Rassegna stampa

Fiera giovane e allargata

Massimo Simonetti, milanese, classe 1949, è direttore artistico di ArtVerona fin dalla prima edizione, nel 2004. Il suo legame con la città si consolida nel 1975, quando decide di andarci a vivere, coinvolgendosi con la scena artistica locale; prima come cofondatore e contitolare (con Massimo Di Carlo) della Galleria Dello Scudo di Verona, una passione che asseconda per 26 anni, fino al 2001, poi come collaboratore dello Studio La Città dal 2002 al 2003.
Nel 2004 l’ex gallerista innamorato del Giotto della Cappella degli Scrovegni; ma anche della Famiglia d’acrobati (1905) di Pablo Picasso e di Night Hawks (1942) di Edward Hopper incontra casualmente Danilo Vignati, imprenditore nell’ambito della comunicazione d’arte e insieme decidono dar vita a una fiera di livello nazionale in una città d’arte come Verona. Da allora sono sempre loro, con una partecipazione crescente della città e delle istituzioni di riferimento. Dal 2004 al 2008, infatti, è cresciuta la qualità degli espositori e dei visitatori, passati da 15mila a 21mila in quattro giorni ed è cambiato il periodo di apertura. «Nelle passate edizioni eravamo sistematicamente in contemporanea con Freeze o con la Fiac, il che deviava evidentemente un certo numero di buoni collezionisti e appassionati – commenta Massimo Simonetti. Abbiamo perciò accettato la proposta di VeronaFiere di inaugurare in concomitanza con “Abitare il Tempo”, da 25 anni un appuntamento internazionale di Architettura e Interior Design. D’altra parte è chiaro a tutti quanto arte e design siano due concetti sempre meno lontani. Il tradizionale Forum di ArtVerona, che precede il giovedì mattina l’inaugurazione della fiera, sarà dedicato quest’anno proprio all’argomento e prevede la presenza di protagonisti al confine tra i due mondi, da Mariano Pichler a Eugenio Perazza».
La quinta edizione di ArtVerona, in calendario da giovedì 17 a lunedì 21 settembre, si differenzia da Arte Fiera di Bologna, da MiArt di Milano e da Artissima di Torino perché apre la stagione e fa ripartire i giochi; è dedicata al mercato internazionale attraverso la selezione di artisti operata da gallerie nazionali. «Si rivolge alle gallerie italiane di qualità – precisa Simonetti – offrendo il meglio del mercato anche internazionale, con tutta la professionalità di cui il mestiere di gallerista necessita». Ma come e da chi viene fatta la scelta degli operatori da invitare? «La selezione delle domande di partecipazione viene curata da me, con il contributo del Comitato Consultivo – spiega il direttore artistico – ed è significativo che, unico caso in Italia, questo non sia composto da galleristi ma da curatori, collezionisti, giornalisti del settore. Nell’edizione 2009 ne fanno parte Andrea Bruciati, Beatrice Buscaroli, Giorgio Fasol, Emanuela Magliano Pellegrini, Gabi Scardi e Maria Rosa Sossai». Ideatrice e organizzatrice di ArtVerona è la società Fullsteam Srl, il cui presidente e amministratore è Danilo Vignati; la società si appoggia per la realizzazione logistica alle strutture di VeronaFiere, ha un budget di circa 280mila euro da spendere in comunicazione e chiede a ogni gallerista una quota fissa indipendente dalla metratura affittata; più 175 € al metro quadrato per lo stand.
Che cosa si vedrà a Verona di nuovo rispetto alle fiere di Bologna, Milano o Torino? «La nostra è una fiera giovane, snella, ricettiva. Dalla scorsa edizione, in linea con le altre manifestazioni, si propone sempre più come volano culturale che indaga e promuove l’arte a tutto tondo con sezioni rivolte alla videoarte; alla fotografia, che presenta un collezionismo in netta crescita; ai talenti emergenti dei Paesi dell’Est in forte fase di accreditamento e alla Soundart a cui, in collaborazione con la Fondazione Claudio Buziol, intendiamo dedicare crescente attenzione. Tra le novità di quest’anno, On Stage, l’iniziativa per cui saranno acquistate una decina di opere di artisti di ricerca, presentati in fiera da una rosa di gallerie selezionate da Andrea Bruciati e date in deposito ad alcuni musei associati ad Amaci: il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone (Gorizia), la Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti di Verona, il MAMbo di Bologna, il MAN di Nuoro e il Mart di Trento e Rovereto, Rovereto. Riconfermiamo poi Startingcollection.com, una forma nuova di anticipazione della fiera attraverso la pubblicazione sul sito omonimo – legato a quello di ArtVerona – di opere presentate dalle gallerie espositrici, e quotate sino a 6.000 €. Una strategia per avvicinare un pubblico nuovo evitando, grazie al web e alla comunicazione, certe atmosfere di soggezione».
Massimo Simonetti usa l’ottimismo della ragione: «Le gallerie italiane sono già nei circuiti internazionali e, se non lo sono di più, è un po’ per la relativa esiguità del mercato nazionale che le deve supportare e un po’ per mancanza di visione internazionale del lavoro». Alla domanda se crede all’arte come bene rifugio, risponde che in tutti questi anni ha visto non pochi collezionisti guadagnare in valore cifre impensabili e in tempi tutto sommato brevi, «però avevano comprato sempre e soltanto per passione».
Simonetti è un professionista che si diverte ancora a lavorare, il mestiere non lo ha reso cinico e sempre si incanta davanti a Umberto Boccioni, Giorgio Morandi, Andy Warhol, Mark Rohko, Bill Viola, Anish Kapoor. Qual è per lui la forma d’arte più rappresentativa degli anni Duemila: «In Italia mi sembra importante citare la maturità finalmente raggiunta dal mercato della fotografia contemporanea – risponde di getto – ma a livello internazionale è il video, in questo momento, la forma più adeguata alla realtà». Guardando a tutta la produzione artistica del Dopoguerra non crede ci siano periodi più o meno fecondi, più o meno speciali: «L’arte anima e riflette la propria epoca – dichiara – penso che rimarrà la stessa percentuale di quanto è rimasto delle epoche passate: pochi maestri autori di capolavori storici, molte opere di grandissima qualità, moltissime di buona qualità, anche queste con un grande valore!». Gli facciamo una domanda a brucia pelo: chi fa di un artista di talento, un artista di successo? Il gallerista, il critico, il collezionista o il sistema Paese? «Contrariamente alle ripetute leggende metropolitane circa le ragioni del successo o meno di un artista – pensa Simonetti – tutte le categorie citate sono alla ricerca spasmodica di nuovi artisti di valore. Per il gallerista e per il curatore militante è questione di esistenza e di sopravvivenza. Poi, come in tutti i mestieri che richiedono talento, certo la fortuna e l’ambiente, cioè un Paese con un sistema dell’arte ben strutturato, possono aiutare molto e magari a volte fare la differenza. Ma se si può immaginare un avvocato o un medico di basso talento, che tutto sommato con la volontà e la precisione fanno il mestiere dignitosamente – chiosa il direttore artistico di ArtVerona – per essere un grande artista bisogna poter dire, parafrasando Totò, “lo nacqui”».
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