
«Al via la partnership con gli Usa»
«A livello mondiale, non c’è nulla di paragonabile alla fiera Marmomacc per importanza e rappresentatività del mercato del marmo. La rassegna oggi ospita oltre 1.500 espositori internazionali, e proprio quest’anno si sono aggiunti rappresentanti di nuovi paesi esteri come gli Emirati Arabi, il Messico, la Romania e l’Ucraina. I distretti che si affacciano oggi sul mercato del marmo, insomma, scelgono in prima battuta di partecipare a Marmomacc. L’Italia conferma la propria leadership globale per tecnologie produttive, design e cultura della produzione e lavorazione del marmo». Così Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, commenta l’importanza della fiera Marmomacc, in programma dal 28 settembre al 2 ottobre, per il mercato italiano della produzione e lavorazione del marmo.
Quali sono le aspettative per l’edizione 2010?
Ci aspettiamo circa 50mila visitatori, un numero che rientra nella media storica delle edizioni precedenti. La manifestazione è rivolta a un pubblico professionale e ci consente di tastare il polso del mercato internazionale. Dagli Stati Uniti ci giungono segnali positivi di ripresa; la Germania tiene, un dato che conferma in linea generale l’andamento europeo. Grande crescita per il Medio Oriente, Emirati Arabi in testa, e per l’Asia, prima su tutti la Cina.
Quali segnali provengono dagli operatori italiani?
La sensazione è che i distretti italiani abbiano raggiunto la parte bassa della discesa economica provocata dalla crisi, e che la risalita sia già iniziata. Certo, siamo ancora in un momento impegnativo. Le aziende del settore hanno perso fatturato e lasciato sul campo molti posti di lavoro. Questo è vero anche per la provincia veronese, che storicamente guida il mercato italiano generando da sola il 27% delle esportazioni italiane.
Come si possono migliorare le prospettive per l’Italia?
Bisogna rinforzare il dialogo tra le aziende del settore e chi davvero può orientare l’andamento del mercato: mi riferisco ad architetti, progettisti, designer che possono indirizzare i consumi sui vari mercati. Vi è poi la necessità di stabilire partnership mirate con le altre grandi manifestazioni estere, così da garantire visibilità al brand italiano sui mercati internazionali.
Con quali partner in particolare?
Abbiamo già avviato una partnership con la manifestazione statunitense Stonexpo; dopo i primi anni di sperimentazione, la prossima edizione è finalmente pronta a partire con il nome di Stonexpo/Marmomacc e una forte presenza promozionale del l’Italia. Per il futuro, pensiamo di fare altrettanto con i paesi del Medio Oriente, che stanno diventando buoni consumatori del prodotto italiano, ma anche con altri paesi asiatici. L’obiettivo è di presidiare tutti i grandi centri di commercializzazione e promozione del prodotto marmo.
Quali fattori determinano la leadership italiana del mercato del marmo?
Il successo del made in Italy sta nell’alta qualità del prodotto, che le nostre aziende sanno esprimere grazie alla loro capacità di innovazione creativa e tecnologica. Godiamo di un vantaggio competitivo che può essere speso molto bene: non è un caso che i progetti con gli investimenti più importanti nel mondo utilizzino prodotti e tecnologie italiane.
Il nostro primato può essere minacciato dai nuovi competitor esteri?
Ci sono bacini produttivi come il Brasile, l’India e la Cina che possono rappresentare competitor molto intriganti e pericolosi, soprattutto dal punto di vista quantitativo, anche perché godono di un costo della manodopera molto ridotto. Però, chi ci copia arriva sempre un po’ in ritardo. È importante, quindi, mantenere alto il know how, sviluppare una forte relazione con il mondo dell’innovazione di design e prodotto. Se i nostri distretti continueranno a offrire un forte valore aggiunto, resteremo senza dubbio saldamente in testa al mercato globale.
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