
Il bestseller a portata di clic
Das verlorene Symbol sarà il protagonista del giorno d’apertura della Buchmesse 2009. E chissà se mercoledì a battezzare in diretta allo stand della Lübbe, che pubblicherà il megaseller di Dan Brown, ci sarà lo stesso autore. La tiratura sarà da record anche per i tedeschi: si partiva da 800 mila copie; se ne sono aggiunte 400 mila di rinforzo sulla base dell’attesa. La corsa alla traduzione (in Germania curata da un team di sei persone) testimonia lo status speciale del quale godono questi bestseller globali (in Italia, Mondadori pubblicherà Il simbolo perduto il 23 ottobre) e se anche la presenza di Mr. Brown potrebbe essere il colpo mediatico del quale la Fiera ha bisogno – e, a quanto pare, i tentativi per portare l’autore in Germania si stanno svolgendo da tempo – non è detto che da soli, libro e autore bastino a ridare slancio alla Buchmesse e al settore editoriale nel suo complesso.
Stando alle ultime notizie, infatti, sembra che la presenza degli editori di area anglosassone (americani e inglesi) stia calando. Non solo quella fisica degli stand, che comunque alla fine dovrebbero raggiungere più o meno i numeri giganteschi di sempre (quasi 7000 espositori) ma è proprio la composizione della «squadra» che andrà a Francoforte a cambiare. Più che mai alla Buchmesse sono indispensabili ora gli agguerriti impiegati degli uffici diritti delle case editrici per confrontarsi con la controparte, gli agenti letterari, e sempre meno gli editor, coloro che dovrebbero avere il “fiuto” per scovare talenti o selezionare il grano dal loglio nella pletora di proposte che arrivano durante i febbrili giorni di fiera. Il segnale è chiaro: se da una parte sono effetti della crisi economica che nel settore editoriale ha dato un bel morso, soprattutto negli Stati Uniti, per cui si devono contenere i costi, d’altro canto la Fiera diventa sempre più un momento di discussione di cifre e clausole e non di scouting letterario o saggistico. Aspetto che, per carità, rimane: del resto, è impossibile non imbattersi in qualcosa di nuovo o interessante nella marea di libri in esposizione.
Ma, di nuovo, attenzione! L’editoria continua a mantenere gli occhi vigili sulla parte cartacea ma nessuno ormai fa finta che quella digitale non stia per entrare dalla porta principale, e a breve. I contratti di edizione, per esempio, tengono sempre più spesso conto dei diritti di riproduzione virtuale e agenti, editori e distributori studiano nuove formule per tutelare questa fetta del business. Non è un caso se Sergey Brin, il fondatore di Google, in un articolo apparso in settimana sul «New York Times» per difendere ancora una volta le prospettive della biblioteca digitale della sua azienda, abbia usato una sola volta la parola «copyright». E non è un caso se la vecchia Europa da questo orecchio non ci vuole proprio sentire e continua (ostinatamente, e a ragione) a difendere il concetto: sarà vecchio, ma in mancanza di uno nuovo e migliore…
L’annuncio di Amazon, poi, qualche giorno fa, di proporre in cento paesi l’e-book reader Kindle, rimescola ancora di più le carte in tavola e gli editori non di lingua inglese avranno molti appuntamenti in fiera con gli uomini di Jeff Bezos. Tra questi, gli italiani più attivi sono quelli del Mulino, freschi del progetto Darwinbooks. In pratica il Mulino ha pronte 300 monografie pubblicate a stampa tra il 2000 e il 2009 già immediatamente disponibili nel formato e-book (si veda la notizia completa sul sito del Sole24ore). Ma la vera novità è che il Mulino è pronto con tutti i libri pubblicati dal 2006 a sbarcare da subito su tutti i formati digitali, Kindle incluso. Per farlo il Mulino ha da qualche anno modificato la filiera produttiva, addirittura sviluppando in proprio un software di impaginazione che tiene conto di tutte le esigenze, dal cartaceo ai vari formati internazionali digitali. Un asso nella manica che a Bologna potrebbero giocare per rivendere il know how ai concorrenti più indietro. E qualche richiesta c’è già.
Ovviamente gli affari non mancheranno anche sul versante cartaceo: anzi saranno la parte di gran lunga più importante. Molti accordi si sono conclusi preventivamente (secondo una tendenza consolidata), ma, forse, rispetto all’anno scorso apparirà in fiera qualche romanzo in più da tenere d’occhio. Nei mesi scorsi, infatti, e sempre a causa della crisi economica, molti agenti hanno tenuto in mano i testi più ghiotti perché gli editori li avrebbero pagati di meno. Un libro dal titolo accattivante The Financial Lives of the Poets, di Jess Walter (storia di un uomo che perde il lavoro in questi tempi difficili), è stato appena comprato da Viking in Inghilterra e sicuramente sarà tra i romanzi che arriveranno anche in Italia, come arriverà da noi (affare già concluso) un possibile bestseller: il crossover generazionale di Rebecca James, Beautiful Malice, che in un’asta americana ha toccato i 600 mila dollari e in Germania ha strappato 250 mila euro. Come si vede il buon vecchio libro muove ancora dei bei soldini e tra centinaia di ospiti (incluso il neo Nobel Herta Mueller che gioca in casa) o l’arrivo dei cinesi la Fiera sarà interessante come sempre. Tra gli autori italiani due big: Umberto Eco e Claudio Magris. Per lo scrittore triestino la prestigiosa onorificenza dei librai tedeschi. 25ooo euro di premio, una laudatio di Karl Schlögel, un discorso da tenere domenica 18 in chiusura di Buchmesse. E la soddisfazione di essere il primo italiano a vincere. Complimenti.
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