
Nella moda crescita fiacca
La moda non sarà più uno dei motori trainanti dell’economia toscana. Nei prossimi anni il valore aggiunto del settore è destinato ad aumentare, ma a ritmi decisamente inferiori rispetto al passato: +1% medio annuo da qui fino al 2014 secondo l’Irpet, rispetto a una crescita del 5,3% messa a segno nel periodo 2009-2010. Solo i servizi pubblici, in Toscana, faranno peggio della moda, mentre il ruolo-guida dello sviluppo sarà ricoperto dalla meccanica.
E questo perché a dettare il passo – e la crescita – saranno le esportazioni che, nelle previsioni Irpet, andranno forte nei settori che producono beni strumentali (macchinari), e meno forte in quelli che producono beni non durevoli, come appunto la moda. I risultati attesi a livello italiano sono un incremento annuo del 5,3% fino al 2014 per l’export di metalmeccanica a fronte di un +3% medio all’anno per le vendite all’estero del settore moda.
Dunque tessile, abbigliamento, concia, scarpe e pelletteria – comparti di lunga tradizione e eccellenza in Toscana, che già negli anni passati hanno diminuito la loro importanza (nel decennio 2000-2009 il peso del settore moda sul Pil toscano è passato dal 6,4%, una delle specializzazioni più alte in Italia, al 4,4% attuale, con la perdita di un quarto degli addetti) – hanno davanti un futuro in salita, anche se oggi il vento sembra meno minaccioso, come ha mostrato la grande fiera internazionale di moda maschile Pitti Uomo (817 aziende con 1.010 marchi, per il 36% stranieri), che si è chiusa venerdì scorso alla Fortezza da Basso di Firenze, presenti 170 brand toscani.
I compratori sono stati 23.200 (-1%) ma, a fronte del calo degli italiani, sono cresciuti del 9% gli stranieri, toccando quota 7.700. In particolare, sono aumentati a due cifre i compratori giapponesi, francesi, spagnoli, inglesi, coreani e, soprattutto, russi (+40%).
Dopo Pitti Uomo ora tocca al Pitti Bimbo (da domani a sabato con 434 aziende e 518 marchi), organizzato sempre da Pitti Immagine, poi in febbraio (dal 4 al 6) sarà la volta di Immagine Italia, la fiera annuale di biancheria per la casa e tessile per arredamento, intimo e lingerie, organizzata dalla Cdc di Pistoia, che l’anno scorso ospitò 430 brand e 10mila operatori.
La location è sempre la Fortezza da Basso, cuore del polo fieristico-congressuale fiorentino, che – dopo anni di attesa – si prepara a importanti lavori di restyling, mirati a farne uno spazio espositivo all’avanguardia, votato prima di tutto proprio al settore moda. I tempi, come spesso accade in Toscana, non saranno brevi. Regione, provincia e comune di Firenze – dopo aver acquisito dal Demanio la proprietà della Fortezza a fine 2009 – hanno impiegato un anno per “riequilibrare” le rispettive quote (il comune aveva il 50,4%, la provincia il 42,4%, la regione il 7,1%), e ora detengono il 33% ciascuno del complesso immobiliare, oltre che la maggioranza (50,3%, pari al 16,7% ciascuno) della società di gestione Firenze Fiera, che chiude il 2010 con 15 milioni di ricavi, in calo di oltre il 10% sul 2009, e un margine operativo lordo di 1 milione (nel 2009 ha perso 1,3 milioni).
Tra pochi giorni la regione assegnerà a Firenze Fiera la concessione trentennale della Fortezza con un canone calmierato (10% del valore di mercato). E proprio Firenze Fiera bandirà, nel 2012, la gara da 50-60 milioni per i lavori di ristrutturazione della Fortezza. Che si avvia anche ad avere un nuovo gestore: la prospettiva – già inserita in un protocollo d’intesa votato dal Centro di Firenze per la moda italiana (Cfmi), la holding formata da enti pubblici e categorie economiche che controlla Pitti Immagine – è di dar vita a una newco, partecipata al 50% ciascuno da Pitti Immagine e Firenze Fiera.
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