
Segnali positivi da MilanoUnica
L’impegno lo porta nel nome. E anche se nell’ultimo anno ha dovuto registrare la débâcle di Prato Expo, la sfida al campanilismo espositivo lanciata da MilanoUnica riparte dalla sua undicesima edizione che, dedicata alla collezione autunno inverno 2011-2012, si terrà a Fiera Milano city dall’8 al 10 settembre. Cocooning – da cocoon, bozzolo, usato richiamando le coccole e la voglia di casa – è la parola per riassumere le tendenze dell’appuntamento milanese: desiderio di ritrovare, attraverso i colori cremosi, valori caldi come la sicurezza, l’affidabilità, l’armonia, la protezione dall’imprevedibilità dell’esterno. Una reazione alla crisi più dura degli ultimi settant’anni che, oltre ad aver messo in difficoltà l’intero comparto del tessile, ha contribuito a ridurre l’afflusso di buyers stranieri sulla piazza italiana.
Nato dalla messa in comune di cinque diversi appuntamenti di settore come Ideabiella, Ideacomo, Moda In, Shirt Avenue e, appunto, Prato Expo, il Salone italiano del Tessile si prepara ad accogliere compratori ed espositori con maggiore ottimismo rispetto alle due edizioni 2009: «Dalle presenze e dagli ordinativi raccolti – aveva dichiarato alla fine dell’edizione di febbraio il presidente Pier Luigi Loro Piana (si veda l’intervista a lato) – per l’industria tessile italiana ed europea di qualità sono arrivati segnali importanti».
Il ritorno dei buyers, in particolare nordeuropei, fra i padiglioni del Portello è stato letto come un segnale incoraggiante, che attesta la validità del modello aggregativo di MilanoUnica. I confortanti dati Istat sull’export dei primi tre mesi 2010 confermano inoltre le già positive stime congiunturali effettuate in precedenza dal centro studi Sistema Moda Italia (Smi), disegnando una situazione in netto miglioramento, seppur rallentata da alcune difficoltà strutturali: «Stiamo assistendo a una ripresa dell’export di prodotti tessili (+6,7%) ma, al contempo, anche a un rallentamento di quello dell’abbigliamento (-9%) – fa notare il presidente Smi Michele Tronconi –. È però importante soffermarsi sul fatto che a livello mondiale sia in corso una ripresa del ciclo delle scorte. Seppur in termini deboli e contraddittori (per l’abbigliamento i mercati esteri non risultano ancora del tutto favorevoli, ndr), stiamo ripartendo». L’obiettivo è continuare a portare il Made in Italy in giro per il mondo, «perché ci sono paesi importanti come la Cina e il Brasile che hanno ripreso a crescere significativamente». «Il nostro è un settore tipicamente orientato all’export – conclude Tronconi –, ed è per questo che ha sofferto tanto nel 2009, ma è proprio dalle esportazioni che dobbiamo ripartire per tornare a crescere».
Export che significa, prima di tutto, Cina: è con questo spirito infatti che lo scorso 30 marzo una delegazione di Smi formata dal suo vice presidente Paolo Bastianello e dal direttore generale di MilanoUnica, Massimo Mosiello, ha incontrato il vice primo ministro cinese, Zhang Dejiang in occasione dell’inaugurazione di Intertextile a Pechino: «Un’iniziativa – ha spiegato Bastianello – unica in ambito confindustriale e innovativa per le modalità di collaborazione tra pubblico e privato. Un esempio di aiuto tangibile alle aziende e un possibile modello da duplicare anche su altri mercati interessanti per le aziende della filiera».
Nel 2009, sempre secondo le rilevazioni del Centro Studi Smi, la tessitura italiana ha registrato un giro d’affari complessivo di 6,7 miliardi di euro: un calo del 22,5% che non ha precedenti nella storia del settore.
L’edizione settembrina di MilanoUnica, fra fiducia nella ripresa e sforzi di internazionalizzazione, farà da termometro per accertare se il paziente si sia veramente ristabilito: «Siamo sopravvissuti e abbiamo capito che ce la possiamo fare nell’interesse delle nostre aziende, delle decine di migliaia di persone che ci lavorano, dei territori in cui siamo presenti, dell’economia nazionale – spiegano i tre presidenti di Shirt Avenue, Moda In e Ideacomo, Silvio Albini, Alberto Jelmini e Beppe Pisani –. Abbiamo però bisogno di un concreto impegno del governo e delle amministrazioni locali affinché, attraverso significativi finanziamenti alla ricerca sull’innovazione e a partire dal credito d’imposta sui campionari, sia possibile continuare a competere con successo in un mercato globale che non sarà mai più quello di prima».
© RIPRODUZIONE RISERVATA