Rassegna stampa

Sembra una fiera ma è un Festival

Dicono che Andrea Bellini sia il George Clooney dell’arte contemporanea italiana, bello, intelligente, prudente e ambizioso. Torinese, classe 1971, dal 2007 dirige «Artissima», la fiera d’arte contemporanea più sperimentale d’Italia. Laureato in filosofia, specializzato in storia dell’arte con Enrico Crispolti, ha curato poche mostre (De Dominicis, Paolo Mussat Sartor, Michelangelo Setola, Roger Ballen) ma è considerato tra i critici più apprezzati del momento. Dopo un’esperienza di giornalista nella redazione newyorkese di «Flash Art» – «la mia vera scuola», ammette – rientra in Italia. L’anno scorso si è sposato con una collega francese, Charlotte Laubard, direttrice del Capc/Musée d’Art Contemporain di Bordeaux ed è in pool position per la direzione del Castello di Rivoli Museo d’Arte contemporanea.
Lo incontriamo a pochi giorni dall’inaugurazione della sedicesima edizione di «Artissima»; il suo contratto di direttore artistico scade, infatti, quest’anno, con un bilancio positivo: «Tra il 2007 e il 2008 abbiamo avuto un aumento di 2.500 ingressi, per un totale di 45mila visitatori – commenta –, parlo ovviamente delle sole presenze in fiera. C’è un pubblico ben più ampio, che segue i nostri eventi collaterali in città, e questa forte sinergia con il territorio è uno dei valori di “Artissima”». Sostenuta come le precedenti edizioni da Regione Piemonte, Provincia di Torino e Città di Torino, promossa e coordinata dalla Fondazione Torino Musei, con il sostegno dei tre Enti locali, unitamente a Camera di Commercio di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione per l’Arte moderna e contemporanea Crt, la kermesse è molto cambiata nell’era Bellini: «Prima era essenzialmente una fiera d’arte, oggi è un Festival del Contemporaneo, in grado di organizzare veri e propri statement culturali, come facciamo quest’anno con “Accecare l’Ascolto”, il progetto dedicato al rapporto tra arti visive e teatro». È la novità di «Artissima 2009», interamente finanziata dagli sponsor – UniCredit Group-UniCredit Private Banking (main sponsor), Grey Goose, illycaffè, Nationale Suisse, Nova Investimenti Immobiliari, adele-c, Fiat Group, Galliano Habitat-Museo del Design, Theatre project, Depart Foundation – e porterà in Piemonte collezionisti francesi, svizzeri, tedeschi, belgi e americani oltre a importanti critici d’arte, curatori e giornalisti stranieri.
«Eventi di questo genere non solo hanno un’immediata ricaduta economica sulla città, in termini di strutture alberghiere, ristoranti, trasporti, eccetera – sottolinea il direttore – ma promuovono l’immagine di Torino nel mondo grazie alla stampa e al passaparola dei partecipanti. Una semplice campagna pubblicitaria costerebbe agli Enti molto di più e forse sarebbe meno efficace».
Andrea Bellini è un manager della cultura e quando ha concepito gli spazi del Lingotto di via Nizza 280 (l’affitto di uno stand costa 210 euro al metro quadro) aveva in mente un tipo di pubblico preciso a cui rivolgersi. Quale? «Chi considera il collezionare arte contemporanea un’avventura umana e intellettuale – precisa – e non l’ultima frontiera della speculazione finanziaria». Il giovane direttore non crede all’arte come bene rifugio, ma sa che può essere uno straordinario investimento nel medio e lungo termine, se la si compra con passione e sensibilità.
Vediamo, dunque, insieme a lui, come si articola «Artissima 16»: il visitatore è accolto dalle opere museali della mostra «Constellations», lungo i corridoi sono disposte le prestigiose gallerie italiane e straniere (127 tra “Main Section” e “New Entries”) e il percorso si conclude con «Present Future», la mostra dedicata a 18 giovani talenti individuati da quattro curatori indipendenti e internazionali.
Quali sono le novità rispetto all’edizione 2008? «Ad esempio “The store”, a cura di Adam Carr – risponde Bellini – o il progetto dedicato al Cinema dal titolo “Black Curtains”. “The store” è una sorta di negozio-mostra che proporrà opere e multipli di oltre trenta giovani artisti, lavori che potranno essere acquistati a prezzi decisamente bassi (tra i 5 e i 400 euro) o addirittura gratuiti. “Black Curtains” ha in programma tre giorni di proiezioni ed esplora le relazioni tra arte, teatro e cinema. Un gruppo di curatori internazionali ha selezionato un’ampia gamma di pratiche audiovisive che vanno dalla nascita del cinema fino a oggi: più di 40 opere che saranno accompagnate da conferenze, commenti e conversazioni con curatori e artisti. Il programma è curato da RoseLee Goldberg, direttrice di «Performa» (la Biennale della Performance di New York) e da Yann Chateigné Tytelman, responsabile dei progetti del Capc, il Museo d’Arte contemporanea di Bordeaux».
Insomma, si può fare cultura anche con il mercato, di più: tra i contributi di «Artissima 16» c’è quello che il direttore chiama il «discorso attorno all’arte»: «Perché l’arte contemporanea è una cultura viva – spiega – che opera concretamente nel mondo, e non semplicemente qualcosa da comprare ed esporre». Andrea Bellini non si definisce un collezionista, però possiede una piccola raccolta – per lo più regali ricevuti da amici artisti e qualche acquisto – e sa bene che i periodi di crisi come l’attuale sono i migliori per fare affari, scovando opere importanti a prezzi interessanti. Anzi, se potesse permetterselo comprerebbe subito tre opere di «Constellations 2009»: «Un magnifico lavoro di John Armleder (Untitled, 2008), portato da Massimo De Carlo – ci confida – Art must be beautiful, artist must be beautiful, il video di una straordinaria performance di Marina Abramovic del 1975, proposta da Lia Rumma e Dientes de los ultimos gitanos de Ponticelli (2008), un lavoro duro e al tempo stesso poetico di Santiago Sierra, presentato da Prometeogallery».
Al Bellini critico d’arte facciamo un’ultima domanda: qual è la forma d’arte più rappresentativa del Duemila? «L’arte della menzogna e della manipolazione mediatica» afferma senza esitazioni. Detto da uno che a tempo perso studia archeologia preistorica, perché affascinato dalla prima cultura visuale dell’umanità, convinto che ci sia una relazione tra lo sviluppo cognitivo della specie e la parallela produzione di immagini, questa risposta suona come un campanello d’allarme. E allora insistiamo, per capire se tra gli autori di oggi c’è qualcuno – secondo lui – capace di prefigurare il mondo che vivremo fra cento anni. In poche parole chi sono i Futuristi di oggi? «Tutti gli artisti di talento (e oggi a livello internazionale ce ne sono diversi) parlano del futuro – riflette Andrea Bellini – ci raccontano le loro ansie e le loro visioni, ci aiutano a comprendere meglio il nostro presente e quindi a intravedere qualcosa di quello che diventeremo. Mi viene in mente un bellissimo lavoro di Bruce Nauman del 1967, una scritta al neon: The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths. Il vero artista è quello che aiuta il mondo rivelando le verità mistiche».
E il suo sogno nel cassetto? «Attraverso quello che sto facendo ora, sto già realizzando un mio sogno – risponde congedandosi – quindi mi auguro che il domani sia come oggi».
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