
Fiera di Parma al riassetto con lo scorporo degli eventi
MILANO
Ipotesi di riassetto per Fiere di Parma. Allo studio c’è lo scorporo dell’attuale società in una holding immobiliare a controllo pubblico e in una newco operativa a controllo privato al 70%, di cui il 51% detenuto da Cariparma, gruppo Crédit Agricole, i francesi che puntano a trasformare la città emiliana in un vero e proprio hub alimentare in terra italiana. Abbinando alla collaudata potenza finanziaria di territorio, l’originale sapienza “contadina” e il know how sviluppato nel private equity di comparto di cui sono leader. A spingere per uno sdoppiamento societario sarebbero soprattutto i soci privati (Cariparma, Sep srl, gli industriali locali e la Camera di Commercio parmense): l’operazione permetterebbe di aprire il capitale a un investitore industriale interessato alla gestione fieristica per farla crescere, lasciando il Real estate a una fondazione in mano a Comune e Provincia.
Il dossier, attualmente al vaglio degli azionisti (i grandi soci di Fiera sono al 34% ciascuno Comune e Provincia di Parma, al 17% Cariparma e al 7% Sep), cade tra l’altro in una congiuntura delicata, in coincidenza con la risorgente guerra con i rivali milanesi. A metà marzo, infatti, l’ente parmense ha siglato un protocollo d’intesa con Fiera Milano International proprio nel settore agroalimentare. Una specie di armistizio che mette(va) fine anche ai lunghi contenziosi legali tra le due sponde. Nessuna ipotesi di aggregazione, intendiamoci, ma un impegno congiunto per la specializzazione del calendario fieristico senza più farsi concorrenza impropria. Le due fiere organizzano rispettivamente Cibus e Tuttofood, da qui uno schema di accordo affinché il primo si dedichi completamente al retail, proseguendo lo sviluppo internazionale. Il secondo invece lavori per diventare rapidamente la prima fiera mondiale per la ristorazione e i consumi fuori casa. Insomma una tregua in piena regola, con l’obbiettivo, dal 2011, della partecipazione in anni alterni (pari a Parma, dispari a Milano) di Cibus in Tuttofood e viceversa. Soddisfatti anche i rispettivi sindaci: Pietro Vignali e Letizia Moratti. E Federalimentare, comproprietaria al 50% del marchio Cibus.
Sembrava, appunto. Perché il memorandum, la cui dead line era fissata al 30 giugno, viene prima prorogato al 31 luglio e poi congelato. I due enti alla fine non si mettono d’accordo e tutto finisce in stand by. Di chi la responsabilità? Da Parma si accusa Milano nientemeno che di inadempienza. Altro che dedicarsi alla ristorazione fuori casa – è il ragionamento sulla Via Emilia-Tuttofood in vista dell’Expo 2015 punta a portarsi in Lombardia Cibus per trasformarlo in una grande esposizione da 200mila metri quadrati, sulla falsariga della tedesca Anuga. Fagocitando la rassegna parmense che vive invece di tipicità alimentari più che di quantità (Parma è anche sede dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare).
Da Milano, al contrario, si taccia Parma di miopia e di volersi rifugiare in un dorato quanto anacronistico localismo, con il rischio di portare di fatto il gioiello Cibus nell’orbita francese, considerando che l’azionista di riferimento di Cariparma è proprio l’Agricole e in un possibile riassetto societario sarebbe l’istituto bancario a detenere la maggioranza della newco operativa con in pancia, tra il portafoglio eventi, la metà esatta di Cibus.
Peccato che tra i due litiganti a gongolare siano per ora i competitor stranieri, mentre le imprese del settore avrebbero bisogno di razionalizzare l’offerta fieristica e, probabilmente, di un’unica grande fiera al livello dei colossi Sial (Parigi), Anuga (Colonia) o Alimentaria (Barcellona), che fanno più del doppio degli spazi espositivi delle due singole rivali italiane e tre volte tanto di visitatori. Se questi sono i rapporti di forza in Europa, logica vorrebbe che ci si compattasse, invece che dividersi. Già, ma su Parma o su Milano?
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I NUMERI
26,5 milioni
Il fatturato
I ricavi 2008 di Fiere di Parma, per un Ebitda pari a 4,5 milioni di euro. Cibus è l’evento cardine del polo espositivo parmigiano.
34%
L’azionariato
È la quota cadauno detenuta nel capitale di Fiere di Parma dai due soci pubblici Comune e Provincia di Parma. il socio privato Cariparma-Agricole è attualmente al 17,3 per cento.
51%
Il riassetto
Nell’ipotesi di scorporo societario allo studio la maggioranza della newco operativa andrebbe al socio privato Cariparma (Gruppo Crédit Agricole).