
I bestseller dell’antiquario
L’Originale di Laura, il manoscritto dell’ultimo romanzo, incompiuto, di Vladimir Nabokov, scritto a Montreaux tra il 1975 e il 1977 e che fu al centro di polemiche e clamorose accuse, ci sarà. «Sono 138 schede bibliografiche a righe in cartoncino Bristol di mm 110×150, vergate a matita unicamente al recto» recita la scheda. Erano passate da Christie’s, a Londra, lo scorso novembre e vendute per quasi 90mila euro a un privato. Ora, alla mostra del Libro Antico del Palazzo della Permanente di Milano – la più importante manifestazione italiana dedicata all’antiquariato librario, giunta alla 22ª edizione – i curiosi le potranno vedere. E, chissà, trattare e, magari, comprare. Le propone la libreria romana Arion-Philibiblon.
Vi piace di più il cinema italiano e i suoi memorabilia? Ecco «una magnifica collezione di libri, affiches, locandine, fotografie, che rende conto in modo esaustivo dell’opera cinematografica di Pier Paolo Pasolini», che l’anno scorso alla Permanente fu protagonista assoluto, in presenza (una mostra) e in assenza (il presunto capitolo di Petrolio). Lo Studio Bibliografico Arengario di Gussago (quanto sono bravi con i loro cataloghi!) ve lo propone per 26mila euro: la collezione è di 112 pezzi, inscindibile.
Non basta: ecco Bruno Munari, il più grande di tutti, con quasi 180 pezzi, ma stavolta vendibili in singolo. Giorgio Maffei, libraio antiquario torinese che dei libri di Munari sa tutto, propone dalla Litolatta di Tullio d’Albisola (e siamo sui 50mila euro) ai pezzi che non superano i cento euro (non solo libri: c’è anche lo Swatch Tempo libero). E poi, certo, ci sono sempre incunaboli, cinquecentine, lettere, manifesti, isolari, ricettari, libri del Settecento, legature sopraffini, manoscritti, antologie insolite, collane intere, dispersi, introvabili del Seicento: insomma è una mecca per bibliofili e per tutti i gusti. Quasi sessanta librerie, tra le migliori a livello italiano e internazionale. Quest’anno le mostre sono provenienti dalla Fondazione Biblioteca di via Senato: carte provenienti da Curzio Malaparte, dalla biblioteca Mario De Micheli, dai fondi dell’editore Sommaruga, una raccolta di libri di letteratura del Novecento con dedica dell’autore e anche le «famose» e più che controverse agende di Mussolini.
Proprio perché il rapporto tra bibliofilo e libraio sta cambiando, andare a vedere di persona in mostra i libri è più che mai importante. Spesso, infatti, anche il rapporto con il libro antico si è fatto “virtuale”. Santo Alligo, siculo-torinese, tra i più eclettici collezionisti italiani: «Per quanto mi riguarda posso dire che collezionare libri di antiquariato e modernariato oggi è più complicato, sia per il libraio che per il collezionista». Fino a una decina di anni fa si andava dal libraio, si vedeva, appunto, o si leggeva il catalogo. «Con internet molte cose sono cambiate. Di un titolo medio hai sempre molte proposte e monitori bene il mercato. Oggi un’edizione che una volta compravi a 5mila euro la trovi a 1.500. Ci sono aste per telefono e online. Si compra anche bene. A me è capitato di comprare a un’asta francese una spettacolare tempera di Umberto Brunelleschi (1912) a 1.500 euro. Se l’avessi acquistata da un antiquario smaliziato e consapevole, l’avrei pagata il suo prezzo, dai 10 ai 15mila euro». In questo caso l’affare l’ha fatto il collezionista…
«Tutto vero», spiega un veterano dei librai antiquari come Sergio Malavasi, titolare di una gloriosa libreria milanese. «Ma bisogna specificare. Su internet ci sono i pezzi di media caratura, non le rarità assolute. Poi, sì, il mercato si sta radicalizzando, per merito o colpa della rete, a seconda dei punti di vista». In generale, per esempio, si può dire che i prezzi sono calati. E questo è il vero nodo. «Ma la rarità vera è sempre più rara, e viene ancora premiata. I prezzi possono solo salire o al limite mantenersi, in tempi di crisi». Il libro di punta, infatti, ha visto i prezzi salire alle stelle. «Se l’autore ha un’importanza riconosciuta, tutti lo vogliono: è ancora un ottimo investimento» dice Malavasi. Ci sono nicchie che tendono a svalutarsi (tutto il Seicento, il Settecento, ma, ancora, non gli autori maggiori) e intere “zone”, invece, che crescono fortissimo.
