
Io, artigiano dimenticato dallo Stato
VICENZA
Un anno fa, ai tempi della campagna elettorale americana, quando imperversava negli Usa l’agenda dell’artigiano Joe, Andrea Gaviore, piccolo artigiano orafo vicentino, aveva fatto sentire la sua voce per raccontare la storia di un “dimenticato” dallo Stato. Niente sgravi, niente incentivi, niente agevolazioni, solo tasse e penalizzazioni di ogni tipo perché si ostinava a fare il suo lavoro in Italia. Sei mesi dopo era tornato con una provocazione: vendo tutto, un’azienda che potrebbe avere un grande sviluppo, ricca di professionalità e creatività, ma che non sembra interessare a nessuno, né a chi va a spiegare strategie in televisione né a chi finisce per aiutare proprio quelle banche «che sono all’origine – diceva – di ogni pasticcio, capaci come sono di essere forti con i deboli e deboli con i forti».
Gaviore, 37 anni, non ha mollato anche se continua a fare i salti mortali per difendere il suo più grande patrimonio, l’azienda. «Sulla crisi sono stati spesi fiumi di parole – sottolinea con amarezza – ma alla fine di concreto per noi non s’è visto nulla. Eppure basterebbe ascoltarci, alcune idee le abbiamo anche noi, magari più concrete di quelle che escono dai tanti sterili dibattiti cui assistiamo». Di idee Andrea Gaviore ne mette in fila tante ma alla fine le sintetizza in una sorta di decalogo.
«Bisogna cominciare allentando la presa fiscale – suggerisce – perché ci sta soffocando e porta alla morte le piccole imprese. Ma già al secondo punto metto la formazione: costa tempo e denaro ma dobbiamo poter investire su questo. E ancora si tolgano i tanti obblighi assurdi cui siamo sottoposti, a cominciare dagli studi di settore, e si incentivi la nostra presenza a fiere e workshop: facciamo promozione per noi e per l’Italia».
Al quarto punto mette le infrastrutture: bisogna muoversi rapidamente ed essere facilmente raggiungibili. «E poi ascoltateci – aggiunge – non tirateci per la camicia solo quando vi fa comodo. Erogateci il denaro di cui abbiamo bisogno, dateci fiducia perché abbiamo sempre dimostrato di meritarla. Riflettete su un dato che si legge nel lavoro delle imprese: i giovani periscono, i vecchi resistono. È contro natura». Le rimanenti richieste di Andrea Gaviore sono poi riassumibili in un solo concetto: il gioco di squadra. Una squadra forte a livello di associazionismo di categoria, che sappia lavorare per il bene comune al di là delle ideologie, ma anche una squadra che abbia un vertice istituzionale con il coraggio di ringraziare tutti, famiglie e imprese, per essere arrivati con mille sacrifici alla fine dell’anno e avere la forza e la volontà di guardare avanti.
C.Pas.
©