia l’incarico a copertura di tutto l’aumento.
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