Rassegna stampa

Notte fonda per i saloni del Mezzogiorno

Un 2009 “di lacrime e sangue” per i poli espositivi del Sud Italia che, fatta eccezione per la Fiera di Roma, hanno retto meno dei colleghi settentrionali alle ondate della crisi internazionale.
Nel Mezzogiorno le cinque principali strutture attive (Bari, Foggia, Napoli, Palermo e Messina) hanno visto calare del 29,9% le aree locate. In Puglia il decremento delle aree locate è del 29%, quello degli espositori del 18 per cento. Male anche la Sicilia, dove le locazioni diminuiscono del 12% e gli espositori del 21 per cento. In Campania, addirittura, la riduzione è del 39 per cento. E a mostrare disaffezione sarebbero soprattutto gli espositori stranieri, calati negli ultimi tre anni del 66 per cento. Se infatti il sistema fieristico a livello italiano deve fare i conti con gli effetti di una congiuntura internazionale difficile da raddrizzare, al Sud la partita risulta ancora più complessa. In alcuni casi si potrebbe trattare addirittura di reinventare il ruolo di spazi espositivi che, sebbene con un passato glorioso, scontano gestioni non sempre oculate e, soprattutto, un appeal in costante e preoccupante calo.
Il già marginale sistema meridionale continua in questo modo a perdere mercato anche perché le attività fieristiche internazionali si stanno concentrando su un numero minore di location con elevata accessibilità, e ciò comporta che, mentre le regioni del Nord possono contare su una ben più rassicurante rendita di posizione, al sud le difficoltà si stanno facendo sempre più evidenti.
La prima a cercare di reagire per uscire dallo stallo è stata la Puglia, la quale si è affidata alla legge regionale di riordino del settore che, sulla base di precise direttive provenienti da Bruxelles, prefigura la separazione tra gli spazi fieristici, che resteranno di proprietà pubblica, e la loro gestione, da affidare ai privati. «Stiamo lavorando – spiega Davide Pellegrino, direttore dell’area sviluppo economico della Regione – a un regolamento che detterà tempi e modi di questa rivoluzione». L’idea è quella di introdurre un modello di gestione analogo a quello di Fiera Milano per Foggia e per la Fiera del Levante di Bari, storico punto di riferimento delle attività fieristiche nel Mezzogiorno, ma che negli ultimi anni ha perso smalto. A Foggia il successo della 61esima fiera internazionale dell’Agricoltura potrebbe essere ascritto a questa strategia. Qui si va completando il percorso dell’ente per arricchire un calendario che dovrà abbraccia tutto l’arco dell’anno con rassegne dedicate a sport e benessere, ristorazione e accoglienza.
In Campania l’attività fieristica coincide con la napoletana Mostra d’Oltremare. L’addio, dopo dodici anni, di Raffaele Cercola al ruolo di presidente della Mostra ha aperto la strada a Nando Morra: «Si tratterà di realizzare i programmi in corso e dare ulteriore slancio all’ente, puntando anche su strategie innovative per farne un motore di sviluppo per Napoli, la Campania e l’area del Mediterraneo», ha spiegato Morra dopo il suo insediamento. Una strategia di continuità col passato che, malgrado le difficoltà, potrebbe pagare. «Da tre anni – spiega il direttore del marketing Carlo Cigliano – chiudiamo il bilancio in attivo. Ogni anno ospitiamo una media di 30 appuntamenti, alcuni dei quali di grande richiamo». Il problema è di prospettiva, e negli intendimenti della Regione resta la nascita di un nuovo polo fieristico a Napoli Nord. Difficile tuttavia capire come riuscirebbe a convivere con la Mostra alla luce di una domanda di mercato in crollo verticale.
Tutta da reinventare, invece, l’attività fieristica in Sicilia per rilanciare la Fiera del Mediterraneo e quella di Messina, entrambe commissariate. La prima, a causa di un deficit di 15 milioni, è stata costretta a sospendere ogni iniziativa. Per quanto riguarda Messina, il buco è più contenuto (- 4 milioni) e un segnale incoraggiante è l’esito della settantesima fiera campionaria dello scorso agosto, con un fatturato di 80 mila euro, il migliore dal 2000. Il disegno della regione (delibera 133/2009) sta nel fare di Palermo e Messina un unico polo fieristico. «L’obiettivo – precisa l’assessore regionale al Commercio Titti Bufardeci – è lavorare per una strategia unitaria, condivisa dagli stessi enti fieristici». Come dire: cambiare per non morire. Di possibilità, almeno sulla carta, ce ne sono molte. Il quartiere fieristico messinese, inaugurato nel 1938, è infatti ancora tra i più prestigiosi esempi di architettura moderna. Dislocato su un’area di circa 49mila metri quadrati sul lungomare, può contare su un’area espositiva coperta di 16 padiglioni. Ad agosto partirà la 71esima Fiera Campionaria internazionale: «Un momento importante – ammettono gli organizzatori – ma, poiché unico per il 2010, certamente non sufficiente per ridare aria al polo espositivo».
Su Palermo, invece, le nuvole non sembrano volersi diradare. Per non far morire la Campionaria, prima della fine dell’anno occorre organizzare un evento ma, all’orizzonte, non si vede come e con chi realizzarlo. Il Comune guarda a una scadenza della concessione del terreno (attualmente in mano all’ente Fiera) che è lontana nel tempo. Ma i privati intenzionati a investire vorrebbero sapere – adesso – se potranno godere di quell’area anche negli anni a venire. E quindi una decisione va presa. La Regione, dal canto suo, marcia verso la liquidazione dell’ente e non trova un soluzione al caso del personale che percepisce uno stipendio anche senza prestare alcun servizio. L’impressione, in città, è che non ci sia la volontà di salvare la Fiera. Ma l’assessore comunale al Patrimonio e alle Attività produttive, Marco Venturi, rassicura: «Attiveremo tutte le procedure per mantenere il “patentino” di fiera campionaria internazionale chiedendo una deroga al calendario. Era prevista in luglio, chiederemo di poterne organizzarne una entro dicembre? Una buona proposta, anche se il rischio, ammettono in molti all’ombra del Pellegrino, è che si trasformi in una nuova fiera delle vanità.
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I NUMERI

6
Quartieri espositivi
Il numero totale dei centri fieristici in Puglia, Sicilia, Sardegna e Campania sono superiori solo di un’unità rispetto ai cinque sia del Veneto sia della Toscana
15
Quartieri fieristici
La Lombardia di gran lunga è la regione con il maggior numero di strutture e precede l’Emilia-Romagna con 11
2,19
Milioni di metri quadrati
Sono sette le regioni sulle 15 totali che dispongono di una superficie coperta superiore ai 100mila metri quadri
1,37
Milioni di metri quadrati
Nel caso della superficie scoperta le regioni con oltre 100mila metri quadrati di superficie scendono a cinque. Il Lazio è l’unica a non possedere aree scoperte
388mila
Metri quadrati
La superficie del centro fieristico più grande d’Italia appartiene a Fiera Milano che possiede 345mila metri quadrati nel polo esterno e 45mila in quello cittadino

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