Rassegna stampa

Arco in stile Urroz vince

Convince il restyling congeniato per Arco dal nuovo direttore Carlos Urroz, nominato lo scorso maggio dopo i risultati conseguiti con le due fiere di nicchia Just Madrid e MadridFoto. Ha rivoluzionato la vecchia signora, giunta alla 30ª edizione, a partire dal comitato di selezione, coinvolgendo due giganti madrileni come Helga de Alvear e Soledad Lorenzo, e ha ridotto il parterre galleristico da 238 a 197 nomi, mantenendo il classico 60% di presenze straniere. Dalla sua parte, una fortunata coincidenza: le esclusioni di Art Basel hanno convinto nuove gallerie a venire ad Arco e investire nel mercato spagnolo, come la tedesca Eigen+Art, che ha venduto un dipinto di Neo Rauch a 480mila euro ad una collezione americana. È rimasta, anche se ridimensionata, la sezione dei “solo project”, dedicata quest’anno all’America Latina. Tra i più interessanti, Ignacio Liprandi da Buenos Aires, che ha venduto per 14mila € ad una collezione privata svizzera una delle tele bruciate di Tomas Espina, riproduzioni di scene di conflitto rubate ai media, e Vermelho da San Paolo, che si è aggiudicata i 15mila € del Premio Illy per le opere di André Komatsu, che attraversa scultura, architettura e ricerca urbana, a 4-20mila €.
Da nove sono scese a quattro le presenze italiane, di cui due new entry: Cardi Black Box e Riccardo Crespi, che ha portato opere da 2-9mila € di Gal Weinstein e Veronica Smirnoff. Poche le vendite, ma attenzione dalla Fondazione Caixa e un gioco di squadra con l’Istituto Italiano di Cultura madrileno. Maggiori i risultati negli stand del paese invitato, la Russia, soprattutto per opere a prezzi contenuti, come le installazioni di Boris Matrosov da GMG a 4mila €, anche se si sentiva l’assenza di Regina Gallery, che punta tutto su Art Basel, e la scarsa collaborazione con le proposte di alcune interessanti istituzioni moscovite: Winzado e la Fondazione Victoria. Ironia della sorte, mentre sul quotidiano «El Pais» imperversavano le critiche al sistema artistico spagnolo per la scarsa visibilità delle donne, Victoria ha proposto giornalmente il lavoro di cinque artiste emergenti tra cui Aleksandra Galkina, vista a Manifesta 8 e ancora senza galleria. Come sempre rilevanti gli acquisti istituzionali, soprattutto da parte del Reina Sofia che ha investito, nonostante la crisi, 700mila €, spaziando da una tela del 1923 di André Masson alle fotografie di Gabriele Basilico della serie «Bilbao»(1993) e un’opera di Erick Beltrán, anche lui a Manifesta 8.
Ma sembra che l’anno prossimo ci sarà una nuova fiera a competere per i budget di acquisto di musei e collezionisti, allestita a Barcellona dall’associazione delle gallerie in concerto con Fira, l’organizzazione fieristica cittadina. Incuriosito dall’iniziativa, il direttore del MACBA Bartomeu Mari auspica che «data la scarsa capacità finanziaria dell’attore pubblico, sia il privato a farsi portavoce di nuovi modelli di sviluppo del sistema artistico cittadino» e che «la nuova fiera impari dalla dura lezione impartita ad Arco: il mercato dell’arte è come la creazione, non ha frontiere».
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