Ecco spiegato il Novecento; e non è un caso che qui si sono elencati e scelti solo testi, più o meno celebri, dell’ultimo secolo. «In 15 anni è cambiato tutto – spiega Giorgio Maffei, antiquario e studioso –. Si sente anche la crisi, in particolare per i collezionisti di taglia media, che magari non possono permettersi di togliersi un po’ di soldi ogni mese per i libri e rinunciano a qualche pezzo». Vanno sul sicuro i più forniti di portafoglio e quelli che scommettono su autori e movimenti leggermente diversi. C’è chi consiglia l’Arte Povera, che produsse ottimi libri, ed è destinata a salire, chi punta sulle riviste del secolo scorso. «Sì, occuperanno spazio ma crescono di valore. Io a una collezione completa di “Abitare”, il posto lo troverei» chiosa Malavasi.
Ma è anche vero che i collezionisti e i bibliofili non si interessano più di tanto alle ondivaghe fluttuazioni del mercato. Seguono il loro istinto, la loro passione, le loro ossessioni. Disposti a far follie per pezzi che completano la collezione e che altri trovano insignificanti. In fondo è il bello della bibliofilia: non solo non è una scienza esatta ma, semplicemente, non sopporta consigli saggi e raccomandazioni. Ciascuno è solo nella sua strada, in cerca di miraggi che solo a lui appaiono. Ecco: alla Permanente ne vedrete molti. Lustratevi gli occhi.
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Milano, Palazzo della Permanente, via Turati Dall’11 al 13 marzo (ore 11-19) Info: www.mostradellibroantico.it
mostra del libro antico
miti del novecento
Neruda e Napolitano
Lo Studio Bibliografico Marini di Valenzano (Bari) ha una delle 44 copie dei Versos del Capitan di Pablo Neruda (L’Arte Tipografica di Paolo Ricci, 1952). Neruda pubblicò il libro d’amore per Matilde Urrutia in forma anonima, per non ferire la moglie. La tiratura esclusiva era destinata a un gruppo di sottoscrittori illustri, elencati in coda al libro, che ne sovvenzionarono la pubblicazione. Tra questi Giorgio Napolitano, Palmiro Togliatti, Pietro Ingrao, Elsa Morante, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Jorge Amado, Nazim Hikmet, Carlo Levi, Renato Guttuso, Luchino Visconti, Giulio Einaudi. Questa è la copia che fu di Quasimodo. Costa 34mila euro. Munari per tutti i gusti
Una fantastica collezione munariana è proposta dallo specialista Giorgio Maffei. Circa 180 pezzi, da quelli
con quotazioni stellari (sui 50mila
per la «litolatta» di Tullio d’Albisola)
alle poche centinaia di euro per
pezzi più comuni. Proposto da due librai
Medesimo prezzo (10mila euro) per una copia dei mitici Canti Orfici di Dino Campana (Marradi, 1914, Tipografia Ravagli, copie con dedica all’«Imperatore dei tedeschi»). In mostra lo propongono Malavasi di Milano e Pregliasco di Torino.
Malavasi propone anche una copia
de La casa dei doganieri e altri versi (Firenze, Vallecchi, 1932) di Montale. Il Gambetti-Vezzosi lo definisce «certamente il volume più raro di Montale, ricercatissimo». Eccolo qui, con dedica: costa 9mila euro.