
Aefi chiede una regia sulle fiere
MILANO
Un coordinamento europeo per le fiere, che vengano considerate vere e proprie aziende con strategie e un modello di business validi. È questa la strada per lo sviluppo del settore secondo Raffaele Cercola, presidente dell’Aefi (l’associazione dei più importanti quartieri fieristici italiani) e della Mostra d’Oltremare di Napoli. «Le istanze dell’Ucimu che chiede al governo una regia nazionale per evitare la proliferazione eccessiva delle manifestazioni sul territorio (si veda Il Sole 24 Ore del 10 ottobre 2009) – afferma Cercola – sono acuite dal momento difficile che le fiere stanno attraversando, in conseguenza della crisi economica che accentua gli effetti negativi della frammentazione delle manifestazioni, della crescita del numero dei quartieri e dei metri quadrati offerti sul mercato a fronte di una domanda in contrazione anche per la concorrenza straniera». E proprio oggi Federmacchine e Ucimu presenteranno la proposta sulle fiere in un’audizione presso la commissione Attività produttive della Camera.
«Le fiere – prosegue Cercola –, come le aziende, non sono tutte uguali. Ci sono quelle che hanno un raggio strategico locale e quelle che, invece, hanno un respiro nazionale o internazionale. E proprio in questo caso come sistema fieristico la competizione non si deve giocare a livello campanilistico rincorrendo gli spazi e gli eventi della città che ci sta accanto, ma facendo massa critica per non squalificare la nostra competitività». Servono dunque una maggiore coerenza territoriale, una ridistribuzione geografica e una logica «non solo centralizzata a livello nazionale, ma addirittura europea, altrimenti tutti saranno in difficoltà, dagli espositori agli operatori fino alle aziende» aggiunge Cercola.
Un coordinamento europeo che potrebbe arrivare, secondo Cercola, cominciando a dialogare con le associazioni degli altri paesi. «Come Aefi – racconta Cercola – ci confrontiamo con l’Auma, l’associazione delle fiere tedesche, ma dovremmo iniziare a parlare con la Francia, l’Inghilterra e anche con gli altri paesi extra-europei per arrivare a sederci a un tavolo per il coordinamento di un calendario settore per settore. Solo così si potrebbe ottenere da una fiera l’efficienza che si chiede a un’azienda».
Il modello tedesco, secondo Cercola, è vincente: «Ci sono sei poli fieristici dove si concentrano le manifestazioni di portata maggiore e poi una serie di altre fiere minori che vengono organizzata a livello locale. Ma lì è ben chiaro che si tratta di eventi molto diversi tra loro che hanno bisogno di strategia diverse. Noi in Italia rappresentiamo oltre 40 quartieri che operano a livello nazionale ai quali si aggiungono una miriade di centri minori, il che dà l’idea della frammentazione che ci caratterizza». Ma il problema non è eliminare la fiere locali: piuttosto dare più valore al settore. «È stato avviato un dialogo con le istituzioni – conclude Cercola – affinché venga approvato un quadro normativo per il pieno e completo riconoscimento del comparto e venga implementato il coordinamento permanente fra tutti i livelli istituzionali nazionali e locali, ma non abbiamo ancora avuto risposte».
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