
Austerity sui viaggi d’affari
Il quadro economico non positivo ha condizionato il mercato dei viaggi d’affari delle imprese italiane che nel 2009 ha registrato la più importante contrazione da dieci anni a questa parte. L’anno scorso, infatti, si è chiuso con una flessione pesante di volumi e valore che ha penalizzato soprattutto le destinazioni nazionali. La spesa è scesa del 10,6% rispetto all’anno precedente a quota 17,1 miliardi di euro, sia sul mercato interno (-13,1% a quota 6,9 miliardi) sia estero (-8,9%, con 10,3 miliardi). E le previsioni per quest’anno lasciano intravvedere che la caduta si arresterà, anche se non ci sarà una ripresa vera e propria.
La fotografia del settore arriva dall’Osservatorio business travel Italia promosso dalla rivista Turismo d’Affari realizzata dalla Scuola superiore di scienze turistiche con il patrocinio del dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Bologna, che sarà presentato giovedì 18 febbraio in occasione della Bit, la borsa internazionale del turismo che si terrà alla fiera di Milano-Rho fino al 21 febbraio.
A calare non è solo la spesa, ma anche il numero dei viaggi effettuati: 31,4 milioni, in contrazione del 7,5%. I 2,5 milioni di viaggi persi sono concentrati per più dell’80% sul mercato interno che perde il 9,3%.
«Il dato – commenta il direttore dell’Osservatorio Andrea Guizzardi – dà una misura delle maggiori difficoltà che hanno incontrato nel 2009 le imprese che, competendo sul mercato nazionale, non sono riuscite ad agganciare la ripresa del commercio mondiale che si è verificata nella seconda metà dell’anno». In calo, ma decisamente più moderato, anche il segmento internazionale che arretra del 2,3%.
Si viaggia sempre meno per andare a fiere (-14,4% il volume), riunioni aziendali (-9,3%) e congressi (-8,5%), mentre calano meno della media i viaggi individuali (-5,3%) per incontrare clienti e fornitori. I tagli più pesanti ai viaggi d’affari sono stati effettuati dalle aziende del settore terziario che mostrano, su base annua, la dinamica peggiore degli ultimi dieci anni (-8,1% in volume), ma è in calo anche il comparto manifatturiero (-5,8%). «L’anno della crisi – spiega Guizzardi – ha messo in evidenza la capacità delle aziende di ridisegnare i processi produttivo e organizzativo per contenere i costi».
Così si spiega il fatto che a diminuire maggiormente sono i viaggi delle industrie ad alto ricavo per addetto (-6,4%), dove la maggiore propensione a investire in nuove tecnologie e la minore incidenza della componente viaggio per visitare clienti e fornitori nel processo produttivo hanno consentito di ridurre o posticipare buona parte dei viaggi per riunioni inter-aziendali o partecipazione a fiere». Contiene la perdita a -5,5% il segmento delle industrie a medio-basso ricavo per addetto dove oltre alla maggiore difficoltà a tagliare riunioni e fiere, ha pesato in modo maggiore la crescita dei viaggi per acquisire nuove quote di mercato e i fornitori lasciati liberi dalle aziende concorrenti in difficoltà.
Tra i fattori principali che hanno caratterizzato la contrazione della spesa si registra la débâcle del trasporto aereo che ha registrato la performance peggiore degli ultimi dieci anni con una perdita del 18% a favore dei viaggi in treno cresciuti del 20%.
«Come ci si deve attendere in tempo di congiuntura negativa – aggiunge Guizzardi –, sono state messe in campo strategie di contenimento dei costi diretti come il ricorso a tariffe low cost, turistiche o aziendali negoziate. Il risultato complessivo è la riduzione del costo medio del biglietto, una diminuzione che aiuta a comprendere perché sul mercato internazionale il calo del volume sia molto inferiore a quello in valore. Stabili i prezzi sul mercato nazionale dove però ha avuto un effetto dirompente l’avvio dell’alta velocità».
Cala anche la spesa per l’alloggio (-10,1%) sulla quale incide in modo rilevante sia la perdita di numero di pernottamenti nelle destinazioni europee sia una maggiore flessibilità commerciale delle catene aberghiere: il risultato è che il prezzo medio per camera scende dell’8%. Mentre per il ristorante si spende il 4,8% in meno.
«Fortunatamente – conclude Guizzardi – il peggio sembra passato, stando alle opinioni dei travel manager intervistati anche se rimane incerto il segno della variazione. Il 18% sostiene che per quest’anno la spesa per i viaggi d’affari salirà, la stessa percentuale invece dihciara il contrario. Per il 64% invece sarà stazionaria. Insomma, il 2010 sarà un anno di conferme: chi è andato bene nel 2009 continuerà a spendere, chi l’anno sorso ha tagliato, lo farà anche nel 2010».
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