Rassegna stampa

Alla fiera dall’eco-lusso si ascolta la sedia cantante

Una panchina specchio. È il “ban miroir” di Cécile Planchais, designer di arredo urbano ad alto contenuto ecologico. Una lunga struttura in acciaio inox, dove si riflette l’ambiente intorno. Un parco verde, fiorito, ad esempio. O le nuvole che passano sopra, rapide. «È come sedersi sul cielo», sottolinea Cécile, che definisce la sua panchina, fabbricata dalla società francese Cyria, «complice della vita del luogo dove si ritrova». Ancora frutto dell’immaginazione della Planchais, la sedia Icila Song. Ti metti a sedere e, secondo i tuoi movimenti, quella sorta di magico oggetto colorato emette musiche. Sempre diverse.
Cécile non vuole spiegare troppo come funziona. È pur sempre una sua idea, originale. Ma assicura che «alla produzione di Icila Song contribuiscono tre aziende, nei pressi di Saint-Etienne, molto vicine tra di loro. E questo genera un risparmio di energia nella fabbricazione». Sottolinea anche che tutto è costruito con materiali riciclabili. Anche così si dà vita al lusso ecocompatibile. La Planchais è uno degli espositori presenti alla prima fiera che associa il lusso e lo sviluppo sostenible (1.618 Sustainable Luxury Fair), che si è tenuta nei giorni scorsi a Parigi, al Palais de Tokyo. Organizzata da Barbara Coignet con il sostegno del ministero della Cultura francese e del Wwf, l’esposizione comprendeva una mostra artistica (siamo pur sempre al mitico Palais de Tokyo) e una di prodotti commerciali, presentati con una scenografia sorprendente.
Altro esempio di lusso al sevizio dell’ambiente? Le illuminazioni di Saazs. La storia è nata dal connubio di due amici, Thomas Bertin, di Saint-Gobain Innovations, e del designer Thomas Erel. Il primo ha ideato un vetro intelligente, che illumina. È un’associazione di lastre di vetro, che contengono al loro interno un gas raro che, appunto, azionato dalla corrente elettrica, dà luce. Insomma, il principio è quello del neon, ma senza il mercurio, che non è poca cosa, almeno da un punto di vista ecologico. Erel, il designer, ci mette la sua inventiva per fare di questa tecnologia un oggetto raro, bello, prezioso. Così nasce, ad esempio, Lightbird, una tavola bassa, che illumina dal centro. Saazs offre pure la possibilità di rivestire dei muri, ricorrendo a scaffalature speciali, con la luce incorporata, che non riscaldano. E che possono sostenere fino venti chili.
La trentina gli espositori che hanno partecipato a 1.618 Sustainable Luxury Fair, pionieri per un tipo di manifestazione come questa, hanno superato la selezione rigorosa di un pool di esperti. Utilizzano materiali riciclabili, presentano prodotti caratterizzati da uno scarso consumo energetico, vagliano con attenzione l’origine etica dei materiali, rimandano all’ambiente pure attraverso l’estetica delle loro creazioni. Da sottolineare: nessun grande marchio del lusso, francese o no, è presente. Apparentemente l’ambiente non è in cima alle loro preoccupazioni. Forse non rende. Solo alcune multinazionali, ma non del lusso, vedi Sony, presentano i loro prodotti di alta gamma e, appunto, rispettosi di uno sviluppo sostenibile. Per il resto, tanti designer, piccole imprese, inventori. Insomma, un’élite di quella élite che di per sé è già il lusso. Vedi, fra gli altri, le creazioni di Jel (Jewellery Ethical Luxury), gioielli che fanno ricorso solo a “oro bio”, come dire riciclato o estratto in maniera artigianale, comunque pura materia preziosa. O ancora i bolidi elettrici made in California di Tesla Motors, i cosmetici di Sheerino’kho, l’ecoturismo di lusso di Six senses. E pure qualche splendida imbarcazione, come il catamarano 18 piedi in legno stratificato della Alter 1. I visitatori sono accorsi numerosi, spinti dalla curiosità. Il lusso ecocompatibile ha un futuro? I pareri divergono. Sì, rispondono alcuni: è la naturale emanazione della passione per il biologico e gli alimenti naturali, scoppiata al di là di qualsiasi previsione di pochi anni fa, anche qui a Parigi. No, ritengono altri: perché i consumatori del lusso non sono ecocompatibili. Perché l’ambiente è un interesse occasionale di chi consuma bello e caro. Appuntamento alla prossima edizione.
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